I cassonetti a Roma li svuotano i cinghiali

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Finalmente qualcuno svuota i cassonetti della spazzatura romana, verrebbe da esclamare. E i nuovi spazzini quattrozampe eseguono il mestiere che più gli riesce meglio: fiutano il cibo a distanza e ci si fiondano. Ma non è il caso di scherzarci su, perché i soggetti in questione sono bestie enormi, famiglie di cinghiali ben nutriti da ciò che trovano per strada in questi giorni di emergenza rifiuti. Ormai non temono più la presenza umana, entrano nei giardini condominiali, si arrampicano come orsi per saltare dentro ai bidoni e, se si sentono minacciati, aggrediscono le persone.

L’ultimo caso di cronaca li ha visti protagonisti nel quartiere di Monte Mario, Romanord, dove il 4 novembre una signora a spasso con il cagnolino è stata caricata da un branco giunto dalla vicina Riserva naturale dell’Insugherata, salvandosi per miracolo. Gli animali non hanno colpa, ma l’amministrazione sì, perché è la cronica abbondanza di immondizia per le vie di Roma a far scattare l’allarme selvatici, con pericoli sanitari e per la sicurezza (inclusi incidenti stradali). Dopo gli esposti già depositati contro Ama e Comune per la mancata raccolta dei rifiuti, i residenti del quartiere stanno organizzando una class action per chiedere il rimborso della Tassa sui rifiuti.

Intanto, il dibattito sul destino dei cinghiali assume toni aspri. Il protocollo d’intesa tra Regione, Città Metropolitana e Comune “per la gestione del cinghiale nel territorio di Roma capitale”, che la sindaca Raggi si accingerebbe a firmare, prevede l’intervento di vigili e guardiaparco. Gli animali catturati con le trappole fino al 30 giugno verrebbero abbattuti con l’eutanasia. Oltre quella data, sarebbero portati in macelli a scopo alimentare. Il tutto in vista di una futura pensione dove ospitarli fino a morte naturale. L’intesa, non ancora siglata, allarma già una parte dei cittadini. Qualcuno dice «sono come cagnolini, ormai sono domestici». Altri, sbagliando, gli offrono addirittura del cibo, come rivelano diversi video su YouTube.

Le associazioni Animalisti Italiani, Lav ed Enpa contestano gli abbattimenti, proponendo metodi di contenimento non cruenti, come i “vaccini contraccettivi” (con una somministrazione una femmina non si riproduce per diversi anni).

Certamente, se sapessero quanto si trama alle loro spalle, i cinghiali rinnegherebbero i rifiuti tornando ai cari, vecchi tartufi e alle ghiande dei boschi per cui erano stati programmati da madre natura.