Britney Spears prigioniera del padre

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Può un hashtag cambiare le sorti del mondo? O almeno quelle di una donna? È la speranza dei fan di Britney Spears, promotori del #FreeBritney, un movimento che dura da tempo ma è tornato in auge in queste settimane, rilanciato dall’account modaiolo Diet Prada – che su Instagram detta legge con oltre due milioni di follower – e influencer del calibro di Chiara Ferragni.

Scopo della petizione, liberare la popstar dal giogo paterno, cioè dalla tutela legale del signor Jamie Parnell Spears, che dal 2008, anno nero del crollo psicofisico della figlia, gestisce la sua vita come un burattinaio fa con le marionette. Da allora è lui ad amministrare il suo patrimonio di oltre 50 milioni di euro, le sue proprietà immobiliari, i contratti lavorativi, gli eventi, persino i contatti personali.

Senza il suo permesso, Britney, a 38 anni suonati, non può disporre del suo denaro, eccezion fatta per la paghetta settimanale di 1.300 euro che le viene concessa per le minutaglie. Per tutto, o quasi, le serve l’avallo di papà: per votare, scegliersi un avvocato o i membri dello staff, accettare o rifiutare una proposta lavorativa, andare fuori città, sposarsi, fare figli o vedere quelli che già ha, Jayden e Sean, affidati per il 70 per cento del tempo al suo ex Kevin Federline.

Deve chiedere l’ok anche per guidare, uscire di casa a fare shopping o due passi, figurarsi per usare i social o rilasciare interviste: prima di parlare in pubblico di qualsiasi argomento, la povera Spears deve concordare con lui cosa dire e cosa no altrimenti sono guai. Più che una tutela, insomma, una galera. Ma se si è arrivati a questo punto una ragione c’è. Per comprenderla bisogna tornare indietro e ripercorrere la storia della bimba prodigio che a 11 anni canta in Tv nello show Disney Il club di Topolino e a 17 scala le classifiche con la sua prima hit, Baby one more time.

Per un po’ va bene, benissimo: lei si esibisce vestita da collegiale con i codini e i calzettoni e i fan di mezzo mondo impazziscono. I dischi si vendono come il pane, i tour fanno il tutto esaurito, piovono soldi e ingaggi. Intanto lei cresce, cambia un po’ stile, sveste i panni della Lolita per indossare quelli (succinti) della panterona. Poi, nel 2002, il primo intoppo. La relazione con Justin Timberlake, che dura da tre anni, naufraga e Britney cade in depressione, inizia a bere troppo, a fare uso di droghe. Nel 2004, a Las Vegas, sposa il suo amico d’infanzia Jason Allen Alexander, ma il matrimonio viene annullato dopo 55 ore perché al momento del sì lei non era in grado di intendere e di volere.

Qualche mese dopo ci riprova, va all’altare con il rapper Kevin Federline e ci fa due figli, Sean nel 2005 e Jayden nel 2006. Ma l’equilibrio si rompe in fretta. Nel 2007 la coppia divorzia e la vita di Britney va a rotoli. Abusa di alcol e stupefacenti, entra in rehab ma cambia idea, esce dopo qualche ora, ricomincia a fare sciocchezze. I fotografi non le danno tregua e lei finisce sui giornali con la faccia sconvolta e la testa che si è rasata da sola perché la parrucchiera non ha voluto farlo.

Prende a ombrellate un paparazzo, colleziona multe per guida spericolata o in stato d’ebbrezza, viene immortalata al volante con il figlioletto sulle ginocchia o in discoteca senza biancheria intima. Intanto continua ad assumere qualsiasi sostanza le capiti a tiro – ecstasy, anfetamine e litri di vodka, a un certo punto pure una droga per cavalli, il clenbuterolo, che dovrebbe aiutarla a dimagrire – e un bel giorno si barrica in bagno con Sean per non riconsegnarlo a Federline. È a questo punto che viene ricoverata in un centro di igiene mentale e perde la custodia dei figli.

Con l’intento di salvarla da se stessa, il padre Jamie chiede al tribunale e ottiene la stessa tutela che in genere si riserva agli anziani affetti da demenza senile o ai malati di mente. Dovrebbe essere temporanea, durare quel tanto che basta alla cantante per rimettersi in sesto, ma viene continuamente rinnovata e oggi, dodici anni dopo, è ancora in essere. Eppure la Spears sta decisamente meglio. In questi anni si è ripulita, ha fatto quattro album, tre tour, centinaia di concerti come resident (artista fissa) a Las Vegas, ha lanciato una linea di intimo e una di profumi, guadagnato palate di milioni e ha ritrovato l’amore con il personal trainer iraniano Sam Asghari. Papà, però, non molla.

Sarà che per il suo ruolo di tutore intasca più di 10 mila euro al mese, ma non sente ragioni nemmeno se a mettersi contro di lui sono l’ex moglie Lynne, che vorrebbe partecipare alla custodia della figlia, il nipote Jayden, che sul Web ammette di volerlo morto, e l’intero mondo social. Anche Britney, che l’ha sempre giustificato e l’anno scorso ha rischiato di ricadere in depressione quando lui ha avuto problemi di salute, ora inizia a dare segni di insofferenza: non vuole più prendere gli psicofarmaci, protesta quando lui litiga con i suoi figli, secondo alcuni si rifiuterebbe persino di lavorare al nuovo album. La rottura, insomma, pare imminente. Ora la palla passa al giudice: sarà lui, nelle prossime settimane, a pronunciarsi sulla custodia. E a decidere se Britney può finalmente riprendersi la sua vita.