Come fanno gli insetti volanti a sopravvivere alla pioggia?

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Cosa succederebbe se vi toccasse correre sotto una pioggia di cocomeri che cadono a 10 metri al secondo? Probabilmente andreste poco lontano. Eppure, per un insetto, questa situazione è l’equivalente del volare sotto un acquazzone: come fanno a uscirne vivi? A questa domanda ha cercato di rispondere il bioingegnere Sunghwan Jung, della Cornell University (Usa), riprendendo con telecamere ad alta velocità farfalle, falene e libellule (insetti più a rischio nella pioggia, avendo ali molto ampie), sotto a un temporale artificiale. Microesplosione. I 10mila fotogrammi al secondo delle riprese hanno svelato il mistero: le gocce d’acqua che colpiscono questi insetti “esplodono” in minute goccioline, che in gran parte continuano il loro movimento orizzontalmente. «A causare questo strano fenomeno è la selva di microscopici “pilastrini” di chitina, alti pochi micrometri, che copre le ali degli insetti e che prima costringe la goccia ad allargarsi e poi la fora in migliaia di punti. La goccia, appiattita e forata, si “sbriciola” poi in una nuvola di sferette che riduce del 70% l’intensità dell’urto», ha spiegato Jung. Grazie a queste superfici super-idrofobiche, l’insetto è protetto dall’impatto ed evita anche di raffreddarsi troppo.