Prima di tutto i numeri, che non sono quelli di un bollettino di guerra,ma di una battaglia in corso. Le persone che hanno contratto il virus sono 1694, al momento 1577 risultano positive. I pazienti guariti sono 83, mentre i deceduti 34,anche se la connessione conl’epidemia è tutta da accertare. Il conto della Protezione civile,illustrato da Angelo Borrelli, dovrà essere confermato dall’Istituto Superiore di Sanità, a cui spetta il compito di stabilire le effettive cause dei decessi (5 quelli registrati ieri). Un dettaglio, quest’ultimo,da non sottovalutare.
Ad oggi sono 534 i casi di Coronavirus validati dall’Iss, su un totale di 544 esaminati, spiega l’epidemiologo GianniRezza dell’Istituto Superiore di Sanità. OFFENSIVA Dunque «l’offensiva» del Coronavirus non sembra fermarsi, quasi 500 il numero dei nuovi contagiati nelle ultime 24 ore, ma è altrettanto vero che le guarigioni (33 in più quelle rispetto al bollettino precedente)legittimano un cauto ottimismo. Nonostante ciò quella che inizia oggi sarà una settimana molto intensa, se non addirittura decisiva. «I casi di positività sono destinati ad aumentare», spiega il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri. Dello stesso avviso Rezza: «Vediamo un’accelerazione nel numero dei nuovi casi».
Nel dettaglio sono 798 i contagiati in isolamento domiciliare, senza sintomi, mentre 639 i ricoverati con sintomi. Il 9%, 140 persone di cui 106 in Lombardia, si trova in terapia intensiva. Scorporando i numeri per regione,i casi accertati di Coronavirus in Lombardia sono 984, 285 in Emilia-Romagna, 263 in Veneto, 25 in Liguria, 17 in Campania, 49 in Piemonte, 13 in Toscana, 25 nelle Marche, 6 nel Lazio, 9 in Sicilia (la Regione parla invece di 7), 4 in Puglia, 5 in Abruzzo, uno in Calabria e nella Provincia autonoma di Bolzano.
In Piemonte è stato chiuso, in via precauzionale, il pronto soccorso di Tortona. E della situazione dei nosocomi, in particolare della necessità o meno di nuove strutture, ne ha parlato anche il capo della Protezione civile. «Noi dobbiamo essere pronti a ogni evenienza, dovessimo aver bisogno siamo pronti, abbiamo fatto tanti scenari e simulazioni», sostiene Borrelli, «ci sono tanti ospedali che hanno piani chiusi, per via di accorpamenti che sono stati fatti con il ridimensionamento sanitario. Guardiamo prima alle strutture esistenti, sono le cose più semplici da mettere in campo». Però l’ipotesi di realizzare un’ospedale «usa e getta» sul modello di Wuhan, in Cina, non è così peregrina. «Se dovesse esserci l’emergenza siamo pronti a gestire anche con le strutture temporanee, ma non bisogna dire che ci prepariamo a fare nuovi ospedali, noi dobbiamo essere già pronti prima di pensare all’esigenza». E sela Protezione civile ragiona sul futuro, in Lombardia si aggredisce il presente.
«Questo non è il momento delle polemiche, quindi benissimo gli specializzandi come i medici in quiescenza»,afferma l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, ribadendo la volontà di voler assumere i medici in pensione, nonostante la contrarietà del direttore del laboratorio di Virologia dell’ospedale Sacco, Maria Rita Gismondo. «C’è un tema di medici qualificati, perché per operare in Rianimazione occorre disporre di competenze specifiche», spiega l’amministratore lombardo, «questo sì,ma stiamo scorrendo anche gli elenchi dei medici specializzandi». «Sono d’accordo con la professoressa Gismondi, servono nuove leve ma è utile anche richiamare i medici dalla pensione poiché hanno esperienza», sostiene Sileri.
EX CASERMA Per quanto riguarda il presidio di Baggio, ex ospedale militare di Milano, Gallera ha spiegato che lì «andranno i pazienti che possono essere dimessi ma non sono ancora negativi al tampone, e che non possono andare al loro domicilio». Nel frattempo,in modo da non stressare ulteriormente il sistema regionale della Sanità,i privati scendono in campo. «Abbiamo incontrato tutti i responsabili delle strutture ospedaliere private accreditate, che hanno un Dea o Pronto Soccorso», spiega Gallera, «e abbiamo raccolto una totale e assoluta disponibilità a mettere a disposizione i posti letto nelle terapie intensive»