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Piuttosto, Gattuso rimugina nervosamente ripensando ad alcuni suoi calciatori che si sono sacrificati troppo per le proprie Nazionali. Non saranno del match Hysaj e Rrahmani, rientrati con il bagaglio del contagio da Covid, Osimhen con una lussazione alla spalla che non gli permetterà di vivere da protagonista la sfida con Ibrahimovic, e Ospina che sarà convocato, ma solo per starsene in panchina: ha lamentato un problema muscolare nella Nazionale colombiana.

E meno male che Bakayoko (altro ex della gara) è guarito dall’attacco influenzale e potrà essere della sfida, altrimenti Ringhio avrebbe dovuto rivoluzionare la formazione e magari anche il sistema di gioco. Dubbi da sciogliere ne ha davvero pochi e magari li avrà risolti nella seduta di allenamento che il coach ha voluto si tenesse nel pomeriggio tardo allo stadio San Paolo, così per ambientare il fisico all’orario dello sforzo e anche alla temperatura, calata ieri bruscamente. Gattuso con il vice Riccio ha tenuto sotto pressione il pacchetto difensivo meno battuto d’Italia (soltanto 4 gol subiti in 6 partite) e dove giocheranno dal primo minuto Mario Rui e Meret nel gruppo ormai fidato Di Lorenzo-Manolas-Kouiibaìy.

A centrocampo si muoveranno Fabian Ruiz e Bakayoko, anche se l’ex Chelsea si sistemerà davanti alla difesa, quando in fase di ripiegamento Elmas (che dovrebbe essere preferito a Zielinski) si sposterà da trequartista (in appoggio alla punta centrale Mertens) a mezzala sinistra nel centrocampo a 3. Unico ballottaggio ancora acceso è quello tra Lozano e Politane per il lato destro dell’attacco, anche se il messicano, capocannoniere del Napoli con 4 gol, si lascerebbe preferire.

Ealfiere della squadra sarà Lorenzo Insigne, capitano azzurro che ha conquistato in Nazionale anche il cuore degli italiani. Tirerà il gruppo all’inseguimento di una significativa vittoria di tappa e spera di riuscirci proprio con un gol tutto suo, una rete che avrebbe un valore storico. Se dovesse riuscirci, Insigne arriverà a 7 gol segnati al Milan, superando Maradona (si era fermato a 6) e agganciando Vinicio e Vojak, primi in questa classifica. Primi, come i calciatori del Napoli sognano di essere stasera in serie A.

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Mancherà solo la cornice del pubblico al San Paolo per rendere la gelida notte di Fuorigrotta “speciale”, come meriterebbe di essere una gara che vale il primo posto nella classifica di Serie A. Con enorme sorpresa degli esperti, perché nessuno avrebbe pronosticato che alla giornata numero 8 di questo campionato il Napoli e il Milan sarebbero state le due big più alto in graduatoria. Una notte per salire in vetta e sentire battere forte il cuore, per lo sforzo e per i ricordi, appassionati, vincenti ed indelebili nella memoria di Rino Gattuso.

Avversario del Milan, mai nemico, pur se il trattamento ricevuto dalla dirigenza rossonera due stagioni or sono gli avrebbe potuto far nutrire sentimenti di vendetta. Ma non sarebbe più il Ringhio vincente che tutti conoscono, se si facesse risucchiare da una forza così negativa.

Al fischio d’inizio dell’arbitro Valeri sarà per lui come quando scendeva in campo e non guardava in faccia l’avversario, nemmeno se fosse stato un suo parente. Lotta dura e corretta per prendersi i tre punti, mai così importanti come quelli in palio stasera: se il Sassuolo non riuscisse a fare bottino pieno a Verona, il Napoli si ritroverebbe primo in classifica nonostante i 4 potenziali punti sottrattigli dalla giustizia sportiva per il pasticciaccio della gara non giocata contro la Juventus. Sarebbe per gli azzurri una spinta ulteriore a fare ancora meglio, pensando a quei 4 punti soltanto come un salvadanaio che potrebbe anche aprirsi un giorno, e non più come il rimpianto di non aver potuto giocare quella gara.

Piuttosto, Gattuso rimugina nervosamente ripensando ad alcuni suoi calciatori che si sono sacrificati troppo per le proprie Nazionali. Non saranno del match Hysaj e Rrahmani, rientrati con il bagaglio del contagio da Covid, Osimhen con una lussazione alla spalla che non gli permetterà di vivere da protagonista la sfida con Ibrahimovic, e Ospina che sarà convocato, ma solo per starsene in panchina: ha lamentato un problema muscolare nella Nazionale colombiana.

