Streaming Gratis Inter – Juventus No Rojadirecta Diretta Live Come vedere

Il sindaco Beppe Sala considera opportuna la richiesta, formulata da tutti i componenti della commissione comunale sullo stadio, di una perizia autonoma per valutare se è davvero sconveniente ristrutturare San Siro, come sostengono Inter e Milan: «Continuo a sostenere che le società devono spiegare perché non si può scegliere la strada della riqualificazione. La regola è sempre quella della totale trasparenza, in modo tale che, se i cittadini si convinceranno, poi diventerà anche più facile per la politica prendere alcune vie. Mi sembra veramente molto difficile immaginare due strutture, nuova e vecchia, una vicina all’altra». Sala è invece sorpreso dalla lettera inviata al Comune da Antonella Ranaldi, direttore della Soprintendenza di Milano: «Bisogna rifletterci perché il parere è arrivato venerdì sera, anche in modo un po’ inaspettato.

Personalmente non avevo sentore di questa presa di posizione », dice il primo cittadino milanese a proposito di questa missiva nella quale si ipotizza l’esistenza di un valore artistico di San Siro, in particolare del secondo anello, la parte più caratteristica dello stadio con le sue rampe elicoidali. Un intervento che rischia di rendere ancora più accidentato il percorso verso la realizzazione di un nuovo impianto. Inter e Milan preferiscono evitare commenti visto che si tratta di una questione politica. Fonti esterne ai club fanno notare che questa comunicazione della Soprintendenza sembra piuttosto irrituale perché il vincolo architettonico esiste o non esiste, e non può essere legato a una valutazione soggettiva in questa fase. Finora nessuno lo ha sollevato, così come non è stato fatto ai tempi della costruzione del terzo anello per Italia ’90 che ha significativamente alterato l’aspetto di San Siro.

Il derby d’Italia è unico. E’ affascinante. E anche sexy, sempre di più. Lo è grazie alle sue Wags, alle mogli, alle compagne, alle fidanzate di chi scende in campo. Una sorta di sfida tra bellezze, a tutto campo, a colpi di rossetto. L’Inter gioca d’attacco con la meravigliosa Agustina Gandolfo, la fidanzata di Lautaro Martinez. E con Silvia Di Vincenzo, moglie di Matteo Politano pronto a subentrare in caso di forfait di Romelu Lukaku. La Juventus risponde con un attacco bomba. La prima è argentina, di Buenos Aires, dal fisico statuario. E’ Georgina, lady CR7, la donna più invidiata.

Al suo fianco – non foss’anche che per qualche minuto nel finale – Oriana Sabatini, fidanzata di Paulo Dybala. Cantante fresca fresca di singolo lanciato con tanto di video in cui compare anche la Joya.

NUOVI ARRIVI Si attacca e ci si difende con altre bellezze. Si comincia con Barbora Hroncekova, e Doina, compagne rispettivamente di Milan Skriniar e Stefan De Vrij. Da una difesa all’altra AnneKee Molenaar, la fidanzata di Matthijs De Ligt (entrambi sono appena arrivati a Torino ma si sono già perfettamente calati nella nuova realtà, come amano documentare a suon di foto e post social). Sempre in tema difensori, ecco Michela Persico compagna di Daniele Rugani e Martina Maccari la moglie di Leonardo Bonucci. Wags da urlo anche in mezzo al campo: per la Juve una “campionessa del mondo”, Isabelle Matuidi. Dall’altra parte del campo l’estro di Giulia Amodio, fidanzata di Stefano Sensi, protagonista dell’Inter di Antonio Conte. Pronta, in caso di necessità a entrare in capo anche Nicole Ciocca, la compagna di Roberto Gagliardini.

