Lapo Elkann, la foto shock di Signorini: com’è oggi dopo l’incidente

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Nessuno sa più di Lapo Elkann che cosa significhi cadere e rialzarsi. Il golden boy di casa Agnelli negli ultimi anni ha dovuto fare i conti con le proprie debolezze e con un mondo non sempre a misura della sua sensibilità.

Circa un mese fa, in seguito a un incidente d’auto che lo ha coinvolto mentre si spostava da Gerusalemme a Tel Aviv, Lapo è finito in coma e ha rischiato la vita. È la seconda volta che gli succede, la prima nel 2005 in seguito ad una disgraziata notte in cui venne ricoverato in gravissime condizioni a causa di un’overdose per un mix di oppiacei.

Anche allora il suo angelo custode, nei panni dei medici dell’ospedale Mauriziano di Torino, lo prese per i capelli e lo costrinse a riprogrammare la propria vita fatta di eccessi, progetti ambiziosi, contraddizioni. Lapo è da sempre icona di stile e creatività, ma dietro quell’immagine in perenne evoluzione c’è un ragazzo che paga il peso di un nome enorme, che non a caso ha portato a parlare di “maledizione degli Agnelli”, oltre ad un’infanzia segnata dalla separazione dei genitori, da problemi del linguaggio e abusi che lui stesso ha confessato di aver subito quando era minorenne.

Proprio per questo ha dato vita ad una fondazione, la Laps (Libera accademia progetti sperimentali): «Lavora sulla dislessia, sull’iperattività, su problemi legati agli abusi e si occupa proprio di riportare, di ridare e di ridonare il sorriso e la felicità a bambini e ad adolescenti che non hanno le stesse possibilità, opportunità e i privilegi che ho avuto io nella mia vita». A volte aiutare gli altri è il modo migliore per aiutare se stessi, per capirsi di più, per non nascondere la tristezza dietro un paio di occhiali da sole in fibra di carbonio.

Lapo ha guardato in faccia la realtà perché la realtà ha fatto un frontale con lui. E allora eccolo a St. Moritz con un collaboratore, un amico, che lo aiuta nella riabilitazione. Dopo l’incidente ha perso dieci chili, è ammaccato un po’ dappertutto, ma soprattutto lo è nell’anima, nell’orgoglio, nella consapevolezza di dover ripartire ancora una volta. Accanto a lui questa volta non c’è una delle tante bellezze con le quali ama accompagnarsi, è solo con se stesso e i propri pensieri.

Dopo l’ultimo incidente, Lapo ha voluto ringraziare Dio e i medici per essere ancora fra di noi, per i ragazzi che ha visto morire in ospedale, per gli amici e la famiglia. «Voglio dedicare il mio tempo, il mio cuore e risorse economiche a fare del bene occupandomi della mia Onlus, che non è un capriccio da bambino viziato. Umanamente Lapo Elkann non è come lo descrivono gli altri, ma è un uomo con il cuore aperto e che ha voglia di fare del bene.

Con l’incidente ho capito che è questo il mio nuovo motto di vita». Che tutti i privilegi di cui gode Lapo da quando è nato non lo abbiano reso felice è evidente, a volte si può avere tutto tranne l’essenziale, tranne ciò che si desidera davvero. Lapo ricomincia a camminare, passo dopo passo, sapendo che il percorso non sarà facile. «Il futuro è comodo, piccolo, non grande e cafone», ha detto una volta. Forse anche il suo futuro non risiede nella ricerca del numero ad effetto, forse deve ricominciare dalle cose piccole, terrene, vere, dando voce ai propri bisogni, perché non c’è dipendenza peggiore di quella dal giudizio degli altri.