Addio Londra, benvenuta Hollywood. Il piano di Meghan, la duchessa arrivata da oltreoceano, s’è compiuto in tempi record: sono trascorsi solo 20 mesi da quando l’ex attrice ha detto “sì” al principe Harry con un fastoso matrimonio a Windsor e già ha rivoluzionato la casa reale.
Pianificando un esilio volontario in America con destinazione Los Angeles. Qui i duchi di Sussex si trasformeranno da reali a star globali e già sarebbe pronto un ruolo cinematografico tagliato su misura per Meghan accanto all’amico e mentore della coppia, George Clooney.
È questo il retroscena più clamoroso che si cela dietro il terremoto provocato dalla decisione del nipote della regina Elisabetta – ma orchestrata da Meghan – di abbandonare la famiglia, l’Inghilterra e i doveri dinastici connessi al rango di altezza reale. Una scelta d’amore, come quella che fece Edoardo VIII nel 1936 per Wallis Simpson. Una scelta che ha lasciato attonita la regina Elisabetta, che l’ha appresa l’8 gennaio e solo a cose fatte, tanto da rendersi necessario un vertice di famiglia per ricucire lo strappo e stabilire una percorso comune per quella che è già stata rinominata Megxit.
La riunione si è tenuta nella residenza di Sandringham tra la sovrana, l’erede al trono Carlo, William e il principe incriminato, Harry, il 13 gennaio. Con il senno del poi, la fuga dei duchi di Sussex non è stata esattamente un fulmine a ciel sereno, visto che la coppia si è presa sei settimane di pausa dagli impegni di protocollo trascorse in un villone immerso nel verde dell’isola di Vancouver. Ingenuo non pensare che si trattasse di un preludio, tanto che Gente già a novembre titolava: “Per amore di Meghan, Harry rinuncia ai diritti reali”. Decisione formalizzata prima di Natale, quando la duchessa avrebbe detto chiaramente al marito che a Londra non sarebbe più tornata: «Quella vita non fa per me».
Il piano d’uscita era già pronto da tempo. Lo testimonia il fatto che il sito sussexroyal. com, creato fuori dal controllo di Buckingham Palace dai duchi per comunicare le proprie attività, è stato registrato già un anno fa e inaugurato il giorno dell’annuncio: troppo perfetto anche graficamente per esser stato ideato da una settimana all’altra. Dicevamo del vertice di Sandringham, che è iniziato con un lunch vis-à-vis tra la regina e Harry – il personale di servizio è stato congedato per allontanare occhi e orecchi indiscreti – al quale è poi seguita la riunione con gli altri convenuti. Elisabetta è stata chiara: ci si trova alle 14 e per le 17, ora del tè, tutto deve essere concluso.
Filippo ha lasciato la tenuta prima del meeting – dicono disgustato dal comportamento del nipote – Carlo è arrivato in elicottero e William, il fratello maggiore, si è palesato un quarto d’ora prima dell’appuntamento a bordo di una Range Rover. In tasca, un comunicato scritto a quattro mani con il fratello per smentire un pezzo al vetriolo del Times che bollava l’addio di Harry come la conseguenza di un atteggiamento “bullista” da parte del primogenito. Meghan, tornata in Canada dal piccolo Archie dopo una breve parentesi londinese, doveva intervenire telefonicamente, ma il timore che il vertice potesse essere intercettato – o forse registrato dall’ex attrice di Suits, a questo punto ogni illazione è lecita – ha fatto cambiare i piani.
Il luogo scelto per la riunione, la Long Library, è stato pensato per distendere gli animi: qui i piccoli William e Harry erano soliti prendere il tè assieme alla mamma Diana e agli altri membri della famiglia durante le feste di Natale. Insomma, il clima tutto sommato favoriva la pacificazione e ha portato a un comunicato di 154 parole in cui la regina si è detta «totalmente a favore del desiderio di Harry e Meghan di creare una nuova vita come una giovane famiglia. Sebbene avremmo preferito che rimanessero membri a tempo pieno della famiglia reale, rispettiamo e comprendiamo il loro desiderio di essere più indipendenti. Harry e Meghan hanno chiarito che non vogliono fare affidamento sui fondi pubblici nelle loro nuove vite. È stato pertanto concordato che ci sarà un periodo di transizione in cui i Sussex trascorreranno del tempo in Canada e nel Regno Unito».
