Un morso tira l’altro. La barretta di cioccolato alle nocciole sparisce dalle mani di Elisabetta Gregoraci in pochi minuti. E subito, come per magia, ne ricompare un’altra. «Sono golosa», si giustifica sulle prime. «Sono ancora un po’ scombussolata, a tratti nervosa. Ho passato tre giorni chiusa a casa in tuta, a mangiar dolci. Ora mi sono data una regolata», confida sorridendo, ma poi si concede un ultimo bocconcino. «Sono dispiaciuta perché ci credevo.
A fine ottobre sono stata chiamata per il dopo festival [che quest’anno si chiama L’altro festival, ndr]. È stata la prima telefonata alla quale ne sono seguite altre. Abbiamo parlato del progetto per mesi, abbiamo avuto vari incontri. Poi mi era arrivata anche l’ufficializzazione dalla Rai. Ma alla fine, all’improvviso, hanno scritto all’agenzia che mi rappresenta spiegando che non se ne sarebbe più fatto nulla. Il conduttore Nicola Savino, che conosco solo telefonicamente, aveva deciso di fare scelte diverse…». Sarà affiancato da Myss Keta, graffiante rapper dal volto coperto e dall’identità mai svelata. Una partner molto diversa da Elisabetta, bellezza mediterranea prorompente, che, dall’alto del suo metro e 74 di perfezione, sfila solo per noi con i look che avrebbe indossato nelle cinque serate dello show che seguirà il festival. «Mi stavo preparando da oltre un mese perché ci tenevo davvero tanto.
L’avrei vissuto come un lavoro divertente, dinamico, dal quale avrei potuto imparare molto e che avrebbe aggiunto un tassello importante al mio bagaglio professionale». Sanremo, da qualsiasi angolazione lo si guardi, è una vetrina prestigiosissima. Si è osservati e monitorati da tutto il mondo, il look viene ispezionato da occhi attenti quasi fossero metal detector dello stile, ogni mossa, ogni acconciatura vengono giudicate anche dal pubblico che, sovrano come sempre, alza o abbassa il pollice. «Ho abiti appesi per casa da giorni. Scarpe e sandali sparsi ovunque. Per l’evento pensavo di sfoggiare look diversi tra loro, ma tutti in linea con il mio carattere. Giacche classiche, abitini glitter, completi decisamente rock, grintosi, da guerriera come sono io. Ma avrei anche pensato a qualcosa di molto sofisticato, da sera, come un abito fasciante, color biscotto.
Gli stilisti Mario Dice e Lorenzo Serafini di Philosophy stavano ultimando anche alcuni capi su misura e personalizzati. Elisabetta Franchi mi ha dato capi della collezione del prossimo anno. Li avrei indossati nelle serate oppure anche agli eventi collaterali che gravitano attorno alla manifestazione canora che quest’anno, per festeggiare i 70 anni, ha allestito anche una grande mostra di foto e abiti d’epoca», racconta Elisabetta mentre si lascia pettinare da Luca, il suo consulente d’immagine di fiducia. «L’idea era quella di offrire un mio profilo moderno e vario: capelli e trucco diversi ogni sera, dalla coda alta ai capelli sciolti sulle spalle. E stavamo meditando di sfoggiare un nuovo taglio creato apposta per la serata finale», svela. Elisabetta è donna che non lascia nulla al caso. «Sono una che ama prepararsi per tempo, che gioca d’anticipo, non all’ultimo minuto.
L’improvvisazione mi fa salire l’adrenalina, ma sapere che da un giorno all’altro tutto ciò per il quale stavo lavorando era cambiato mi ha lasciato frastornata. Ma ora guardo avanti». E guarderai anche il festival dal divano di casa? «Vediamo. Se non decido di andare a Los Angeles dove verrà presentato il film al quale ho partecipato, Aspromonte – la terra degli ultimi, diretto dal regista Mimmo Calopresti. È da quando ero bambina che guardo Sanremo, restando incollata alla televisione: è un appuntamento molto importante per tutti gli italiani». Elisabetta racconta mentre si infila un abito asimmetrico nero e smeraldo e inizia a fare la giravolta lasciando che i lembi della gonna si alzino per mostrare le gambe strepitose. È nel salotto di casa, un trionfo di bianco, nero, foto di lei e dell’amore della sua vita: Nathan Falco, il bambino nato quasi 10 anni fa dal legame con Flavio Briatore.
«Mio figlio è molto attento e intelligente. Ha colto subito che qualcosa non andava. Vedeva che non avevo neppure voglia di uscire di casa, io che sono sempre in movimento. Mi sentivo ferita, non dalla scelta che hanno preso, tutto può accadere, ma per le modalità usate nei mie confronti. Non c’è stata sensibilità», confida. Poi svela. «In altri momenti della mia vita, quando ero giovanissima, per esempio, forse ne avrei fatto un dramma. Ma l’esperienza e soprattutto la maternità mi hanno insegnato a relativizzare e a essere più concreta». Poi svela un aneddoto tenerissimo legato al figlio. «Nathan una mattina mi ha portato la colazione a letto, poi si è seduto accanto e mi ha chiesto: “Come mai sei così giù?”. Gli ho spiegato la situazione e lui prontamente ha detto: “Dai, mamma, non ti preoccupare”. E mi ha dato un abbraccio così forte e sincero che per me è stato come fare un pieno di energia e positività ». La carica le è arrivata anche dai social. «Mi hanno scritto oltre cinquemila persone, l’affetto del pubblico non è così scontato. Mi ha dato ancora più forza».
Elisabetta è una che si mette in gioco: Tv, cinema, campagna pubblicitarie. «Mi impegno e cerco di imparare facendo programmi e seguendo progetti di qualità: Battiti live, Made in Sud, il film con Calopresti, nel quale ho intrepretato un ruolo drammatico, solo per fare qualche esempio. E poi c’è la moda, le campagne pubblicitarie di gioielli, calze, intimo». Con un fisico così il gioco ti viene facile. Ride Elisabetta. «L’8 febbraio compirò 39 anni più 1», e sgrana gli occhioni. «Mi vedo meglio ora di quando ero ragazzina e avevo quel viso così paffutello che ora mi fa sorridere. Mangio di tutto, pure troppo, ma brucio in fretta e vivo di rendita perché ho fatto 12 anni di karate e 2 di atletica leggera. Ma un po’ mi alleno ancora: 40 minuti in palestra due volta alla settimana, per scacciare i sensi di colpa quando addento l’ennesimo dolcino dopo la cena». Dolci compensatori di una carenza d’affetto? «Penso sia proprio ghiottoneria. Comunque in questo momento sono single. Ma credo nell’amore e penso sia il motore della vita».