Coronavirus, Conte ipotizza proroga della quarantena oltre il 3 aprile

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Il presidente del Consiglio sta studiando il modo di prorogare la data di scadenza delle misure di lockdown e quarantena, avendo ben presente che le ipotesi di riaprire il 25 marzo e il 3 aprile ormai sono passate

Giuseppe Conte studia la chiusura a oltranza oltre la data del 3 aprile per l’emergenza Coronavirus. Un retroscena a firma di Ilario Lombardo sulla Stampa dice che il presidente del Consiglio sta studiando il modo di prorogare la data di scadenza delle misure di lockdown e quarantena, avendo ben presente che le ipotesi di riaprie il 25 marzo o il 3 aprile ormai sono già passate:

Le vittime continuano a salire, i contagiati sono sempre di più, le terapie intensive sono allo stremo. Eppure si percepisce un fragile ottimismo nel governo. La speranza è che la curva dei positivi arresti la salita. Se, come dicono molti scienziati, il picco sarà entro domenica, il contenimento avrebbe dato i suoi frutti. «Questa è la settimana decisiva», ripete Conte che ha già chiaro quello che gli esperti sanno da sempre: il 3 aprile nulla o quasi verrà riaperto. Salvo miracoli, la data di scadenza fissata nei decreti non sarà rispettata.

La chiusura delle scuole sarà prorogata e così i divieti per attività non essenziali.
L’esempio cinese suggerisce di diluire nel tempo le riaperture, per evitare di scatenare una nuova e incontrollata diffusione del virus. Le immagini della metropolitana di Milano affollata, anche a causa della riduzione delle corse che sta costringendo i pendolari ad ammassarsi, sono la fotografia di un Paese che non ovunque riesce a fermarsi come dovrebbe. E così il Viminale è costretto a minacciare di irrigidire controlli e sanzioni, già in forte aumento, per chi esce di casa senza motivo.

Conte deve anche trovare un equilibrio nella gestione dell’emergenza nei singoli territori. Ma se una decina di giorni fa il governo centrale si era impuntato contro ogni iniziativa individuale, ora Roma appare più propensa a chiudere un occhio di fronte alle ordinanze di governatori e sindaci. In Veneto Luca Zaia tira dritto e, ispirato dal format sudcoreano, punta a fare tamponi su tutta la popolazione, in contrasto con le direttive scientifiche del comitato nazionale.

Vincenzo De Luca, a caccia di focolai da spegnere, ha dichiarato zona rossa altri 4 comuni della Campania e chiede l’intervento dell’esercito contro gli assembramenti e la trasgressione dei divieti. Lo stesso chiedono con una lettera al premier e al ministero della Difesa tutti i comuni della provincia di Cosenza, mentre la governatrice Jole Santelli riduce il trasporto locale e sull’esempio del collega campano ha già sigillato due paesi che hanno registrato un’impennata preoccupante di casi.