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Questo articolo in breve

Inutile provare a cambiarlo, Maurizio Sarri non lo farà mai. Evita i giri di parole, va dritto al punto. E spiega senza mezzi termini che questa è già la sua Juve, ma che non sarà mai come il suo Napoli. Facendo capire a tutti gli amanti del turnover di mettersi pure l’anima in pace, non c’è né ci sarà mai una tabella di marcia che possa convincere il tecnico bianconero a programmare una rotazione scientifica di giocatori. Poi Sarri i suoi messaggi li manda anche ai giocatori. Tra gli altri parla anche di Paulo Dybala («Se non lo vedessi pronto non lo metterei nel momento decisivo di una partita. Non è al top ma può giocare») e Federico Bernardeschi («Secondo me la sua specializzazione sarà più da centrocampista che da attaccante esterno. Ancora non ha inciso sulle partite per le qualità che ha, cercheremo di farlo crescere e fargli assumere personalità »), passando per Aaron Ramsey e Adrien Rabiot («Stanno crescendo, ci sarà spazio anche per loro nelle prossime gare»). Non si espone sulla delicata faccenda della curva bianconera («La società è in completo silenzio e io mi adeguo. Fatemi domande di calcio»), avrebbe preferito discutere del Verona («Si gioca contro di loro, non so se ve l’ho detto…»), più che altro parla della Juventus e del suo momento.

NON E’ IL NAPOLI. Della sua Juve. Perché la squadra bianconera è già sua, anche se in maniera diversa rispetto a quanto sia stato suo il Chelsea o il Napoli. Ed è questo un equivoco che Sarri vuole chiarire il prima possibile: «La Juve è dei giocatori e l’errore più grave che potrei fare è farli giocare contro le loro caratteristiche. Questa è la Juve di Sarri ma è diversa dalle altre squadre di Sarri. Io sono contento dei giocatori che ho a disposizione, quindi giocheremo un calcio con idee mie, ma senza andare contro certe caratteristiche». Serve tempo, sicuramente. Ma questo aiuterà la Juve a crescere, non a cambiare quello che Sarri pensa di dover fare a Torino: «Se hai tre figli non puoi pretendere che diventino adulti e maturi a 21 anni e 6 mesi. C’è chi lo farà a 18, chi a 25, chi mai. Così è per le squadre, hanno tutte caratteristiche proprie, il percorso è sempre diverso. Se poi per vedere la squadra di Sarri vi aspettate il Napoli, non lo vedrete mai. Perché questa squadra ha caratteristiche diverse e giocheremo in maniera diversa ». Chiaro, diretto, semplice. Come è sempre stato il Comandante.

TURNOVER? NO, GRAZIE. E in maniera altrettanto diretta Sarri spiega la sua personalissima idea di turnover. Una moda del tutto italiana, anzi una «fissa» per dirla con le parole del tecnico. Si cambia solo se necessario, quando necessario: in estrema sintesi è questa la strategia. Anche perché la priorità ora resta quella di trovare equilibri e solidità: «Io penso che in Italia abbiamo la fi ssa del turnover, in Inghilterra non è così. In questo momento la squadra deve trovare un’organizzazione forte e in questa prima fase la può trovare solo dando continuità a certe posizioni in campo. Questo è abbastanza normale. Poi se ne vedo tre aff aticati ne cambio tre e se ne vedo quattro ne cambio quattro, non è neanche che ci dobbiamo far condizionare in senso opposto. Qualche cambiamento ci sarà». Per scoprire quali, bisognerà aspettare anche la rifi nitura di questa mattina, solo dopo verranno diramati i convocati, solo dopo verranno sciolti gli ultimi dubbi. E pure se dovessero esserci alcune novità di formazione, non chiamatelo turnover. E pure se diversa o diversissima dal suo Napoli, chiamatela già Juve di Sarri.

TORINO – Per il turnover guardare altrove. Maurizio Sarri non poteva essere più chiaro. Ma qualcosa cambierà contro il Verona, così come nelle prossime partite di campionato fino al ritorno in Champions. Giusto il necessario. In attacco potrebbe toccare nuovamente a Paulo Dybala al posto di Gonzalo Higuain, per esempio. Così come a centrocampo uno tra Miralem Pjanic e Sami Khedira rifi aterà, con Rodrigo Bentancur candidato a partire titolare. Poi occhio alle fasce: se Danilo o Alex Sandro dovesse avere bisogno di un turno di stop, via libera a Juan Cuadrado in difesa con Federico Bernardeschi nel tridente.

TOCCA A GIGI. Ma la novità più suggestiva sarà in porta. Con Gigi Buff on pronto a riprendere il suo posto a 490 giorni di distanza dall’ultima partita ufficiale in bianconero. Era il 19 maggio 2018, si giocava un altro Juventus-Verona. E di cose ne sono cambiate parecchie da quel giorno di festa. C’è un Cristiano Ronaldo in più, per esempio. In panchina ci sarà Sarri invece di Max Allegri. Buff on non ha più il numero 1, sulla sua schiena ora c’è il 77. Pure il ruolo di Buffon è cambiato, dopo la parentesi al Psg è tornato per a rispondere presente alla chiamata juventina per vestire i panni del vice Wojciech Szczesny. «Sabato si gioca Juventus-Verona, una partita che per me non può essere normale», anticipava già ieri tramite i suoi canali sociali proprio Buff on. Quel saluto che sembrava un addio si è invece trasformato in un arrivederci. Anche se le ultime vicende che stanno coinvolgendo la Curva Sud inevitabilmente influiranno sull’ambiente, almeno per quanto riguarda Buff on non potrà che essere un’altra giornata di festa. Verona permettendo, si intende.

TORINO Si è riunito ieri il Consiglio di Amministrazione della Juventus per esaminare e approvare il progetto di bilancio d’esercizio al 30 giugno 2019, il piano di sviluppo per gli esercizi 2019/2020-2023/2024, la proposta di attribuzione al Consiglio d’Amministrazione di una delega ad aumentare il capitale sociale e la proposta di modifica dello statuto sociale per l’introduzione del voto maggiorato. IN SINTESI Aumentano i ricavi, aumentano anche le perdite. L’esercizio 2018/2019 si è chiuso con ricavi pari a 621,5 milioni di euro (116,8 milioni in più rispetto all’esercizio 2017/2018) e una perdita di 39,9 milioni (20,7 milioni in più). Tale variazione negativa deriva principalmente da maggiori costi per il personale tesserato per 68 milioni, maggiori ammortamenti e svalutazioni sui diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori per 41,5 milioni. Anche l’esercizio 2019/2020, attualmente in corso, è previsto in perdita e sarà come di consueto fortemente influenzato dall’andamento dei risultati sportivi da parte della Juve in particolare per quel che riguarda il cammino in Champions League. Il CdA ha inoltre approvato il piano di sviluppo per gli esercizi dal 19/20 al 23/24, che sarà sostenuto da un aumento di capitale fino a 300 milioni, da sottoporre al via libera degli azionisti in occasione dell’Assemblea convocata per giovedì 24 ottobre. I numeri sono sempre più grandi, per continuare a crescere i conti devono tornare sempre.