NON È TUTTO ORO Novanta minuti tutti da guardare, novanta minuti tutti da tifare. Anche perché delle compagne dei calciatori non è proverbiale solo la bellezza, ma anche la pazienza. Dietro a un grande calciatore c’è una grande donna, pronta a sobbarcarsi tutti gli stress di un prepartita, i malumori di una sconfitta. Una su tutte, Georgina: «Avere un compagno tanto famoso come Cristiano non è facile, ma non lo cambierei per nulla al mondo – ha recentemente spiegato in un’intervista al Sun on Sunday – quello che provo per lui è più forte di qualunque altra cosa e di qualunque tipo di pressione. Insieme siamo più forti e c’è

Da San Siro a San Siro, passando per San Siro. E’ il giro lungo un anno e mezzo di Gonzalo Higuain, un anno e mezzo durante il quale per lui è cambiato tutto, fino a che non si è messo a lottare perché tutto tornasse come prima. Stasera torna al Meazza, il punto di partenza, e potrà completare la lotta, facendo in modo che rispetto a quel 28 aprile 2018 non sia cambiato nulla. Quel 28 aprile 2018 partì il suo lungo giro, ma il Pipita neppure lo immaginava.

Di quella Juventus era la stella più luminosa e interpretò il ruolo da attore hollywoodiano: Inter in vantaggio 2-1, scudetto che sembrava ormai del Napoli, poi la rimonta chiusa proprio dal suo colpo di testa a 1 minuto dalla fine, 3-2 per la Juve e mazzata al morale del Napoli che crollò il giorno dopo a Firenze. Aveva segnato il gol scudetto, Higuain, ma tre mesi dopo era sul mercato, sacrificato dopo l’arrivo di Ronaldo per questioni economiche e tattiche, con Mandzukic meno pesante sul bilancio e giudicato più funzionale a coesistere con CR7 e Dybala.

Così poco meno di un anno fa, il 21 ottobre 2018, Higuain è tornato a giocare in un San Siro per l’occasione casa dell’Inter e tutto sembrava capovolto: addosso la maglia del Milan, partita da 5 in pagella anziché da 7, il gol decisivo allo scadere segnato da Icardi per i nerazzurri anziché da lui. Fu quella sconfitta nel derby a segnare l’inizio della crisi tra il Milan e il Pipita, culminata con la separazione a gennaio e il suo passaggio al Chelsea. Neppure ritrovare a Londra Maurizio Sarri, il tecnico che lo aveva esaltato a Napoli, aveva però arrestato la discesa dell’argentino, finito a fare la riserva di Giroud e tornato alla Juve in estate non essendo stato riscattato dai Blues.

Doveva essere un ritorno temporaneo, invece Higuain si è messo a lottare perché tutto tornasse come prima. O quasi, perché la stella più luminosa della Juve nel frattempo è diventato Ronaldo e il Pipita non aveva certo idea di scalzarlo, ma proprio da lì è partita la sua lotta. Lui, bomber detentore del record di gol segnati in un campionato di Serie A, 36 in 35 partite nel 2015-16, ha accettato di suonare da secondo violino in un attacco che ha in CR7 il punto di riferimento e il finalizzatore principe. Più regista offensivo che goleador, ma sempre capace di piazzare stoccate micidiali come Napoli e Leverkusen hanno sperimentato, ha mostrato di poter coesistere con Ronaldo e Sarri ha già anticipato l’idea, una volta che la squadra avrà interiorizzato perfettamente i movimenti difensivi, di schierare assieme a loro anche Dybala. Nell’attesa la Joya e il Pipita si giocano il posto e Higuain è nettamente favorito per scendere in campo dall’inizio stasera. Se anche così non fosse, a partita in corso avrà comunque spazio e tempo per chiudere il giro che lo riporta a San Siro, facendo in modo che nulla sia cambiato da quel 28 aprile 2018: lui protagonista di un’Inter-Juve magari non decisivo come allora, ma pesante come sempre.

Uno dei problemi per la Juve che attacca si chiama Handanovic: 87 per cento di tiri parati. Nessuno è arrivato a fine stagione con una percentuale del genere in tutta la storia della Serie A. Uno dei problemi per l’Inter che difende è che, a parte Chiesa (31), Cristiano Ronaldo (29) è il giocatore che più ha cercato la porta. Il portoghese partirà da sinistra e troverà subito Godin, nemico di mille zuffe. Ognuno porta nella memoria le cicatrici dell’altro.

