Albano Carrisi e la figlia Romina in concerto in Uzbekistan

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Se per qualcuno l’emozione non ha voce, per Al Bano ha quella sorprendente di Romina. Sua figlia. Una voce dal timbro profondo, duttile, di buona tenuta, alla quale è bastato un “la” per colorare di sfumature nuove anche un grande classico come Felicità.

«Non esagero se dico che per me è stato fantastico», confida il leone di Cellino, lasciando che sia la sua quarto genita a raccontare un’avventura straordinaria nata per caso ma sotto i migliori auspici. «I miei genitori erano in Australia per due concerti, uno a Sidney e uno a Melbourne. Mi sono unita a loro perché quel Paese, che avevamo visitato insieme tanti anni fa, mi era rimasto nel cuore. Solitamente viaggiano con il gruppo e quattro coriste, ma, per contrattempi personali delle cantanti, sono partiti con una soltanto, intenzionati eventualmente a prenderne un paio sul posto.

Non è semplice, però, inserire elementi nuovi in uno spettacolo rodato da anni», racconta Romina che, sin da piccolina, segue i genitori, insieme con i fratelli, in giro per il mondo sulle note dei loro più grandi successi. «Negli anni i loro show si sono arricchiti e aggiornati. E, ogni volta, mi ritrovavo a seguirli da dietro le quinte, e lì studiavo i brani, i movimenti delle coriste, i tempi da rispettare. Un bagaglio di conoscenze che si è rivelato indispensabile in questa occasione, perché d’un tratto, poco prima di iniziare le prove a Melbourne, papà e mamma si sono guardati, poi hanno fissato me. In un attimo mi sono trovata al centro della scena: era la prima volta che li accompagnavo sul palco. È nato tutto all’improvviso, per necessità, e io nel momento del bisogno ci sono sempre. Detto ciò, mi son divertita tanto».

Due ore di concerto, venticinque brani da eseguire e una grinta non comune: Romina ci ha preso gusto tanto da accompagnare papà sul palco di Tashkent, capitale dell’Uzbekistan. Noi li abbiamo seguiti e il servizio fotografico che vedete in queste foto è tanto raro quanto speciale. Un reportage in una terra dal fascino irresistibile, ricca di storia e scenari da sogno che evocano le traiettorie delle grandi carovane e i colori dei bazar sulla via della seta. «Ho sempre cercato di creare il mio percorso senza appoggiarmi alla fama di mamma e papà. L’indipendenza è nella mia indole, anche se questo significa faticare doppio per dimostrare che va li a prescindere dal successo dei tuoi genitori.

Adesso, però, cantare all’interno di un loro concerto, ha un sapore inaspettato e squisito. L’armonia che si respira oggi tra i miei genitori ha reso questo viaggio bellissimo e stare sul palco con loro è stata una grande lezione. Mi sono sentita parte del gruppo, mi sono sentita utile», racconta Romina, sgranando occhi verdi come il muschio d’autunno. «Dopo l’infarto e l’ischemia che hanno colpito papà [a fine 2016 e nel 2017, ndr] e dopo l’intenzione, per fortuna rimasta tale, di allontanarsi un po’ dalle scene, ho capito che nella vita tutte le cose, anche quelle che ti sembrano immutabili, hanno una scadenza. Ecco perché essere qui con lui oggi e anche con mamma in Australia e presto ad Atlantic City assume una valore importante».

Al Bano ascolta. «Sapevo che mia figlia fosse capace. Ma tanta bravura, sfoderata senza chissà quali prove, mi ha spiazzato», dice il cantante. «Lo scorso anno abbiamo avuto l’esperienza con 55 passi nel sole, lo show di Canale 5 nel quale i miei figli più grandi hanno partecipato attivamente. Già allora Romina mi era sembrata nata per stare sul palco, tanto era disinvolta e a sua agio. È una dote che ha dentro, è cresciuta con lei, ma si è anche preparata: per sette anni è stata a Los Angeles a studiare recitazione, improvvisazione, praticamente filosofia del palco- scenico. Ogni anno, a fine corso, i migliori allievi vengono premiati da un attore famoso.

Romina è stata omaggiata da Tom Cruise», racconta con orgoglio il cantante pugliese che ha conquistato il mondo con la sua ugola d oro. «In effetti l’esperienza teatrale e le classi di improvvisazione mi hanno formata, mi hanno permesso di entrare nel ruolo in modo automatico e, in questo caso, ho tirato fuori anche la voce». Basta cogliere uno sguardo di papà per capire che anche come vocalist ha funzionato a meraviglia. «Cantare mi è sempre piaciuto, ma avendo un padre con una voce così unica e potente, temevo che la mia fosse insignificante. E se mamma è sempre stata la mia prima fan, qualsiasi forma d’arte io decidessi di abbracciare, la scrittura, la fotografia, la recitazione, papà per carattere è esigente e autocritico verso se stesso, figuriamoci con gli altri. Prima davo tantissimo peso al suo giudizio e, ammetto, che un po’ mi inibiva, mi frenava. Crescendo ho iniziato a essere più consapevole, più autonoma, a stare più comoda nella mia pelle. Ora riesco ad esprimermi meglio in tutto ciò che sento, ciò che vivo, in quello in cui mi cimento. E se capita di ricevere osservazioni o consigli, sono più strutturata per gestirli. Dopo il concerto mamma era entusiasta. Mi ha detto: “Voglio che tu venga sempre con noi”. Papà ha sorriso e si è lasciato andare: “Sei stata veramente brava”. Senza se e senza però. Così convinto e positivo lo avevo visto solo quando era stato a teatro a vedermi recitare una pièce di Goldoni».

Al Bano sorride e spiega: «Premetto che mia figlia è straordinariamente ironica, sensibile, talentuosa e brillante. E una donna riservata con il dono dell’ascolto ed è capace di farti l’endoscopia dell’anima. Ma detto ciò, come uomo e come padre, ho sempre avuto un credo: dire la verità, seppur scomoda, mai imbrogliare, tantomeno i propri figli. Io sono il miglior o il peggior critico di me stesso, inevitabile che io guardi i miei ragazzi con occhi attenti. E quando ho espresso un parere che non sempre collimava con il loro sentire o con le loro aspettative, è stato a fin di bene. Ho sempre rispettato le esigenze dei figli, anche se non ero d’accordo. Il confronto porta sempre a qualcosa di buono. I figli sono la voce della verità, di ciò che hai costruito, di quello che hai seminato negli anni. Io mi ritengo soddisfatto di tutti i miei ragazzi. E Romina… bè, il risultato lo vedete accanto a me», dichiara guardando la figlia con ammirazione.

«Da piccolina cantavo davanti allo specchio, oppure facevo i duetti con mia sorella Cristel. Ricordo che insieme salivamo a fine concerto sul palcoscenico e insieme seguivamo lezioni di musica e ci esibivamo nei saggi al pianoforte: rammento ancora un’esecuzione con un Per Elisa suonata a quattro mani. I miei tenevano molto che studiassimo musica, oltre al piano, ho seguito lezioni di anche batteria». Ma le vere passioni di Romina sono scrittura e recitazione: «Sto frequentando un corso online di Harvard dedicato alla scrittura per lo schermo, mi sto dedicando al mio primo lungometraggio. L’obiettivo è che questo lavoro diventi un film che, confesso, vorrei anche interpretare». Ma per ora il palco l’attende, il coro la reclama, papà canta Va’ pensiero e lei è lì, alle sue spalle. Come un angelo custode.