Serie Tv di Paolo Sorrentino “The New Pope”, con il Pontefice John Malkovich

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E’ stato il primo Pontefice statunitense ed è nato dalla prolifica fantasia del regista Paolo Sorrentino. Lenny Belardo, interpretato dal carismatico Jude Law, ha scavato il proprio posto nella storia tanto che i produttori hanno deciso di concedergli il sequel, intitolato The New Pope, attualmente in fase di riprese. Vediamo dov’eravamo rimasti: Lenny Belardo, molto più giovane rispetto ai suoi predecessori, veniva nominato Papa con il nome di Pio XIII, soprattutto per volontà del cardinale Angelo Voiello (Silvio Orlando), che in qualità di segretario di Stato immaginava così di scegliere un personaggio debole e manipolabile, che gli avrebbe permesso di continuare a gestire la Santa Sede nell’ombra.

La realtà si rivelava invece molto diversa. Arrogante e machiavellico, Pio XIII si dimostrava imprevedibile, sebbene avesse ben chiaro l’obiettivo a cui tendere: rendere il proprio pontificato leggendario. Per farlo agiva soprattutto sull’immagine, non mostrando mai il proprio volto ai fedeli. Era un personaggio enigmatico e dal passato oscuro: era stato abbandonato in tenera età dai genitori all’orfanotrofio di suor Mary (Diane Keaton), che si era presa cura di lui con amore e dedizione, seguendolo poi, come consigliera, fino a Roma. Pio XIII sembrava privo di emozioni, in realtà il trauma infantile aveva lasciato in lui una ferita aperta, che gli instillava continui dubbi nei confronti della fede e di Dio. Da qui il fascino del personaggio: ambiguo e impenetrabile, bellissimo, fumatore, dal sorriso ironico e strafottente.

Non sarà facile superare il successo di pubblico e critica che ha avuto in tutto il mondo The Young Pope. Per tenere alta l’attenzione sulla seconda stagione Paolo Sorrentino ha arruolato una serie di pesi massimi, dei quali però ancora non si conoscono i ruoli precisi. Primo fra tutti l’attore americano John Malkovich, fotografato sul set in piazza San Pietro con zuccotto e abito talare bianco. Secondo supposizioni attendibili potrebbe interpretare un Papa di nome Giovanni Paolo III. Malkovich compare anche nel manifesto della serie accanto a Lenny Belardo. Vedremo dunque due Papi contemporaneamente, come Benedetto XVI e Francesco? Oppure Jude Law sarà solo nei flashback? In attesa che si scoprano le carte, il mistero s’infittisce, perché proprio in questi giorni sono arrivati sul set due attori che mai s’immaginerebbero in una serie ambientata in Vaticano. Sky ha annunciato, infatti, la partecipazione del trasgressivo cantautore Marilyn Manson, il cui nome non è altro che l’unione di quelli di Marilyn Monroe e Charles Manson (il satanico guru che alla fine degli Anni 60 uccise, tra gli altri, l’attrice Sharon Tate, incinta di otto mesi).

Pare che Manson abbia trascorso a Roma una sola giornata, lasciando tutti a domandarsi se il suo cameo sarà nei panni di se stesso oppure in quelli del demonio in persona. Nell’unica foto rilasciata il cantante posa nella sala vaticana accanto al grande mappamondo di vetro – apparso tante volte nella prima stagione – ed è vestito di nero, con anelli vistosi e il trucco abbondante per il quale è noto: lenti a contatto bianche, rossetto e unghie color della notte. È proprio il caso di domandarsi: che cosa diavolo sta capitando in Vaticano nella visione di Sorrentino? La domanda diventa ancora più assillante quando si scopre che sul set c’è anche Sharon Stone, attrice simbolo di erotismo e seduzione, che appare in posa accanto al nuovo Papa, John Malkovich, con un elegante abito di pizzo nero e i capelli cotonati.

È l’ennesima provocazione del regista, la cui fama planetaria gli concede di ospitare di volta in volta gli attori più celebri del mondo. In attesa della data di programmazione, i più impazienti e curiosi tra i fan della serie possono leggersi il libro Il peso di Dio – Il Vangelo di Lenny Belardo, pubblicato da Einaudi, nel quale Paolo Sorrentino ha raccolto i migliori dialoghi della prima stagione assieme ai propri ricordi del liceo classico fatto dai Salesiani, a Napoli. Un testo illuminante, soprattutto quando il regista invita a guardare i suoi film senza essere ossessionati dall’assurda ricerca di un significato a tutti i costi.