Amato e idolatrato dal pubblico – non solo femminile – e sempre nel mirino dei paparazzi. Che cosa si nasconde dietro al successo di un sex symboi del cinema e della Tv come Gabriel Garko? Nel dare voce alle emozioni più intime l’attore lo racconta nel libro Andata e ritorno, pubblicato da La nave di Teseo + B+C (nel riquadro la copertina), una toccante autobiografia in cui svela quanto sia difficile rimanere fedeli a se stessi.
Il suo viaggio nel passato ha inizio quando lui, studente al quarto anno di ragioneria, ottiene la sua prima parte nella miniserie tivù Vita coi figli, diretta da Dino Risi. Di lì in poi comincia a fantasticare sul suo futuro di attore.
Sarà però la vittoria al concorso II più bello d’Italia nel 1991 a spalancargli le porte del mondo dello spettacolo e a spingerlo a lasciare la famiglia di origine e la sua cittadina di provincia – Settimo Torinese – per trasferirsi a Roma.
Nella capitale prende l’avvio la sua brillante carriera, segnata da tappe artisticamente importanti (ha lavorato con il grande regista teatrale Luca Ronconi, con il maestro Franco Zeffirelli e con un cineasta considerato scandaloso come Tinto Brass) e dal gossip, soprattutto in relazione ai suoi gusti sessuali. A poco a poco Gabriel ripercorre la vita di un ragazzo che è diventato uomo e che oggi sente il bisogno di tornare alle origini, dopo essere stato travolto dal successo. «Entro nella stanza da bagno, mi lavo il viso con l’acqua fredda, sollevo lo sguardo e accade qualcosa di forte.
Vedo una linea di confine tra il prima e il dopo», ha raccontato l’attore. «Nello specchio c’è Gabriel Garko in smoking e papillon che mi sorride sarcastico; nello specchio c’è la copertina di un giornale, non io». È questo il momento in cui lui capisce che il personaggio ha preso il sopravvento sull’uomo.
Così decide di spegnere il telefono, di tagliare i ponti con tutti e di partire da solo per Parigi come una persona qualsiasi. «Quando dico che voglio riappropriarmi di Dario, spesso la gente mi fraintende e crede che voglia tornare a farmi chiamare con il mio nome di battesimo», spiega. «Sono anni che ho cambiato il mio nome da Dario Oliviero in Gabriel Garko e mi va bene così: voglio soltanto riuscire a riequilibrare i livelli tra la mia sfera pubblica e quella privata per poter essere sempre me stesso».
E un percorso in continua evoluzione, il suo, che lo porta a guardare dentro di sé, a rallentare la corsa e a riscoprire le cose che sono veramente importanti per lui, prima tra tutte la famiglia. «Oggi vivo in maniera estremamente riservata e mi godo il mio privato. Esco con chi mi va e quando ne ho voglia e, soprattutto, non vivo più con l’incubo di chi dovrei oppure non dovrei avere al mio fianco. La mia vita privata non deve più confondersi con i personaggi che interpreto. Ho rotto con il mio passato, abbandonando vecchie abitudini – che erano diventate come una gabbia per me -, e in questo modo mi sono riappropriato finalmente della mia libertà».