Non dorme sonni tranquilli. E per Stefania Orlando non è un modo di dire. Da 15 anni la conduttrice soffre di un disturbo che non le permette di riposare serenamente. «Senza svegliarmi, mi alzo, apro la credenza e comincio a mangiare patatine, biscotti e cioccolato», racconta la conduttrice, che su Raiuno, a Unomattina in famiglia, tiene la rubrica Tv perché sì, in onda ogni domenica.
Come hai scoperto di essere sonnambula?
«Prima di fidanzarmi con mio marito Simone, vivevo da sola e non c’era nessuno che potesse controllare quello che facevo la notte. Spesso però quando mi alzavo al mattino trovavo in giro le tracce del mio bottino notturno, come le briciole delle patatine nel let
to o la carta stagnola del cioccolato a terra. Una notte ho mangiato un intero vasetto di Nutella e poi mi sono svegliata in preda alla nausea».
Quando ti sei fidanzata con Simone hai parlato con lui del tuo problema?
«No, se n’è reso conto da solo.
Una notte ho cominciato a mangiare un pacco di patatine a letto, facendo un gran rumore che lo ha svegliato. Ha acceso la luce e con gentilezza mi ha fatto notare che non era carino fare una cosa simile mentre lui dormiva, ma io ho continuato a mangiare come se nulla fosse. Simone guardandomi bene si è accorto che avevo gli occhi chiusi e che, nonostante fossi seduta, stavo dormendo».
«Ho perso il bimbo che portavo in grembo»
Insomma, la notte non riposi bene.
«No, tra l’altro soffro anche d’insonnia, un po’ come tutti i miei amici. Oggi quasi nessuno dorme più sonni tranquilli per colpa di stress, cattivi pensieri e telefonini che scrutiamo prima di dormire».
Hai provato a risolvere il problema del sonnambulismo?
«Per il momento ho provato ad arginarlo, evitando di comprare cibi sfiziosi. Presto andrò da un neurologo».
A che cosa pensi sia dovuto questo tuo disturbo?
«Potrebbe essere uno strascico della depressione di cui ho sofferto nel 2004, l’anno più brutto della mia vita. Non sono stata riconfermata a / fatti vostri, dopo sette anni, la mia migliore amica si è ammalata di un male incurabile ed è scomparsa due anni dopo e poi ho perso il bambino che portavo in grembo, al terzo mese di gravidanza. Forse il mio cervello si è messo in modalità di auto-protezione e ho cominciato a mangiare di notte per gratificarmi».
Come sei riuscita a voltare pagina e a riprendere in mano la tua vita?
«Sono stata in cura da un neurologo ma la mia vera salvezza, in tutti i sensi, è stato mio marito Simone».