“Paura, isolamento e dolore. Molti cadranno per lo stress”

Questo articolo in breve

Ci sono gli eroi che danno forza, gli angeli con la mascherina (quando possono disporne). Ma poi c’è la rivoluzione del tempo e della libertà: il tempo diventato infinito, la libertà ridotta a una casa o a una stanza.

Da oggi il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi metterà a disposizione sul proprio sito 4mila professionisti on-line, per un consulto telefonico ai cittadini, il primo gratuito. Questo anche perché, come ci spiega David Lazzari, il presidente, «ci aspettiamo che l’andamento dal punto di vista psicologico sia opposto a quello medico: man mano che andranno avanti le restrizioni, il disagio psicologico emergerà. Abbiamo avuto miriadi di richieste. Da domani pubblicheremo sul nostro sito anche una guida anti-stress»: per gestire sacrificio e paura.

Professor Lazzari, come può una società che non ha più memoria del sacrificio affrontare un periodo di cambiamento radicale di abitudini destinato a prolungarsi?

«Ci siamo spesso trovati a dire: Fermate questa giostra, voglio scendere! Qui è accaduto un po’ questo: siamo scesi dalla giostra. E questo ci offre un’opportunità unica prima che la giostra riparta. E magari potrebbe ripartire per ognuno di noi in modo diverso. Veniamo da una realtà accelerata che non ci consente di pensare. Dobbiamo cogliere l’elemento positivo che questa situazione ci offre. E ricordarci che tutti siamo soccorritori e tutti vittime».

I ricordi di chi ha vissuto la guerra si stanno assottigliando sempre di più. A che cosa si può fare appello?

«Da allora è la prima volta che ci troviamo in una dimensione sociale totalizzante. Siamo isolati fisicamente ma non soli. Si può essere isolati ma non soli. È fondamentale anche la creatività, e l’ironia. Tutto ciò che è creativo alleggerisce e crea coesione. L’elemento essenziale è la resilienza».

Ci può spiegare meglio il significato di una parola che non è ancora entrata nel lessico quotidiano di tutti?

«È la capacità di affrontare con spirito costruttivo le situazioni negative. La casa può essere prigione o rifugio. Se la vedo come rifugio attribuisco un valore positivo. Anche questo tempo che è diventato un tempo lento a cui non siamo abituati: posso dargli valore negativo come tempo perso, ma può diventare tempo ritrovato, tempo nuovo. Sono due modi legittimi di leggere le situazioni, non inventiamo niente, non sto dicendo che l’acqua è vino».

Come legge l’atteggiamento di chi nega l’emergenza?

«In questa fase chi non protegge se stesso non protegge gli altri e quindi non è solo una scelta individuale. Diventa un problema di tenuta della collettività».

Che rapporto aver con la paura?

«La paura ci protegge e ci consiglia, ma ci serve una paura giusta ed equilibrata. Con la nostra guida vogliamo insegnare ai cittadini ad aiutarsi da soli. Ma quando non basta diciamo: non vergognatevi di chiedere aiuto».

E come si sta modificando il rapporto con la morte?

«Sta certamente cambiando. Abbiamo sviluppato un bisogno di invulnerabilità eccessivo e controproducente, ricordarci che siamo tutti vulnerabili ci dà una dimensione più umana. Per i rapporti affettivi sarà una prova della verità. Sia nella convivenza che nelle relazioni a distanza. Possiamo imparare a riannodare i fili. Imparare a essere vicini anche da lontani, dire quelle cose che non siamo abituati a dirci.

Molti che vivono la malattia a casa lamentano la mancanza di un sostegno.

«C’è bisogno di rinforzare la rete pubblica. È evidente che possiamo fare psicologi online, teleconsulti, ma la nostra iniziativa si affianca ma non sostituisce il servizio pubblico e la Protezione Civile. Penso alle tante persone che hanno subito lutti, a medici e infermieri sotto pressione. Il decreto del 9 marzo prevede il reclutamento negli ospedali anche di psicologi. La ritengo una necessità».