Ma l’interista è più distante dalla sua comfort zone, cioè dal cuore di una difesa a 4. Da esterno di un tridente difensivo trova spazi diversi da coprire, segue altri modi e tempi d’aggressione. Il derby e Camp Nou hanno segnalato disagi d’ambientamento. Fondamentale il raddoppio di D’Ambrosio. Zona rossa del match. Ma anche al limite dell’area. Higuain sa sfilarsi dalla marcatura per colpire da lontano come ha fatto Suarez a Barcellona in occasione del primo gol. La zona in cui il Pipita ha toccato più palloni è proprio a ridosso della lunetta e non dentro l’area. Altra zona a rischio il corridoio tra De Vrij e Skriniar. Perché? Perché lo slovacco è quello dei tre dietro che più esce in aggressione e, dalla sua parte, Sensi dovrebbe andare in pressione su Pjanic come ha fatto a Barcellona con Busquets. Alle spalle dei due possono aprirsi spazi che Khedira, più offensivo di Matuidi, e Ramsey sanno imbucare.

All’interno del perimetro Conte si sente molto più sicuro. A parte Joao Pedro, i tre giganti hanno intercettato quasi tutto in cielo. I numeri difensivi dell’Inter sono superiori a quelli della Juve, per gol subiti (2-5), clean sheet (4- 3) e tiri subiti (70-72). Ma Conte è esigente, pretende che la squadra si difenda correndo in avanti. I numeri dicono che i suoi lo fanno più della Juve e spiegano che il sarrismo è lontano. Linea di fuorigioco: Inter 31,1 m, Juve 26,4 m; linea di recupero palla: Inter 37,7 m, Juve 35,2. Però lasciarsi campo alle spalle esige sempre il massimo della concentrazione. Farlo contro scattisti come Cuadrado e CR7 è rischioso. Asamoah non può permettersi le ingenuità che si è permesso a Barcellona davanti a Messi.

I primi tre giocatori della Serie A per numero di passaggi saranno tutti sul prato di San Siro stanotte: Brozovic, Pjanic, Skrinjar. Non si scappa dall’ovvio: il testa a testa in regia, tra il croato e il bosniaco, che hanno le chiavi in mano, anche a questo giro sarà decisivo. E siccome sono due tipi (soprattutto il nerazzurro) lunatici, non tutto è razionalmente prevedibile. A loro il compito di dettare i tempi e le misure. In questo senso, Brozo dovrà faticare di più, perché Conte ha cambiato molto di più le abitudini della squadra. Esempio. Come dicevamo, pretende una difesa aggressiva correndo in avanti, ma se l’Inter non sale compatta rischia di allungarsi e di esporsi alle imbucate. Infatti in questa prima sestina di partite, i nerazzurri in media sono stati 5 metri più lunghi dei bianconeri (38,3-33,3 m). A parte i due registi, il copione riserva un ruolo importante a Sensi e a Ramsey, in qualche modo omologhi, anche se in moduli diversi. Entrambi dovranno occuparsi della prima pressione sull’ideologo avversario. Sensi non occuperà stabilmente la casella del trequartista che il 3-5-2 di Conte non prevede, ma è come se lo fosse. Sarà, come sempre, la punta avanzata della mediana per dettare e inserirsi. Tra i giocatori delle due rose, CR7 compreso, Sensi è quello che ha subito più falli (12) a conferma indiretta della sua intraprendenza offensiva e della sua abilità a condurre il pallone nello stretto. Se Ramsey ha seguito Barcellona- Inter, avrà visto come Arturo Vidal ha cambiato la partita, sistemandosi e facendo danni tra le linee: è il suo compito. L’Inter lo ha sofferto, come aveva sofferto Joao Pedro a Cagliari. E infine gli esterni, da Cuadrado e a D’Ambrosio. Salire o scappare? Allinearsi alla mediana o alla difesa? La sensibilità nelle transizioni, la puntualità nel passare da una fase all’altra, può anche essere decisiva.

