Mario Cipollini si allena da casa con la sua bici fissata sui rulli

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Era gli effetti collaterali del Coronavirus c’è anche il rinvio del Giro d’Italia. La manifestazione doveva svolgersi a maggio, ma come tutto, è stata rinviata. Quella fisica. Perché il Giro d’Italia virtuale è possibile farlo. “Giro d’Italia Virtual” è stato battezzato, e si è trasformato anche in un’occasione per fare una donazione a favore della Croce Rossa, in prima linea nell’emergenza Covid 19. A volere questa iniziativa, anzi, ad avere proprio l’idea di pedalare rimanendo in casa, è stato un campione del ciclismo, Mario Cipollini, atleta che ha lottatyo con un problema al cuore, una miocardite per cui è stato operato già due volte, l’ultima il 6 febbraio.

Dopo l’intervento aveva detto che sarebbe tornato a pedale a marzo. Invece no: il Covid 19 ha bloccato tutto. «Ma il ciclismo non poteva stare a guardare », ci dice, «dovevamo fare qualcosa per tutti gli appassionati che sono rimasti spiazzati». Così Cipollini ha chiamato la Gazzetta della Sport. «Subito abbiamo accolto l’idea di Mario e avviato la raccolta fondi», ci dice Paolo Bellino, amministratore delegato e direttore generale di Rcs Sport, «l’obiettivo è raccogliere tra i cinquantamila e i centomila euro per la Croce Rossa». Per partecipare basta andare sul sitowww.giroditalia.it owww.garminvirtualride.com. Per la donazione basta cliccare www.retedeldono. it/giro. Mario, come le è venuta l’idea del Giro d’Italia Virtual? «Ai primi di marzo di solito prende il via la stagione del ciclismo. Quest’anno invece ai primi dimarzo è iniziato il blocco per il Covid 19.

L’emergenza ha devastato la Lombardia, Bergamo, Milano, luoghi che sono il cuore del ciclismo, carichi di appassionati di questo sport, in provincia di Bergamo c’è l’azienda che fa la Bianchi, bici con cui hanno corso Tazio Nuvolari, Fausto Coppi, Marco Pantani. La ferita era troppo grande». E lei, un po’ da testimonial del ciclismo, ha preso l’iniziativa. «Il punto è che il ciclismo vive di contatto diretto coi tifosi. Noi ciclisti siamo gli unici sportivi al mondo cui puoi dare una pacca sulla spalla un secondo prima della partenza o chiedere una borraccia a gara finita. E questa cosa capita da cento anni. Pensi al cordone che si sviluppa lungo il percorso del Giro d’Italia, parliamo di circa dieci milioni di persone. Anche loro danneggiate dal virus». Come funziona il Giro virtuale? «Gli appassionati, per pedalare in casa, hanno dei rulli su cui poggiano la bici.

Poi hanno una sorta di computer collegato alla bici e a un portale che si chiama Garmin. Basta andare sul sito Garmin, per trasformarsi in Avatar e percorrere il Giro. Fino al 10 maggio, ogni sabato, domenica e mercoledì, gli iscritti possono fare tappe del Giro insieme ai campioni del ciclismo, che pedalano anche loro da casa. Partecipa, per dire, anche Primoz Roglic, tra i vincitori dello scorso Giro». Domenica 10 è l’ultima occasione. «Sì, è la quarta e ultima settimana. Un’eccezione visto che di norma il Giro dura tre settimane. Il collegamento è bellissimo: ricrea le condizioni la tappa, se c’è una discesa, il rullo da casa si ammorbidisce, se c’è una salita, si indurisce.

È straordinario». L’iscrizione è gratuita? «Sì. Si sono già iscritte oltre 8.500 persone. La speranza è che, anche chi non vuole pedalare, faccia una donazione alla Croce Rossa». Lei partecipa al Giro virtuale? «Certo: la domenica c’è la tappa legend, in cui tutti si pedala coi campioni del passato che hanno dato lustro al ciclismo: Gianni Bugno, FrancescoMoser, Ivan basso, Michele Bartoli. Ci sono anche io. Mi muovo, ma non in modo competitivo, ancora non posso». È reduce dal secondo intervento al cuore: come sta andando il recupero? «Molto bene. Avrei dovuto fare un accertamento il 3 aprile, ad Ancona dove sono stato operato, ma è slittato». Come sta trascorrendo l’isolamento? «Abito a Lucca, zona verdeggiante, ho avuto una quarantena soft. In casa sono solo colmio chiwawa Ginevra, di un chilo, dorme con me. Siamo una coppia di fatto. In amore sono single. Aspetto con ansia che la vita riprenda».