Alcuni cinesi mangiano davvero ogni schifezza

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Viviamo in un mondo folle in cui i cinesi mangiano per tradizione animali che noi consideriamo da compagnia, come il cane o il gatto, e pure bestie selvatiche, persino vive, eppure ) quando glielo fai notare essi si offendono dichiarandosi pubblicamente oltraggiati. Affermare la verità è diventato un crimine: si finisce direttamente alla gogna.

È accaduto nelle ultime ore al governatore del Veneto Luca Zaia, il quale venerdì sera, ospite in una trasmissione televisiva di Antenna 3, ha sottolineato che i cinesi hanno abitudini alimentari ed igieniche molto diverse dalle nostre e che sono avvezzi altresì a cibarsi di topi, persino vivi e vegeti. Nulla di falso, tanto è vero che sul web pullulano filmati in cui gente con gli occhi a mandorla ingurgita pipistrelli e roditori che vengono macellati direttamente nelle fauci di chi li addenta come fossero eccellenti prelibatezze.

Tuttavia, l’ambasciata di Pechino è insorta contro il presidente della Regione Veneto: «Un politico italiano non ha risparmiato calunnie sul popolo cinese. Si tratta di offese gratuite che ci lasciano basiti». Strano che il corpo diplomatico cinese disconosca i comuni usi culinari del proprio Paese, prendendone addirittura le distanze, e ci voglia fare credere magari che da quelle parti vada per la maggiore la cucina mediterranea. Ma non soltanto i cinesi se la sono presa con Zaia, pure i grillini si sono scatenati contro il leghista. Danilo Toninelli, il collezionatore di esilaranti gaffe, ha definito la frase incriminata di Zaia «uno stupido autogol», il leaderino del M5S, Vito Crimi, invece ha tacciato il governatore di «razzismo ripugnante».

L’UNICO ERRORE L’unico errore compiuto da Zaia è stato quello di scusarsi. Poiché non si può, o non si dovrebbe, chiedere venia per avere detto nient’altro che il vero. «Quella frase mi è uscita male e se qualcuno si sente offeso, mi scuso. Non era mia intenzione fare il qualunquista e tantomeno generalizzare. Intendevo fare una riflessione più compiuta con l’intenzione di parlare delle fake news e dei video che hanno girato prima che l’epidemia arrivasse da noi». Chiariamo subito un concetto: i video in cui si vedono cittadini cinesi intenti a ingozzarsi di topi e roba simile non sono finti. Insomma, non si tratta di sorci di zucchero o di marzapane. Inoltre, è reale, provato e conclamato che in certi mercati di quel Paese, così come in altre zone dell’Asia, è facile comprare serpenti,meduse, stelle marine, roditori, pipistrelli e altri animali cotti e crudi, pronti per essere gustati. Ed è assolutamente normale che questo ci ripugni, dal momento che i nostri piatti tipici sono la carbonara e la pizza margherita e non il cervello di scimmia (oggi vietato eppure servito tuttora in alcuni ristoranti della Cina meridionale), l’uovo centenario (uovo di anatra conservato per alcuni mesi a marcire prima di essere consumato) e gli spiedini di topolini appena nati o di larve. Se ciò che ha dichiarato Zaia venerdì sera non è che una gigantesca balla, un misero pregiudizio, allora perché mai la scorsa settimana i vertici dell’Assemblea nazionale cinese, che corrisponde al nostro Parlamento, hanno annunciato di volere emanare una legge che bandisca immediatamente, a tutela della vita e della salute delle persone, il commercio di animali selvatici ed esotici a fini alimentari?

E perché mai soltanto negli ultimi giorni è stato vietato il consumo di cani (ogni anno laggiù ne vengono macellati 30milioni) e gatti nonché di serpenti, tartarughe, topi, rane ed insetti,inseriti tutti in una lista nera? Insomma, ci spieghino i cinesi (prima di sentirsi calunniati) per quale motivo, se davvero queste specie non giungono sulle loro tavole, le autorità ne hanno appena proscritto l’utilizzo. Ecco cosa si legge sul nuovo regolamento: «Mettere al bando il consumo di animali selvatici è una pratica comune dei Paesi sviluppati e una necessità universale della civiltà moderna». Basta tutto questo per provare il fatto incontrovertibile che in Cina i sorci vengono ingeriti. Eccome.

IL VIRUS STRISCIA Il coronavirus ha prodotto immensi danni ma pure qualcosa di buono: finalmente i cinesi si sono resi conto che il Festival della carne di cane, che si svolge ogni anno nel mese di giugno per dieci giorni, è una mattanza disgustosa. Indegna di un Paese civile. Che l’epicentro della malattia con la quale pure noi ora ci troviamo, nostro malgrado, a fare i conti sia il mercato del pesce di Huanan, a Wuhan,non è un mistero.

Secondo uno studio pubblicato su Journal of Medical Virology, un ruolo importante nella diffusione del coronavirus è stato giocato dai serpenti, «i più probabili serbatoi del virus 2019nCoV» i quali vengono abitualmente mangiati da milioni di cinesi. Molti individui contagiati si erano nutriti di bestie acquistate al mercato di Wuhan, poi chiuso, dove venivano vendute pietanze pronte al consumo a base di animali selvatici (cotti e crudi)accanto ai banchi di maiali,molluschi, coccodrilli, pipistrelli e simili. Senza alcun rispetto delle basilari norme igieniche. Non è escluso peraltro che il virus, prima di essere trasmesso all’uomo, sia passato proprio dai pipistrelli ai serpenti (ospiti secondari o intermediari). E ora qualcuno ha anche il barbaro coraggio di prendersela con Zaia, il quale deve fronteggiare un’emergenza sanitaria in Veneto poiché a Wuhan fino a ieri coloro che andavano ghiotti di queste schifezze potevano farne indigestione.