I milanesi non sono riusciti a resistere più di tre giorni senza aperitivo: da ieri sera si può tornare a tracannare Negroni a qualsiasi ora, purché ordinato e consumato al proprio tavolo. A ottenere una modifica dell’ordinanza regionale emessa domenica sono stati i gestori dei locali del capoluogo lombardo, preoccupati più dalla possibile emergenza economica che da quella sanitaria. Anche il leghista Giancarlo Giorgetti, nel suo discorso alla Camera, ha riportato la rabbia dei ceti produttivi: «Si ribelleranno», ha detto, «la settimana prossima ci sarà chi inizierà ad aprire le fabbriche in barba alle ordinanze.
Oggi alcuni imprenditori di Piacenza sono arrivati a Napoli e sono stati mandati in ospedale per controlli. Vi rendete conto?». Così mentre dobbiamo tenere conto dei nuovi decessi (il dodicesimo è un uomo di Lodi di 69 anni,con patologie respiratorie pregresse, morto in Emilia Romagna), degli otto minorenni contagiati (una bambina di 4 anni di Castiglione d’Adda, un 15enne di Seriate, due bimbi di 10 anni di Soresina e di San Rocco al porto che sono però già tornati a casa, un 17enne della Valtellina che frequenta l’istituto agrario di Codogno e successivamente anche altri suoi due compagni di classe, una bimba di 8 anni di Padova) e del contagio che non si ferma, dobbiamo anche notare due episodi che fanno ben sperare.
Il primo è chei tre pazienti dello Spallanzani di Roma, curati con il farmaco anti Ebola, sono tutti e tre in salute. «Il messaggio agli italiani è che si guarisce», ha dichiarato ieri il direttore sanitario dello Spallanzani Francesco Vaia, commentandola notizia della guarigione anche della donna cinese, dopo quelle del marito e del ricercatore italiano già dimesso dall’ospedale.
REGIONE PER REGIONE Il secondo arriva da Piacenza, dove una donna del basso lodigiano risultata positiva al coronavirus ha partorito senza problemi, e il bambino è risultato negativo al test. Il bollettino della Protezione civile è quindi così aggiornato: 424 contagiati (209 dei quali sono a casa, 116 in ospedale, ma solo 36 sono in terapia intensiva, meno del 10 per cento). La Lombardia, il cui governatore Attilio Fontana si è messo in isolamento perché una sua stretta collaboratrice è risultata positiva al tampone, rimane in testa con 305 infetti; segue il Veneto con 71, 47 in Emilia Romagna, 16 in Liguria, 3 in Lazio, Marche e Sicilia, 2 in Toscana, infine uno a Bolzano, in Piemonte, in Puglia, in Campania (una 26enne ucraina residente a Cremona). «Sulla base dei tamponi che sono stati fatti», ha dichiarato il capo della Protezione civile Borrelli, «solo il 4 per cento ha dato esito positivo e oltre la metà dei positivi non ha bisogno di cure ospedaliere». Non solo: i nuovi screening saranno conteggiati in modo diverso. Se inizialmente, infatti, qualunque soggetto positivo al test veniva considerato infetto, ora, ha informato il Consiglio Superiore di Sanità, si terrà conto solo di coloro che presentano sintomi o di coloro che sono stati a stretto contatto con persone infette. Questo consentirà di adeguare il numero dei contagiati italiani al numero dei contagiati degli altri Stati europei, che non hanno mai effettuato test su cittadini asintomatici.
SISTEMA IMMUNITARIO Il numero dei tamponi, ieri sera arrivato a 9.462, ben di più rispetto ai tamponi effettuati in Germania (un migliaio), Francia (475),Regno Unito (circa 7mila), si presume quindi che non aumenterà velocemente come la settimana passata. Infine, l’Oms, dopo aver fatto passare il coronavirus per il nuovo Ebola, ora manda messaggi rassicuranti: «Dovremmo essere cauti nel parlare di pandemia, perché amplifica le paure e sembra che non possiamo più contenere il virus», ha dichiarato il direttore generale dell’Oms TedrosAdhanom Ghebreyesus. E: «Prendiamo molto sul serio questo virus», ha aggiunto il direttore dell’Oms Europa Hans Kluge, «ma bisogna considerare che quattro infetti su cinque hanno sintomi lievi e guariscono. Il tasso di mortalità di una normale influenza è leggermente inferiore a quello del nuovo coronavirus, che ora è pari al 2%, ma è sceso all’1% in Cina. E i decessi si registrano soprattutto in soggetti sopra i 65 anni, con un sistema immunitario debole, persone che sono vulnerabili anche rispetto a una normale influenza