E meno male che Bakayoko (altro ex della gara) è guarito dall’attacco influenzale e potrà essere della sfida, altrimenti Ringhio avrebbe dovuto rivoluzionare la formazione e magari anche il sistema di gioco. Dubbi da sciogliere ne ha davvero pochi e magari li avrà risolti nella seduta di allenamento che il coach ha voluto si tenesse nel pomeriggio tardo allo stadio San Paolo, così per ambientare il fisico all’orario dello sforzo e anche alla temperatura, calata ieri bruscamente.

Gattuso con il vice Riccio ha tenuto sotto pressione il pacchetto difensivo meno battuto d’Italia (soltanto 4 gol subiti in 6 partite) e dove giocheranno dal primo minuto Mario Rui e Meret nel gruppo ormai fidato Di Lorenzo-Manolas-Koulibaly. A centrocampo si muoveranno Fabian Ruiz e Bakayoko, anche se l’ex Chelsea si sistemerà davanti alla difesa, quando in fase di ripiegamento Elmas (che dovrebbe essere preferito a Zielinski) si sposterà da trequartista (in appoggio alla punta centrale Mertens) a mezzala sinistra nel centrocampo a 3.

Unico ballottaggio ancora acceso è quello tra Lozano e Politano per il lato destro dell’attacco, anche se il messicano, capocannoniere del Napoli con 4 gol, si lascerebbe preferire. L’alfiere della squadra sarà Lorenzo Insigne, capitano azzurro che ha conquistato in Nazionale anche il cuore degli italiani. Tirerà il gruppo all’inseguimento di una significativa vittoria di tappa e spera di riuscirci proprio con un gol tutto suo, una rete che avrebbe un valore storico. Se dovesse riuscirci, Insigne arriverà a 7 gol segnati al Milan, superando Maradona (si era fermato a 6) e agganciando Vinicio e Vojak, primi in questa classifica. Primi, come i calciatori del Napoli sognano di essere stasera in serie A.

Napoli-Milan non è mai una sfida banale. Non lo è dalla fine degli anni ’80, quando valeva lo scudetto e non lo è neanche oggi, con le due squadre in cima alla classifica, divise da tre punti e dalla rivelazione Sassuolo (che oggi proverà a vincere in quel di Verona). Napoli-Milan non è una sfida banale neanche nelle storie al suo interno, con quel Diavolo di un Rino Gattuso sulla panchina degli azzurri e Daniele Bonera all’esordio da tecnico – seppur come supplente del supplente per la positività al Covid di Pioli e del suo vice Murelli – su quella rossonera. E poi tante stelle in campo, giocatori affermati da tempo a livello mondiale e altri che grazie alla cura di Gattuso e Pioli sono tornati a brillare dopo periodi, lunghi o meno, di appannamento. Napoli-Milan sarà una partita con tanti duelli e noi analizziamo quelli più intriganti.

Sono loro i due simboli a livello internazionale di Napoli e Milan: uno perché ha scritto pagine indelebili della storia del calcio europeo (e non solo), l’altro perché da anni è uno dei difensori più ambiti sul mercato, trattenuto con forza – e denaro – dal Napoli. Ibrahimovic da una parte, Koulibaly dall’altra. Quando si scontreranno saranno scintille, non solo metaforicamente. In campo ci saranno due armadi, quasi 200 kg sommando i pesi di entrambi. Si sono affrontati lo scorso 12 luglio quando Napoli-Milan terminò 2-2: allora si annullarono, con Koulibaly che riuscì a tenere a bada Ibra, sostituito da Pioli dopo 17′ minuti della ripresa sul punteggio di 2-1 per il Napoli. Allora però era un Ibra non al 100%, a differenza di quello di oggi reduce da 8 gol in A in 5 gare. Koulibaly durante la sosta non si è riposato, ha indossato per due volte la fascia di capitano del suo Senegal contro la Guinea-Bissau e ha fatto la solita differenza.

Sarà uno scontro interessante. Perché è vero che Rebic – al rientro da titolare dopo un mese di stop per i problemi al gomito e una sosta vissuta ad allenarsi a Milanello – partirà largo e il primo ad affrontarlo sarà Di Lorenzo, ma il croato si accentra, taglia il campo, va ad affiancare Ibra, a prendere gli spazi che lo svedese gli lascia alle spalle e lì troverà il greco, tornato agli alti livelli della Roma dopo una stagione, la scorsa, non perfetta.