Tutto superato, dunque? Nì. Ciò che salta subito all’occhio è la terminologia. La regina non si riferisce al nipote come altezza reale – forma abituale quando Elisabetta si esprime sui suoi familiari – ma li chiama per nome, Harry e Meghan, e per “cognome”, Sussex. Questo farebbe presagire che in futuro gli esuli canadesi possano essere privati dello status. Non si tratta solo di una questione formale: le altezze reali hanno diritto a una scorta pagata dallo Stato. Lo staff per la sicurezza di Harry e Meghan, in particolare, costa circa 700 mila euro all’anno. E se sul lungo periodo la coppia non servirà più la corona, cadrà l’interesse per i contribuenti di provvedere alla loro incolumità.
Questione analoga riguarda il loro appannaggio. Harry e Meghan vantano un patrimonio di circa 40 milioni di euro, la cui parte più sostanziosa è costituita dall’eredità destinata a Harry da Diana (20 milioni), dal lascito della regina Madre al bisnipote (7 milioni) e dai guadagni di Meghan come attrice (circa 5 milioni). Ma i loro introiti annuali provengono dal ducato di Cornovaglia e fanno parte delle entrate del principe Carlo, in tutto 20 milioni. Il padre destina 2,5 milioni a ciascun figlio. Denari che vengono impiegati per finanziare mantenimento e impegni dei duchi di Cambridge e Sussex. Denari che – e Carlo questo l’ha messo ben in chiaro – non verranno percepiti da Harry e Meghan se smetteranno di rappresentare la corona. E qui veniamo al tema chiave di cui si dibatte nelle ultime ore: il domani.
I Sussex hanno registrato presso l’ufficio dei brevetti di Londra il brand Sussex Royal, cappello sotto il quale saranno marchiati corsi di formazione, probabilmente di matrice ecologista, ma anche eventi, libri, giornali, gadget e merchandising vario. Un giro d’affari che, a regime, secondo alcuni esperti di marketing, potrebbe valere oltre un milione di euro al giorno, per circa 400 milioni l’anno. Senza contare che Meghan, finalmente libera dai rigidi diktat di palazzo, potrà finalmente coltivare i propri interessi. La moda, certo. Già si parla di una sua collaborazione con Givenchy, la griffe che l’ha vestita nei momenti più importanti della sua carriera da duchessa – in primis per le nozze con Harry – di cui la sua amica Clare Weight Keller è il direttore creativo. Ma soprattutto il cinema. Vero tarlo della Markle che a Hollywood ha avuto una carriera interrotta.
E oggi punta alla rivincita. Un primo assaggio sarà la sua partecipazione al doppiaggio di un film Disney. E poi finalmente si cimenterà in un ruolo vero, dietro al quale c’è, appunto, Clooney. Non è un caso. George e la moglie Amal sono tra gli amici più cari della coppia. Sono stati i più fotografati al matrimonio a Windsor, hanno ospitato Harry e Meghan nella loro villa di Laglio. Inoltre, i rapporti tra George e la famiglia reale britannica sono di vecchia data: sul fronte benefico, Clooney ha collaborato con la fondazione del principe di Galles, mentre Amal è diventata intima di Meghan, al pari della storica Jessica Mulroney. Normale che in vista di una vita americana dei Sussex, i Clooney si siano fatti in quattro per garantire loro pieno sostegno. Altro tema, la residenza di Harry e Meghan. Lasciato il villone natalizio, in attesa di una magione all’altezza in zona Beverly Hills, la coppia e Archie potrebbero stabilirsi a Rideau Hall, a Ottawa, che dista un paio d’ore da Toronto, dove Meghan ha vissuto ai tempi di Suits. Dal 1867 è la residenza ufficiale del monarca canadese, che poi è il sovrano d’Inghilterra. Ultimi scampoli di regalità per la coppia, prima di trasferirsi nel mondo reale. Ops, hollywoodiano.