Beppe Convertini la mia quarantena, confessione su Linea Verde: “Avevamo paura”

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Va in onda tutti i giorni, suo malgrado. Beppe Converting conduttore di Linea Verde con Ingrid Muccitelli e Peppone, avrebbe preferito che il palinsesto di Rai Uno non venisse sconvolto dall’emergenza legata alla diffusione del Coronavirus. Perché in questi giorni il programma, che di solito va in onda la domenica, viene invece trasmesso tutti i giorni al posto della Prova del cuoco, anche con spezzoni di puntate già trasmesse.

«L’unica consolazione di tutto questo», dice Convertini, «è che in un momento così drammatico se non altro il pubblico può imparare qualcosa in più del nostro grande Paese, fatto di eccellenze enogastronomiche, di luoghi incantevoli spesso sconosciuti e soprattutto di storie, di grandi uomini e grandi donne. E bello che tanti altri telespettatori possano scoprire l’Italia, che è davvero il posto più bello del mondo e non mi riferisco agli itinerari classici, quelli turistici. Anch’io, da quando lavoro a questa trasmissione, ho scoperto dei luoghi unici, originali. Esistono dei borghi antichi sperduti che sono dei veri e propri gioielli e hanno le loro tradizioni da non disperdere. Penso alla cucina: quella italiana è la migliore del mondo, di certo la più variegata».

«E per questo», continua Converting «io mi auguro che tutti consumino i prodotti italiani, soprattutto adesso. Serve per sostenere il sacrificio di quegli allevatori e agricoltori che ci consentono di avere cibo sulle tavole. Non dimentichiamo che stanno lavorando per noi anche adesso. Mi permetto di aggiungere che quando questa emergenza finirà, perché prima o poi finirà dobbiamo scegliere l’Italia anche come meta di vacanza. Tutto questo lo pensavo già prima di questo momento, ma oggi a maggior ragione spero di non essere l’unico. Aiutiamoci dunque ad aiutarci».

A proposito di vacanze: durante la scorsa estate lei non è partito ed è rimasto a Roma per condurre La vita in diretta estate. Da settembre, ha iniziato a viaggiare per l’Italia in lungo e in largo. Come sta trascorrendo l’isolamento? Sta ricalibrando tutte le sue abitudini?

«Al cambiamento sono abituato. Io ho sempre viaggiato tantissimo e ora è più di un mese che non mi muovo da casa. Anche in estate mi concedevo dei weekend fuori. Ora ho smesso di lavorare, dunque di viaggiare, almeno per ora. Fortunatamente grazie alla meravigliosa squadra che lavora dietro le telecamere avevamo registrato parecchie puntate inedite che andranno in onda la domenica. Dunque in questi giorni mi sto creando abitudini nuove, sì. All’inizio, non lo nascondo, per me è stato tutto molto strano: mi mancava tutto. Dal contatto con i miei colleghi, al fatto di prendere treni, aerei, all’essere costantemente in movimento. Ovviamente mi sono adeguato alle regole, non solo perché l’ha deciso lo Stato, ma perché è giusto, per tutelare la nostra salute e quella degli altri».un sacrifìcio, però.

«Sì, ma in confronto a quelli che combattono la malattia quotidianamente, è davvero minimo. Se penso ai medici e agli infermieri in prima linea, non mi pesa stare in casa. Non uscire è ormai un dovere morale. Poi vuole sapere se è facile? No, non lo è. Per me come per nessuno. Ma sto sfruttando queste giornate per crearle, delle nuove abitudini».

Dunque a livello pratico come si svolgono le sue giornate casalinghe?

«Tutto quello che rimandavo per la fretta quotidiana oggi trova nuovo spazio. Penso alla lettura: prima ci impiegavo molto più tempo a leggere un libro, oggi lo faccio più spesso, non solo la sera prima di mettermi a dormire. Poi cucino. Sono fortunato perché ho un piccolo terrazzino e la mattina mi dedico al giardinaggio. Se il meteo me lo consente, poi, all’ora di pranzo apparecchio fuori. Guardo molti film e non trascuro l’attività fìsica. Mi alleno in casa. E poi mi ritrovo molto spesso a pregare

E l’unico momento in cui spengo il televisore che è fisso sui telegiornali: ero un appassionato anche prima, ma oggi vivo di notizie ancora di più».

Non ha pensato di raggiungere la sua famiglia a Martina Franca?

«L’ho pensato eccome. Ma solo per un attimo. Non l’ho fatto per tutelare la salute di mia mamma, che oggi ha ot- tantadue anni. La sento tutti i giorni più volte al giorno e grazie alle mie sorelle, che sono più abili con la tecnologia posso anche videochiamarla. Mi rendo conto di quello che hanno provato quei giovani dal Nord che hanno scelto di tornare a casa dalle famiglie, perché la distanza oggi pesa ancora di più. Ma se il virus si è diffuso anche al Sud è proprio perché troppe persone hanno avuto un atteggiamento incauto, per sé e per gli altri. Non condanno nessuno, capisco che non si voglia stare da soli. Ma è necessario».

Personalmente ha mai temuto di essere contagiato?

«No. E non perché sia superficiale. So che può capitare a tutti di essere contagiati, ma io rispetto tutte le regole di comportamento. Quelle rare volte in cui esco, solo per andare al supermercato o in farmacia, una volta a settimana, ho anche timore. So che devo stare più attento del solito ma al tempo stesso mi dico che davvero andrà tutto bene. Ho fatto mio quello slogan perché voglio mantenere un atteggiamento ottimista. So che di lati positivi, in questa situazione, non ce sono molti. Anzi quasi nessuno. Però solo il fatto che ci sia meno inquinamento, in tutto il mondo, mi rende felice. E soprattutto penso che i rapporti umani ne beneficeranno, a lungo termine. I valori di una volta si stanno riscoprendo piano piano: oggi i legami tra le persone sono molto più solidi, la solidarietà non esiste solo a parole. E la condivisione del tempo, anche solo al telefono, diventa ancora più preziosa».