Andranno a processo le due maestre dell’asilo di Venafro, in provincia di Isernia, finite sotto inchiesta all’inizio di quest’anno e sospese dal lavoro per maltrattamenti sui piccoli alunni della scuola materna molisana in cui insegnavano.
Il Gup del Tribunale di Isernia infatti oggi ha deciso di rinviare a giudizio entrambe al termine dell’udienza preliminare. Il processo a carico delle due donne di 49 e 58 anni inizierà in estate con prima udienza fissata al 2 luglio prossimo. I fatti contestati alle imputate risalgono al periodo tra il dicembre dell’anno scorso e il gennaio di quest’anno quando la polizia decise di installare alcune telecamere nascoste in classe per riprendere il loro operato. Da quei filmati venne a galla una quotidianità fatta di strattonamenti, minacce e urla continue ai bimbi, oltre a violenze fisiche come sculacciate e libri in testa per punire i piccoli dell’asilo che erano a loro affidati.
A far scattare l’inchiesta erano state le denunce di alcune mamme che , impensierite dal racconto dei loro figli, chiesero aiuto alla Polizia denunciando le presunte percosse. Da qui l’indagine lampo della Squadra Mobile molisana con l’operazione denominata “Lasciateli giocare” coordinata dalla locale Procura della Repubblica. Le aule furono monitorate con le telecamere le cui immagini restituirono scene di maltrattamenti quotidiani ai danni dei bimbi di 2 o 3 anni. Dai video diffusi dalla polizia si vedono le insegnanti protagoniste di diversi casi di piccoli trascinati via con la forza e colpiti a schiaffi. Non solo, le stesse maestre incitavano i bimbi a farsi giustizia da soli verso i compagni che li infastidivano.
Le due donne infatti imponevano ai piccoli la legge del taglione e cioè obbligavano a punire i compagni con gli stessi gesti che in precedenza questi avevano usato contro di loro, come ad esempio tirare i capelli, mentre loro tenevano ferme le vittime. Secondo gli inquirenti si tratta di comportamenti apertamente che avevano creato in classe un clima di paura percepito chiaramente dai piccoli i cui sintomi di insofferenza erano stati notati dai genitori a casa. Gli stessi genitori che insieme agli altri ora si sono costituti parte civile nel processo contro le maestre.