Manolas (Napoli), Savic e Herrera (Atletico Madrid) hanno dimostrato che il cielo della Juve si è fatto generoso. In realtà la Signora viene da due partite a porte chiuse e da «esponenziali» (Sarri dixit) segnali di crescita di De Ligt. Il centimetraggio dei nerazzurri consiglia massima allerta quando fischiano le palle alte, soprattutto quando i calci da fermo chiameranno avanti gli Omenoni di dietro. Non c’è squadra tra le 20 che abbia segnato più gol di testa dell’Inter: 4. La graduatoria dei delli aerei rende l’idea. Al primo posto c’è Romelu Lukaku con 27 duelli aerei vinti. Al secondo, Bonucci e Godin, più che doppiati: 12. A primi dieci posti ci sono otto interisti e due soli juventini. Spicca l’assenza di De Ligt che infatti, più di una volta, è stato sorpreso piantato a terra. L’impennata di rendimento e di intesa con i compagni, porterà l’olandese a recuperare anche classifiche del genere. Di sicuro, stasera, dovrà spendere meglio i suoi centimetri per contrastare Lukaku che si annuncia come il pericolo numero, anche se non al top. Le comprensibili attenzioni difensive per il gigante belga potrebbero far comodo a Lautaro Martinez, caricato dal Camp Nou, che può imporre la sua reattività nel breve ad avversari dalle leve più lunghe. Anche Sensi, che finora ha segnato come CR7: 3 gol. Se cercate le zolle dove Matuidi gioca più palloni, scoprirete che sono quelle lungo la fascia laterale, alle spalle di Cristiano che non torna in copertura. Ma se il francese resta troppo largo, le maglie della mediana si allargano e Pjanic va in sofferenza. Due dati lo confermano. Chi ha fatto più falli tra tutti i giocatori di Inter e Juve? Pjanic: 11. Chi ha recuperato più palloni? Pjanic: 44. Nel bene e nel male il bosniaco è stato costretto a un superlavoro d’interdizione. Se le maglie della mediana si allargano, Sensi (ricordate la ruleta di Cagliari?) e Barella, giovani caricati a molla da Conte, diventano incursori temibili.

Maurizio Sarri scenderà in campo stasera, Antonio Conte gioca già da ieri. I due tecnici hanno scelto lati opposti nella regata di vigilia: lo juventino ha gettato una secchiata di ghiaccio sulla partitissima, l’interista l’ha accesa con parole (e occhi) di fuoco. Sarri ha respinto il confronto con Conte e ha ridotto a «quasi zero» l’incidenza scudetto di Inter- Juve. Conte, riferendosi a chi ha avviato una petizione per togliere la sua stella dallo Stadium, ha tirato in causa Andrea Agnelli: «Mi spiace che mi abbia difeso. Ha dato peso a una cosa becera, priva di valori, volgare e ignorante». Sarri appare sempre più composto, «juventinizzato», lontano dai fuoripista da taverna delle antiche conferenze stampa. Conte è un elettroshock continuo all’anima della squadra. Sarri ha già dato tanto di suo alla Juve, ma ha trovato anche tanto: campioni e una squadra vincente. Gli basta la normalità per crescere, non ha bisogno di scosse. Il primo tempo del Camp Nou ha dimostrato il gran lavoro di Conte: un’Inter trasfigurata a tempo di record, nel gioco e nell’anima. Ma Antonio sa che il gap resta, la differenza è ancora tanta. Prendiamo le mezz’ali. Da una parte due ragazzi, bravissimi, ma ragazzi all’inizio del sogno (Barella, Sensi); dall’altra due campioni del mondo: Khedira e Matuidi. Conte ha sottolineato anche ieri la distanza tra una Juve di campioni già fatti, che ha vinto e investito tantissimo, e un’Inter appena nata. Conte sa che la panchina di Sarri, più profonda e attrezzata (da Dybala in giù) stasera può fargli patire ciò che gli ha fatto patire il Barça (Vidal, Dembelé). Preso atto di questa oggettiva inferiorità, a Conte non può bastare la normalità per crescere e per vincere una partita come quella di stasera. Per compensare, serviva una scossa in più al cuore della squadra. Barella che confida alla Gazzetta: «Io per Conte mi farei ammazzare», rende bene l’idea dell’empatia che Antonio è già riuscito a creare in spogliatoio e delle motivazioni feroci che ha trasmesso alla squadra. Dopo gli occhi mostrati ieri alla Pinetina e il pensiero rivolto al presidente Agnelli, stasera il popolo nerazzurro probabilmente avrà la carica di Barella e la cornice di San Siro qualche grado di calore in più. Serviva una vigilia elettrica. E Antonio Conte è sceso in campo prima.

