Il Coronavirus è arrivato e uccide: abbiamo sottovalutato il problema, ora dobbiamo tutti fare di più perché questa è una emergenza seria

Questo articolo in breve

E’ accaduto ciò che si temeva, il Coronavirus è arrivato in Italia e ha dimostrato che può uccidere. Il timore, tra l’altro, è che questa sia solo la punta dell’iceberg perché il Coronavirus si diffonde con facilità.

MINIMIZZARE E’ STATO UN BENE O MALE? Il virus si conosceva dai primi di gennaio, ma solo dopo i casi di Roma c’è stata una presa di coscienza e il Governo ha chiuso gli accessi a tutti gli aerei provenienti dalla Cina. Poi quando i casi si sono limitati ai tre di Roma e si è tornati a parlare di altro dando l’impressione che il problema fosse già superato. Errore perché tutti hanno abbassato la guardia, a partire dai media. Si capisce anche dalle parole dell’uomo che per alcune ore è stato considerato il “paziente zero” (colui che ha portato il virus in Italia) salvo poi scoprire che lui il virus non ce l’aveva: «fino a ieri sera alle 11 mangiavo e bevevo, non sapevo niente di questo virus», ha detto a “Milanotoday” l’uomo tornato dalla Cina il 21 gennaio. Dimostra la superficialità con cui è stato affrontato il problema: chi tornava dalla Cina (da dove è partito tutto) non poteva non sapeva nulla del virus. Si è scelto di minimizzare mentre si doveva spiegare che ci si trovavamo di fronte a una emergenza mondiale seria.

FIDARSI DELL’AUTOGESTIONE? E’ stato un grande errore a livello mondiale, non solo in Italia. Sin dall’inizio non si è scelta l’obbligatorietà dell’isolamento per chiunque arrivasse dalla Cina (a parte i pochi rinchiusi alla Cecchignola), preferendo l’isolamento “consigliato”, “fiduciario”, senza troppi controlli. Insomma, doveva essere il viaggiatore a gestirsi: negli aeroporti venivano solo forniti dei volantini dove si chiedeva di isolarsi “volontariamente”. Nulla di più. Mentre in Cina isolavano città da milioni di persone, noi parlavamo di Sanremo e di Renzi… Tra l’altro l’autogestione è difficile: appena il Governo ha isolato le aree interessate, un 27enne è fuggito da Codogno per tornare a casa in Irpinia, rischiando di fare danni. Perché questo bisogna capirlo: si può avere il virus anche senza averne sintomi e quindi si può contagiare chiunque.

SI DOVEVA FARE DI PIU’: L’Italia ha bloccato i voli dalla Cina, ma non quelli dagli altri Paesi e dunque per chi tornava dalla Cina bastava fare scalo in un altro Paese. Nulla o quasi per gli altri fronti, da quelli in auto a quelli in mare. Controlli? Solo lo scanner termico che si è rivelato inutile anche perché ad essere contagioso è risultato anche chi era asintomatico, un fatto che il virologo Roberto Burioni aveva denunciato ai primi di gennaio a gran voce senza essere ascoltato: «era facile avere ragione perché bastava leggere i lavori scientifici e le notizie affidabili, senza gli occhi offuscati dall’ideologia o da secondi fini», ha scritto sul blog Medical facts e su Facebook ribadisce la necessità dell’isolamento obbligatorio: «spero che i politici lo capiscano perché le conseguenze di un errore sarebbero irreparabili».

IL GOVERNO: Solo dopo le decine di casi accertati, il Governo ha predisposto l’isolamento obbligatorio (con multe e possibile arresto fino a 3 mesi) delle città focolaio, degli immigrati irregolari (come la O.Vikings), la chiusura delle scuole, dei locali, delle manifestazioni ludiche dando l’impressione di aver compreso l’emergenza. Il premier Giuseppe Conte spiega di aver preso tutte le decisioni necessarie per arginare una situazione drammatica basandosi sui pareri degli esperti. Il ministro della Salute Roberto Speranza confida sulla nostra Sanità pubblica: «siamo convinti che il Servizio Sanitario Nazionale Italiano sia all’altezza di questa sfida». Ha ragione, perché lo “Spallanzani”, il “Sacco” e tutte le strutture e i medici coinvolti si sono dimostrati all’altezza. Il problema è che l’Italia è grande e finché si tratta di pochi casi si possono gestire i casi più gravi in terapia intensiva e con delle cure (dei sintomi, perché il virus non ha ancora una cura) ad hoc, ma se questi diventano troppi non c’è posto per tutti. Anche perché la politica in passato non ha gestito al meglio la sanità (vedi pagina accanto) e molti Ospedali sono chiusi (vanno riaperti subito per prepararli in caso di bisogno).

LA PROCEDURA: Il lavoro è quello di isolare tutti i contagiati, chi ha avuto a che fare con loro e chi vive nelle loro zone. Una procedura standard usata anche per altre infezioni pericolose come tubercolosi o meningite. Queste sono le settimane peggiori perché l’incubazione è di 14 giorni e i contagiati si possono più o meno gestire (la speranza ce la danno i tre pazienti gestiti dallo “Spallanzani” che sono guariti) a meno che non ci siano altre problematiche che il virus potrebbe peggiorare. Bisogna rimanere in casa, non avere contatti se non con mascherine (o comunque con la bocca coperta) e non toccare nulla, e se si sospetta di qualcosa chiamare il numero 1500, il 118 o il medico di base. E’ sconsigliato recarsi al Pronto Soccorso se non ce n’è bisogno. Nel caso sono loro a venire.

ETA’: Il Chinese Centre for Disease Control and Prevention riporta che l’80,9% delle infezioni è lieve, il 13,8% è grave, nel 4,7% sono casi critici con sintomi come insufficienza respiratoria, shock settico o insufficienza multiorgano. L’86% dei pazienti ha tra i 30 e i 79 anni, il rischio di morte è maggiore tra gli uomini (2,8%) che tra le donne (1,7%), e il tasso di mortalità passa dallo 0,2% tra 10 e 39 anni al 14,8% sopra gli 80 con una media totale intorno al 3%.

LA TERAPIA: Non c’è un farmaco né un vaccino, anche se in Cina stanno testando l’utilizzo di clorochina, un antimalarico, e il lopinavir/ ritonavir, una combinazione di due farmaci usata con successo contro l’HIV e la Sars. Si sta testando anche l’uso di anticorpi contenuti nel plasma di persone guarite dall’infezione. In casi gravi può essere utilizzato l’Ecmo, l’ossigenazione extracorporea. «Se si viene ben assistiti in ospedale con l’ossigeno, si può sopravvivere anche con polmoni che funzionano al 5-10%. In qualche giorno, se le cose vanno bene, il corpo dovrebbe reagire e sconfiggere il virus», spiega Antonella Castagna, infettivologa del San Raffaele di Milano.