Africani e rom si prendono le case popolari: il racket delle occupazioni lucra sul coronavirus

Sciacalli in azione a Milano per appropriarsi delle case popolari e poi lucrarci sopra. In questi giorni, in cui tutti sono alle prese con le emergenze dettate dal coronavirus, infatti, in città è ripreso con forza il fenomeno delle occupazioni abusive. Le modalità sono sempre le stesse: nordafricani e rom in combutta sfondano le porte degli appartamenti, ci mettono dentro una donna nomade con prole al seguito, che è di fatto intoccabile, e poi aspettano il momento giusto per mandarla via e consegnare la casa occupata al vero destinatario. Un meccanismo criminale che Milano aveva già conosciuto e che era riuscita a debellare grazie alla collaborazione tra istituzioni, forze dell’ordine e cittadini. Ma che ora torna a prendere piede.

Il coronavirus rianima il racket delle occupazioni

A darne notizia è stata l’edizione milanese del Corriere della Sera. In particolare, il giornalista Andrea Galli, che firma l’articolo, racconta la vicenda delle case popolari dell’Aler in via degli Etruschi 4, quartiere di Calvairate-Molise. Sono considerate un “baluardo” – spiega Galli – grazie alla presenza di Teobaldo Rocca, inquilino 62enne e “capo riconosciuto dei difensori”. Rocca aveva messo in piedi un sistema di allarmi e controllo di vicinato che aveva tenuto alla larga il racket da questi palazzi. Ma anche quel sistema di tutela del bene pubblico e dei cittadini, ora, causa coronavirus, non regge più. E i “ladri di case” sono tornati, con quel metodo rodato e a prova di sgomberi descritto prima.

E ora ci si aspetta anche il ritorno degli antagonisti

Tra questo e i quartieri di Lorenteggio, Giambellino e San Siro nelle ultime due settimane, riferisce ancora il Corsera, sono state contate 45-50 occupazioni di questo genere. “Un conto da lasciare in sospeso, tanto probabilmente aumenterà”, sottolinea il giornalista, ricostruendo la “matrice mista” delle occupazioni con “nordafricani che creano varchi e romeni che si infilano” e avvertendo sulla concreta possibilità che ora si “rianimi quel fronte antagonista (che sulla pelle dei disperati crea propaganda), indebolito dalla catena di inchieste, arresti, denunce”.