Inter – Juventus streaming, ecco dove vedere il match

La partita Inter-Juventus sarà trasmessa in esclusiva in diretta tv da Sky sui canali Sky Sport Serie A (numero 202 e 249 del satellite, numero 473 e 483 del digitale terrestre) e Sky Sport (numero 251 del satellite). Gli abbonati Sky potranno seguire il match anche in diretta streaming sul loro pc e su dispositivi mobili come tablet e smartphone mediante Sky Go.

Inter-Juventus da primo in classifica a punteggio pieno non se la voleva proprio perdere. Ieri pomeriggio è tornato a Milano dopo un viaggio in Cina il presidente nerazzurro Steven Zhang. Il numero uno dell’Inter ha raggiunto il centro sportivo di Appiano Gentile in serata per cenare e fare il proprio incoraggiamento all’intera squadra. Presenti i vertici dirigenziali dell’area sportiva – Marotta, Zanetti, Ausilio e Baccin -, già a bordo campo nel pomeriggio per seguire un allenamento che ha confermato le sensazioni degli ultimi giorni. Al di là del rebus Lukaku (del belga e dell’attacco ne parliamo a pagina 7), la formazione nerazzurra sembra fatta con Conte che confermerà quasi tutti gli uomini del Camp Nou.

DOPPIA MARCATURA L’unica novità, oltre all’eventuale rientro di Lukaku assente a Barcellona, dovrebbe essere rappresentata da D’Ambrosio schierato come esterno destro tutta fascia. Una scelta dettata da motivi tattici e di equilibrio. Lì al Camp Nou ha giocato Candreva, autore di un buon primo tempo e sempre propositivo in fase di possesso palla, ma l’ex ala della Lazio è stato invece protagonista in negativo in fase difensiva, non accorciando su Suarez in occasione dell’1-1. Visto che da quella parte, la fascia destra dell’Inter, ama partire Cristiano Ronaldo, ecco che Conte potrebbe scegliere un uomo più diligente tatticamente come D’Ambrosio per dar manforte a Godin. L’asso portoghese della Juventus, infatti, parte spesso largo sulla fascia sinistra per poi tagliare verso il campo. L’idea dell’Inter è quella di costruire una sorta di gabbia intorno a Ronaldo, tenendo un occhio anche sul trequartista (Ramsey o Bernardeschi) e le avanzate sulla sinistra che faranno Matuidi e Alex Sandro. D’Ambrosio prenderà Ronaldo all’inizio dell’azione se l’ex Real si allargherà, per poi lasciarlo a Godin o Barella che raddoppierà nella zona centrale, lì dove agirà il trequartista bianconero, ma anche Brozovic.

SAN SIRO INVIOLATO Di sicuro dopo aver limitato Messi per almeno un’ora, l’Inter avrà ora il delicato compito di frenare la verve di Ronaldo, senza dimenticare però un certo Higuain (se sarà preferito a Dybala). Il Pipita due anni fa, con la maglia della Juventus, rischiò di compromettere la qualificazione alla Champions dei nerazzurri di Spalletti col suo colpo di testa che completò il 3-2 in rimonta dei bianconeri, regalando di fatto lo scudetto numero sette degli otto conquistati dal 2012 a oggi. Ronaldo e Higuain: saranno loro lo stress test per la miglior difesa della Serie A e d’Europa, visto che nessuno nei cinque campionati più importanti ha incassato solo 2 reti. Per altro l’Inter – che finora non ha mai subito un gol nei primi tempi – a San Siro in questo campionato non ha ancora preso una rete (una in Champions con lo Slavia Praga). Lecce, Udinese, Lazio e volendo il derby, da squadra ospite: quattro partite e nessun pallone raccolto in porta da Handanovic. Davanti a lui, oltre al già citato Godin, ci saranno i soliti pilastri, De Vrij e Skriniar. A loro il compito di tamponare le folate juventine. A completare la formazione, l’ex Asamoah sulla fascia sinistra, mentre in mezzo al campo ci saranno i tre “piccoli” Barella, Brozovic e Sensi, sempre che Conte non sorprenda tutti schierando al posto dell’ex cagliaritano uno fra Vecino e Gagliardini per avere più centimetri nei duelli aerei.