Serena Grandi shock, condannata a due anni e due mesi per bancarotta

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La voce è calma, forse un po’ rassegnata, ma il piglio è deciso. Insomma non urla, non lancia parole al vento, ma Serena Grandi si impone. Perché è arrabbiata nera: è stata condannata dal Tribunale di Rimini a due anni e due mesi per bancarotta, distrazione di beni dalla società Donna Serena Srl e irregolarità sui libri contabili.

Donna Serena era la società con cui gestiva il ristorante che aveva aperto a Borgo San Giuliano di Rimini nel 2013 e ha chiuso dopo appena un anno e mezzo («Provi lei a mettere un ristorante vicino ad altri cinque del sindaco. Mica sapevo fossero del sindaco, non l’avrei aperto il mio», dice). Il ristorante si chiamava la Locanda di Miranda, in onore di Miranda, classico erotico di Tinto Brass in cui lei era protagonista nell’85.

Serena, si è detto che abbia saputo della condanna tramite i giornali. Com’è possibile? «È stato un errore del mio vecchio avvocato, dopo averlo revocato, lui ha continuato a ricevere avvisi, doveva seguirli o almeno comunicarmeli, ma se n’è fregato.

Il mio avvocato d’ufficio non era al corrente di nulla. Ora non posso dire oltre su questo caso, coi miei nuovi avvocati abbiamo deciso di fare Appello». È accusata anche di “distrazione di beni”, cioè di aver portato via dalla società dei beni, che però lei sostiene fossero suoi. «Erano oggetti della mia vecchia casa di Roma: il letto di mio figlio, gli stendini, i miei libri.

Di cosa parliamo?». Non so: che valore possono avere? «Sì e no mille euro. Non so se ridere o piangere. Meno male che ci sarà l’Appello. Guardi, farò i miei accertamenti, non escludo segnalazioni…». Intende segnalazioni all’Ordine degli Avvocati contro il suo vecchio avvocato? «Certo, ci si deve rendere conto che è una distrazione di un avvocato che evidentemente non mi voleva così bene». Mentre l’iter giudiziario di questo processo andava avanti, lei era alle prese con questioni di salute. «Esatto, diciamo che ho perso di vista la bancarotta fraudolenta. Prima sono stata in una clinica a Roma per sottopormi a un’operazione di addomino plastica con filler al seno (un intervento di volume al seno, ndr). Lì non hanno visto nulla, ma io poi non mi sentivo bene.

Ho fatto anche il Grande fratello Vip (era fine 2017, ndr),mami sentivo strana. Così un giorno sono andata all’ospedale di Rimini, credo sia stata mia mamma che era morta da poco a mandarmi un segnale, a dirmi di farmi controllare. Insomma, all’ospedale hanno scoperto che avevo un tumore al seno di cinque centimetri. Nessuno se ne era accorto prima.

Sono stata operata due volte. Oggi devo fare una ricostruzione abbastanza pesante se voglio tornare come prima. In questo momento non so se la tenterò, ma alla fine credo che proverò a tornare come prima». Ha ripreso a lavorare: ha appena finito di girare Lei mi parla ancora, film di Pupi Avati tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Sgarbi, papà di Vittorio ed Elisabetta. «Bellissimo. Interpreto la nonna di Vittorio ed Elisabetta. La nonna in età giovanile, nel 1940, quando capisce che il figlio Giuseppe sta sposando una bellissima ragazza.

È una straordinaria storia d’amore. Sarà nelle sale credo a Natale». Ha sentito Vittorio ed Elisabetta? Come hanno commentato l’ interpretazione che ha fatto della loro nonna? «Elisabetta l’ho sempre vista sul set, con gentilezza mi ha sempre detto che era contenta che facessi quella parte, perché era perfetta per me. Mi ha detto che assomiglio molto a sua nonna, fisicamente e moralmente. “Sei una donna forte come lo era lei”, mi ha detto. Ne sono felicissima». Suo figlio Edoardo come sta? «Bene, vive in modo empatico questo momento particolare della mia vita.

Lui è a Milano. Io ho gli avvocati a Roma, ma mi sostiene molto». Lei vive a Rimini. Non pensa di trasferirsi? «Un giorno andrò vicino a Edoardo, se lui lo vorrà. Milano non è una città semplice, ma ho molti amici. E ho due sogni da realizzare: fare la regia del libro che ho scritto nel 2008, L’amante del federale. E far nascere un’altra Locanda di Miranda…». …magari a Milano. «Magari! Ma non devo essere io a tenerne i conti. Se mi dà un copione, in un’ora lo imparo, se mi fa gestire i conti di un ristorante non sono altrettanto brava».