Bevono dallo stesso calice Raduno infetta il paese

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A cercare di rallegrare un po’ la situazione ci pensano i ragazzi-comici di Casa Surace. Daniele e Beppe che con nonna Rosetta qui vivono, a Sala Consilina, la cittadina in provincia di Salerno diventata all’improvviso focolaio di corna virus.

Dall’esilio nelle proprie abitazioni, provano a strappare un sorriso alle ventimila persone recluse per decreto del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. Che, oltre a Sala, ha messo in quarantena gli abitanti di Polla, Caggiano (qui per fare la spesa si può uscire solo una volta a settimana) e Atena per “colpa” di un calice, dal quale avrebbero bevuto, infettandosi, i partecipanti di due raduni neocatecumenali che si sono svolti a fine febbraio in un hotel di Atena e ai primi di marzo nella chiesa di San Rocco a Sala Consilina.

È la prima “zona rossa” del Sud, dove i divieti vanno oltre quelli del decreto Conte, insieme al comune di Ariano Irpino in provincia di Avellino. Qui, attraverso un megafono, si invitano i cittadini a restare a casa. In tutto, in Campania,il decreto riguarda 40mila persone, che sembra stiano rispondendo bene alle restrizioni, visto che di mezzo c’è la salute. «Era una misura necessaria per arginare i contagi», sintetizza Francesco Cavallone, sindaco di Sala Consilina. Le industrie del Vallo di Diano, l’area dove ricadono i comuni destinatari delle misure restrittive, hanno chiuso i battenti, una sartoria si è messa a confezionare mascherine da distribuire a chi ne ha bisogno, le strade, deserte, sono presidiate dalle forze dell’ordine, l’atmosfera è spettrale. Troppi i casi positivi (11 nella sola Sala Consilina) che hanno spinto il governatore a chiudere i “confini” e a predisporre i controlli per circa un centinaio di persone venute a contatto con i credenti. Un governatore “furioso” che ha giudicato «irresponsabili» gli organizzatori degli incontri e chiesto «denunce penali» all’indirizzo dei partecipanti.

L’ultimo bollettino della Campania parla di 400 contagiati. E il timore che crescano i numeri è alla base della riconversione dell’ospedale Loreto Mare in ospedale Covid-19: 120 posti letto disponibili da oggi. Pure la Sicilia sta correndo ai riparti. Ieri, per dire, sono stati selezionati 350 medici da distribuire negli ospedali siciliani, territorio in cui i contagiati sono la metà di quelli campani e i morti sono tre. L’isola ora è inaccessibile per via del blocco dei collegamenti deciso dal ministero dei Trasporti, mentre Nello Musumeci, presidente della Regione, ha chiesto l’utilizzo dell’Esercito per aiutare la Protezione civile. Nella nonpiù vicina Calabria, i contagiati sono 89, e le misure rigidissime.

A Reggio Calabria, per esempio, sono stati “chiusi” lungomare, piazze e cimiteri. E così a Catanzaro. Una task force per l’emergenza è stata istituita dalla governatrice Iole Santelli. La Puglia di Michele Emiliano, a quota 212 contagi, si attrezza isolando le strutture destinate alla cura dei malati di Covid- 19 rivedendo il piano ospedaliero. «Abbiamo sospeso tutte le attività ospedaliere e territoriali non urgenti, anche per evitare che attendendo in una sala di attesa i pazienti potessero contagiarsi. Un’altra cosa fondamentale: in ospedale si entra solo con il 118», ha spiegato il governatore. Tredici gli infetti in Basilicata, l’ultimo riguarda un paziente già ricoverato al San Carlo di Potenza e risultato positivo al tampone.