Marco Carta dopo l’arresto a La Rinascente di Milano, il giudice: “Carenza di gravità indiziaria”

 

Ecco che la cronaca italiana ancora una volta di Marco Carta e il suo arresto avvenuto a La Rinascente di Milano. Il cantante ha deciso di urlare la sua innocenza sui social, ma ecco cosa succede a distanza di una settimana. A intervenire in merito alla questione è il giudice Stefano Caramellino.

“Non sono stato io a rubare”

Qualche settimana fa ha fatto parecchio scalpore la notizia riguardante Marco Carta e gli ho fatto avvenuto a La Rinascente di Milano. il cantante è stato trovato con alcune magliette dal valore di €1200 circa prendo subito arrestato grazie alla segnalazione di un vigilante. l’artista però è stato subito rimesso in libertà, lo stesso Marco Carta in un post sui social ha dichiarato: “Non sono stato io a rubare, per fortuna è andato tutto bene, sono felice di poterlo dire“. Marco Carta nel suo sfogo ai giornalisti continua dicendo: “Le magliette non ce l’ho io, l’hanno visto tutti. Ora sono un po’ scosso.Chi li ha rubate? Non mi va di dirlo… Sono onesto, non rubo. Sono molto scosso spero e mi auguro con tutto il cuore che la stampa e il web diano alla notizia della mia estraneità al reato di furto aggravato la stessa rilevanza che hanno dato all’arresto”.

Marco Carta dopo l’arresto

Come abbiamo annunciato all’inizio di questo nostro articolo, a intervenire sulla vicenda Marco Carta dopo l’arresto è stato il giudice Stefano Caramellino che nella sua ordinanza. Il giudice del Tribunale di Milano, come riportato da TgCom, nella sua ordinanza scrive: “Gli elementi di sospetto sono del tutto eterei, inconsistenti, la versione degli imputati non è allo stato scalfita da alcun elemento probatorio contrario“. Questo, inoltre fa anche riferimento a una “carenza di gravità indiziaria l’arresto non può ritenersi legittimo“.

“Proposito di provare gli indumenti nel camerino”

Il giudice Stefano Caramellino, nella sua ordinanza, inoltre fa anche riferimento a un normale comportamento “compatibile con il proposito di trovare un camerino di prova libero, dato che grande era l’affollamento“. Il giudice di Milano continua dicendo: “Il fatto che lo sguardo dell’addetto alla vigilanza non sia stato fisso sui due arrestati è riscontrato dal fatto che neanche lui ha affermato di avere visto l’inserimento degli abiti nella borsa, né egli ha precisato in mano a chi fosse la borsa dopo che era stata appoggiata nel ‘camerino’, né egli ha affermato di aver sentito alcun rumore compatibile con la rottura delle placche antitaccheggio”.