Paolo Del Debbio accusato di essere un populista

Questo articolo in breve

La prima edizione di Dritto e rovescio, in onda su Rete 4, è partita a marzo scorso. Periodo piuttosto inusuale per il debutto di un talk show politico. Alla condurne, il professore Paolo Del Debbio. Che su Rete 4 aveva condotto sei edizioni di Quinta colonna. Il rinnovamento della rete aveva parcheggiato il conduttore e giornalista “in panchina” per favorire nuovi ingressi nel palinsesto. Nella seconda parte della scorsa stagione, però, Del Debbio è stato richiamato in corsa perché il programma che aveva preso il posto di Quinta colonna non andava troppo bene. «Ho sempre pensato che mi avrebbero richiamato.

Quando, non lo sapevo, sapevo solo che dovevo aspettare. La chiusura di Quinta colonna non l’ho mai considerata un addio al piccolo schermo. Dall’azienda mi avevano fatto sapere che avrebbero studiato qualcosa di nuovo per tornare nella stagione successiva, che sarebbe questa». Invece, il 12 settembre scorso è partita una nuova edizione di Dritto e rovescio , che di Quinta colonna è una sorta di continuazione. «Il format è cambiato. Per me però non è cambiato molto: abbiamo messo il pubblico in studio, abbiamo pochi collegamenti con l’esterno perché le persone interessate ai temi che trattiamo vengono da noi. La piazza ora è in studio». La prima puntata stagionale si è aperta con la presenza di Matteo Salvini, artefice della crisi di governo che ha portato alla nascita del nuovo esecutivo. Lei in agosto dov’era? «In vacanza. Ho seguito le vicende politiche con attenzione, ma senza scalpitare.

Non mi è venuto in mente di tornare per fare degli speciali sulla crisi. Sapevo che avremmo raccontato l’attualità da settembre e abbiamo iniziato proprio con il protagonista del cambiamento che si è venuto a creare». Da addetto ai lavori, che idea si è fatto sulle mosse del leader della Lega? «Credo che non potesse più di stare con gli alleati di governo, e forse contava sul fatto che anche l’opposizione avrebbe voluto andare al voto. Invece si è trovato di fronte uno scenario diverso, che ha spiazzato anche lui. Non penso che Salvini abbia sbagliato tutto: si vedrà solo quando capiremo quanto durerà questa nuova alleanza di governo tra la sinistra e il Movimento Cinque Stelle, che prima aveva governato proprio con la Lega.

Nel caso in cui questa nuova alleanza duri a lungo, bisogna vedere se Salvini riuscirà a non perdere terreno con la gente». Lei da sempre è vicino alle persone comuni, a cui dà spesso voce. Si dice spesso che questo nuovo governo non nasce per volontà popolare ma all’in- terno dei palazzi, e dunque abbia poco consenso popolare. Lei ce ne pensa? «La base grillina si è convertita, pensando che fosse meglio avere i propri rappresentanti ancora al potere. Per quanto riguarda la base dei partiti di sinistra non credo che sia molto contenta». TYitti i colpi di scena delle ultime settimane, dalla formazione del nuovo governo alla scissione di Renzi dal Partito democratico, dal suo punto di vista “interessato”, alla luce della sua professione, la fanno divertire? «Io faccio un tipo di trasmissione che non racconta i retroscena di palazzo. Interpellando la gente comune, tengo viva un’interlocuzione tra i cittadini e la politica, a prescindere dal governo in carica.

L’attualità, qualsiasi colore politico abbia, va sempre bene perché dal punto di vista della gente è sempre molto vivace. E io ho sempre piacere di fare le mie trasmissioni. Certo che un momento come questo è molto frizzante e dunque più stimolante». Lei frequenta la piazza e questo è un suo tratto distintivo che porta i suoi detrattori ad accusarla di populismo. Eppure, non frequenta la piazza virtuale dei social, a differenza di tanti suoi colleghi.

Come mai? «Non ho un account su Twitter, né profili su Facebook, anche se so che più di qualcuno si spaccia per me. Approfitto per dirlo. Esistono gli account della trasmissione, ed è giusto che ci siano. Personalmente, però, mi tengo alla larga dai social perché tutto sommato non ne ho bisogno. Per il tipo di trasmissione che faccio io è sufficiente essere in video, non occorrono altri richiami. I social però li conosco abbastanza bene, tant’è vero che a fine ottobre esce un mio libro, intitolato Cosa rischiano i nostri figli, sulle dipendenze digitali, che rap- presentano un problema molto serio, in particolare per i ragazzi. Io personalmente non ho la curiosità di interfacciarmi virtualmente con le persone attraverso uno schermo, preferisco sempre il faccia a faccia».