Trump al cospetto di Elisabetta II

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La testa che si volta verso l’interlocutore, mentre le sopracciglia si sollevano leggermente, a marcare sorpresa e disappunto. Certo, il sorriso resta imperturbabile, frutto intuibile di 66 anni di esperienza in fatto di gaffe altrui. Perché al mondo d’oggi ci sono ancora pochi punti fermi quanto questo: la regina d’Inghilterra non si tocca. Letteralmente. E dunque ci voleva uno come Donald Trump, che alle conferenze stampa della Casa Bianca fa arrivare gli hamburger del fast food, per costituire l’eccezione che conferma la regola inanellando una serie di scivoloni più o meno voluti al cospetto di Elisabetta II. Quella mano appoggiata sulla schiena durante il banchetto a Buckingham Palace – e l’immediata, spassosa espressione della monarca a sottolineare l’attimo – è l’esempio più lampante. E non è il primo, visto che poche ore prima, appena iniziata la visita ufficiale, Trump aveva salutato di slancio la regina stringendole con vigore la mano a pugno.

In realtà, si sono precipitati a puntualizzare dall’entourage di The Donald, nessun protocollo scritto vieta esplicitamente il contatto. Ma qualunque osservatore di cose reali sa che in caso deve essere la regina a porgere la mano, anzi la punta dei polpastrelli. Poco male, in entrambi i casi l’incidente si è sgonfiato nell’aplomb della sovrana, che ha graziosamente sorriso persino quando la first lady Melania, forse per l’emozione, si è scordata di farle l’inchino, quello sì obbligatorio per le signore. Ma si sa, la regina è l’ospite perfetta per definizione ed era senz’altro preparata dopo che in un’analoga visita, lo scorso anno, l’inquilino della Casa Bianca le era serenamente sfilato davanti mentre passavano in rassegna un reparto militare, oscurandola con il suo metro e novanta di altezza. Imperdonabile errore. Così questa volta da parte della spedizione americana, per non venir meno alle regole, c’era stato un impegno maggiore. Sulla carta, perlomeno. Visto che il presidente aveva iniziato a “picconare” che ancora non era atterrato in Inghilterra.

Prima entrando a gamba tesa nel dibattito a favore di una Brexit senza accordo e gratis – «All’Unione Europea non darei neanche un centesimo» – poi buttandosi in una rissa via Twitter contro il sindaco di Londra Sadiq Khan, motteggiato elegantemente perché basso di statura e definito «perdente». Lui dal canto suo gli ha dato del fascista e poi si è ben guardato dall’andare ad accoglierlo. Lo stesso ha fatto la duchessa di Sussex, già fervente sostenitrice di Hillary Clinton e ferocemente critica con il presidente Trump. E così lui in un’intervista al The Sun ha bollato Meghan come «nasty», cattiva. Ragion per cui, con la scusa di dover accudire baby Archie, nato un mese fa, la moglie di Harry non si è palesata per tutta la visita. Una visita che, folklore e intoppi del cerimoniale a parte, ha forte valenza simbolica. Ed economica, visti i numeri dei patti commerciali che sono stati siglati tra i due Paesi storicamente alleati. E così, buon viso a cattivo gioco, al cospetto dei Trump – oltre a Melania, c’erano anche i quattro figli maggiori del presidente – ha sfilato tutta la corona britannica. Con sfoggio di mise in omaggio alle icone più forti della storia recente. Prendiamo l’abito bianco con cintura blu, modellato da Dolce e Gabbana sulle forme (a dire il vero più generose del solito) della first lady americana: per alcuni una citazione da My Fair Lady, interpretato nel 1965 da un’incantevole Audrey Hepburn, per altri un rimando a uno dei look indimenticabili di Lady Diana.

La principessa del popolo è stata presenza tangibile anche durante il gala a Buckingham Palace grazie alla nuora Kate, che ha completato l’abito da sera di Alexander McQueen con la preziosa Cambridge Lover’s Knot, la preferita da Diana. Un’apparizione in bianco, quella della giovane duchessa al fianco del marito William, imitata dalla quasi totalità delle signore presenti. Se il dress code del gala organizzato per 170 invitati recitava per l’appunto “white tie”, non ne esplicitava l’obbligo per le invitate. Tuttavia le esponenti della famiglia reale, come per tacito accordo, si sono presentate tutte in candide vesti. A partire dalla regina, in abito avorio e guanti coordinati che non ha levato nemmeno per il brindisi con Trump, passando per la nuora Camilla, che aveva scelto la stessa tinta anche per gli impegni pubblici durante il giorno. Qualche commentatore ha fatto notare che il bianco è tra le altre cose il colore della protesta, seppur tacita: proprio contro Trump, dopo il suo insediamento, le deputate democratiche si erano presentate alla Camera in giacca immacolata. E in passato si era chiacchierato di una scelta analoga persino della first lady, che anche questa volta si è presentata a Buckingham in un lungo Dior a sirena, a essere sinceri non molto adatto a lei. L’ipotesi suggestiva era però solo gossip, per l’appunto, visto che la medesima scala cromatica si era vista nel 2011 in occasione del banchetto per gli Obama. Bianco allora, bianco oggi. Forse allora è solo un modo per ribadire, attraverso tulle e seta, shantung e organze, un semplice concetto: passano i presidenti – e le loro gaffe – non la monarchia.