Carlo Conti, l’8 Maggio presenterà il David

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Prima di uscire per andare a fare la spesa nei negozietti vicino a casa Carlo Conti passa al vaglio del figlio Matteo, di 6 anni e mezzo. «È lui che controlla che io sia protetto, che indossi la mascherina nel modo corretto e che mi infili i guanti. È attento, sa che bisogna essere prudenti. E nella preghierina della sera un pensiero, un “Aiutataci a sconfiggere questo virus”, lo rivolge sempre a nostro Signore », racconta il conduttore di Raiuno che sta trascorrendo la quarantena a Firenze, la sua città natale, con la moglie Francesca e il loro bambino. «Esco una volta alla settimana per fare rifornimento di ciò che serve e in pochi metri riesco a comprare il necessario.

Francesca cucina benissimo e in questi giorni sta dando prova delle sua arte: con Matteo spesso si diletta con qualche dolce, soprattutto lingue di gatto e crostate, mentre a me e a lui capita di preparare e guarnire la pizza», racconta e mentre parla si sente il cinguettare degli uccellini in sottofondo. «Siamo davvero fortunati, anzi privilegiati, perché, oltre a essere insieme, abbiamo uno spazio esterno dove, quando il tempo lo permette, trascorriamo all’aria aperta le giornate di questa quarantena. Adesso, per esempio, Matteo sta giocando e io, mentre parlo con te, prendo qualche raggio di sole», spiega Conti. «Noi tre siamo abituati a stare tanto insieme, certo non 24 ore su 24 come accade ora, ma l’armonia c’è sempre.

Noi e i nostri cari siamo in salute, per fortuna, è come se stessimo vivendo un lunghissimo weekend, nel quale coltiviamo ancora di più il calore della famiglia, che è un bene prezioso. Ma il pensiero va quotidianamente a chi è solo, a chi vive dentro spazi ridottissimi, magari con due, tre figli, agli anziani, ai malati, a chi è in trincea negli ospedali e sta combattendo questo virus. E rifletto sulle preoccupazioni che attanagliano un po’ tutti, per il futuro del nostro Paese e del mondo intero. Ma sono ottimista e confido nell’uomo, nel buonsenso, nella ricerca, e spero che venga trovato quanto prima un vaccino per sconfiggere questo virus». Nonostante lo stop forzato Conti non ha smesso di lavorare. «La parte autorale è in me sempre attiva. E l’8 maggio condurrò in prima serata su Raiuno la cerimonia dei David di Donatello 2020. Sarò solo in studio, niente red carpet, niente pubblico, ma è comunque un modo per festeggiare una bella stagione del cinema italiano».

Poi il 9 giugno Conti ha un altro appuntamento al quale tiene particolarmente. «Condurrò da Assisi Con il cuore – Nel nome di Francesco, il programma a scopo benefico che si svolge annualmente nella città umbra dal 2003. Vista l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo e l’impossibilità di avere ospiti, cantanti, pubblico, come invece è avvenuto ogni anno, pensavano di rimandarlo. Ma poi i francescani ci hanno raccontato che sono tante, sempre di più le famiglie e le persone che bussano al portone del sacro convento o alle mense francescane perché stanno vivendo grandi difficoltà economiche e hanno bisogno di sostegno.

Penso alle attività che si sono fermate, alle botteghe che hanno chiuso, agli artigiani che hanno smesso di produrre e, quindi, di guadagnare. Per questo abbiamo deciso di non posticipare l’evento ma farlo subito: non sarò come di consueto nella piazza inferiore di San Francesco, bensì davanti alla Basilica. Intorno avrò solo il prato. Il nostro obiettivo è far arrivare immediatamente aiuti alle famiglie che hanno bisogno e che si rivolgono alle mense per un pasto. Per questo, durante il programma, faremo partire una raccolta di fondi», racconta il conduttore. Se pensa all’estate che verrà, Conti non fa sogni grandiosi: «Mi basterebbe riuscire a spostarmi dal piccolo paradiso di Firenze al piccolo paradiso sul mare, in Toscana, dove c’è la mia casetta. Sogno di guardare il mare e magari andare a pescare con Matteo, nel massimo rispetto delle regole, ovviamente».

Mentre chiacchieriamo, il bimbo in sottofondo continua a giocare. «Il suo retino da pesca è diventato quello per prendere le farfalle, per ammirarle ma poi lasciarle subito libere. In questi giorni ci ritroviamo spesso a studiare insieme la natura, a scoprire animaletti come lombrichi e formiche, e a guardare i fiori. E poi ci prendiamo cura delle nostre galline che ci regalano qualche uova tutti i giorni: una è bianca, una marrone, una nera. Matteo ha voluto chiamarle con i nostri nomi. La mamma è quella chiara, lui quella marrone, a me è toccata quella più scura», racconta ironizzando sulla sua pelle, costantemente con abbronzatura caraibica. Poi, orgoglioso, confida: «Sai che cosa sono riuscito a fare in questi giorni? Ho rimesso a posto lo studiolo, ho fatto ripartire il mio impianto musicale e ho ritrovato dischi meravigliosi che hanno segnato l’inizio della mia carriera.

Non ricordavo di avere il vinile originale di The Dark Side Of The Moon del 1973, e quello di Wish You Were Here, del 1975, dei miei adorati Pink Floyd, e sulle custodie ho ritrovato gli scarabocchi e le scritte dei mie compagni di classe. Quei due album contengono la musica della mia vita: li avevo comprati in un negozio di Firenze, lo stesso nel quale, tempo dopo, nel 1980, ne acquistai uno di Lucio Battisti. Quella volta mi feci fare un permesso per uscire prima da scuola e poter andare a prendere il disco che sapevo essere in uscita», ricorda Carlo. «Che bella emozione riascoltare quei brani in vinile, magari con qualche graffio, tornare indietro con la memoria e farli sentire anche a mio figlio».