Milly Carlucci: “Non mi occupo della vita privata dei ballerini”

Questo articolo in breve

Il tailleur dalle sfumature argentate abbottonato con eleganza prima di concedersi ai flash. Mentre sul maxi-schermo all’aperto scorrono le immagini che la ritraggono in alcuni momenti musicali di Scommettiamo che…? con l’indimenticato amico e collega Fabrizio Frizzi con cui ha condiviso mille avventure sulla rete ammiraglia di Mamma Rai. Milly Carlucci, stacanovista conduttrice della prima rete pubblica, è pronta con un nuovo format televisivo che da gennaio debutterà in prima serata. Il titolo tradotto dagli States sarà Il cantante mascherato. A fine  marzo, invece, si torna in pista con la squadra di Ballando con le stelle, dove è sbocciato il sentimento, condito con tanta salsa, merengue e tango argentino, tra la maestra Veera Kinnunen, già legata a un altro ballerino della trasmissione, Stefano Oradei e l’ex calciatore rubacuori Dani Osvaldo. E chissà che nel cast della prossima edizione tra le star di Carlucci non ci sia anche la bella Elisa Isoardi, che da Milly ha già ballato tutta la notte. Per smaltire con una prova di danza quegli “amati” carboidrati che si accumulano con La prova del cuoco.

“Premio internazionale Basilicata 2019” dopo Richard Gere, è emozionata?
«E meraviglioso. Il posto, la costa, l’albergo. C’è Richard Gere lì, non è una cosa da poco. Davvero una serata magica. Ricevere un riconoscimento in un contesto di questo prestigio poi… Non so come farò a salire sul palco dopo di lui».
Che effetto le fa vederlo?
«Un grandissimo personaggio
e una persona molto profonda che ho avuto modo di intervistare nella mia carriera».
Conosceva già questi luoghi del Sud?
«Conosco bene la Basilicata, spesso dimentichiamo che abbiamo un Paese pazzesco con degli scorci naturali che qui sono stati preservati diversa- mente da altri posti della nostra Italia, dove si assiste a scempi con la dissipazione di un grande patrimonio. Noi italiani possiamo essere ottimi custodi della natura e della storia. Bisogna parlarne molto per sensibilizzare, dovremmo essere tutti impegnati in prima persona per salvaguardare i tesori che ci hanno regalato».
Veera Kinnunen e Dani Osvaldo, “a couple is born” e boom di critiche sui social per tutti…
«Io non mi occupo della vita privata dei nostri ballerini e mi sono esposta su tutt’altra questione. Ho stigmatizzato il fatto che, poiché c’erano fotografie non belle  in giro, un qua dunque tipo di dissidio tra fidanza ti non si risolve mai alzando le mani su una donna. Soprattutto se ciò riguarda una ragazza, perché non mi sembra un bell’esempio per noi che facciamo televisione e per un programma come il nostro che si è sempre schierato in difesa della figura femminile. Qualunque sia il comportamento di uno dei due in una coppia, il modo di risolverlo non è mai a ceffoni, ma parlandone. E poi io disapprovavo l’atteggiamento all’interno della produzione che metteva in difficoltà tutti noi. Siccome non ero riuscita a riportare la pace in famiglia senza fare ricorso all’esternazione pubblica, alcune volte, si sa, con i figli occorrono degli shock importanti come lo sono le urla. In questo caso averlo detto in tivù ha resettato un po’ la situazione, focalizzandosi sulla trasmissione».

Vi siete visti o sentiti? «Sì, l’ultima volta ci siamo visti alla presentazione dei palinsesti Fm Rai. Prima f che scoppiasse il caso sui social».
A giugno scorso un nuovo talent su Rai 5 sulla musica classica? Che esperienza è stata II sogno del podio ?
«E andata molto bene, è stata una bellissima esperienza per me perché applicare il linguaggio pop a un momento così alto come la musica classica in un talent di giovani direttori d’orchestra ci ha impegnato tanto in una sfida di livello autorale. Un lavoro che è piaciuto al pubblico, triplicando la media d’ascolto della rete e quindi Silvia Calandrelli, direttrice di Rai Cultura, ci ha confermato per la prossima stagione. Un programma che dimostra ai ragazzi, compresi quelli che non seguono la musica classica, che in questo settore c’è tutto un mondo professionale da scoprire. E, solo perché si sa suonare, anche senza parlare inglese, ci si può ritrovare a lavorare a Tokyo, Parigi, Melbourne o, addirittura, in Alaska. (Ride, ndr.)»