I muscoli di Koulibaly e Ibra, ma anche a centrocampo non si scherza con i “treni” Bakayoko, ex di turno, e Kessie. Gattuso aveva avuto al Milan il centrocampista francese, con lui c’era anche state delle incomprensioni, ma poi lo ha voluto a Napoli (quando lui pensava a un ritorno in rossonero) e da quando è arrivato non l’ha mai tolto. Nei giorni scorsi Bakayoko non stava benissimo, ma ha recuperato e potrebbe esserci. Di fronte ci sarà Kessie, uno dei giocatori trasformati dalla cura Pioli. A luglio l’ivoriano segnò su rigore e se ricapiterà un tiro dal dischetto, su gentile concessione di Ibra, toccherà di nuovo a lui.

Questa sfida potrebbe essere una delle chiavi del match. Insigne è in formissima: dopo i problemi muscolari che hanno condizionato l’avvio di stagione, in nazionale con Polonia e Bosnia ha disputato due gare eccellenti. Adesso, però, Gattuso gli chiede più gol. Davanti a sé avrà Calabria, galvanizzato dall’esordio in azzurro. Per altro due stagioni fa il terzino segnò al San Paolo il momentaneo 0-2 del Milan (di Gattuso), salvo poi subire la rimonta degli azzurri che si imposero 3-2. Un ulteriore motivo per bloccare stasera Insigne.

Se da una parte si sfideranno i giganti, dall’altra parte del campo toccherà al piccoletto Mertens, di nuovo centravanti per l’infortunio occorso in nazionale a Osimhen. E’ probabile che il belga girerà più dalle parti di Romagnoli che di Kjaer per provare a sgusciare e fare male a Donnarumma. In fondo, al San Paolo, contro il Milan è sempre andato a segno negli ultimi due precedenti. Romagnoli finora non è stato fortunato: prima un infortunio, quindi prestazioni in chiaro-scuro e un nuovo problema muscolare che l’ha costretto a vivere un ritiro in azzurro a singhiozzo. Il capitano però ha voglia di contribuire alle gioie del Milan e frenare Mertens sarà la prima missione.

Un po’ d’emozione ci sarà, perché la prima volta non si dimentica mai anche se Daniele Bonera, probabilmente, avrebbe voluto esordire alla guida di una squadra di Serie A in altre circostanze. Lo farà questa sera al San Paolo, contro il Napoli allenato dall’amico ed ex compagno di squadra Rino Gattuso. Entrambi, come Zlatan Ibrahimovic, erano in campo 10 anni fa nell’ultimo successo milanista nello stadio di Fuorigrotta.

Oggi Ibra e Bonera sono ancora in rossonero, lo svedese da giocatore l’ex difensore da mister, mentre Rino è alla guida degli azzurri. Rivali per una notte: «Era una partita difficile – dice Bonera in riferimento all’ultima vittoria milanista a Napoli – la vincemmo, poi sappiamo tutti com’è finita. Sono molto contento di tornare a Napoli e ritrovare Rino come avversario. E’ stato un amico in campo e continua ad esserlo fuori, ci sarà spazio dopo la partita per un saluto affettuoso».

Mentre sul parallelismo con Chicco Evani, che da sostituto di Roberto Mancini ha portato la nazionale alla qualificazione alle final four di Nations League ha detto: «Non ci ho pensato ma è un bello spunto interessante, mi accontenterei di vincere la prima. Voglio fare i complimenti a Mancini, è riuscito a coordinare tutto lo staff da lontano». Mentre sull’assenza di Stefano Pioli aggiunge: «Il fatto che ci sia io e non l’allenatore cambia poco, non sarò solo, i giocatori daranno sempre il massimo».

Tra i tanti argomenti di discussione che sono intercorsi durante la conferenza stampa c’è stato anche quello relativo ad Hakan Calhanoglu. La trattativa per il suo rinnovo del contratto procede a rilento e con diverse difficoltà, tra le quali l’interessamento della Juventus, ma su quello è l’ambiente societario e squadra attorno al turco, Bonera specifica: «Siamo contentissimi del rendimento di Calhanoglu, sull’aspetto contrattuale non voglio entrare ma lui è uno di quelli che ieri mi ha fatto capire che tiene a questa maglia». Il fantasista sarà regolarmente al suo posto nel trio di trequartisti alle spalle di Ibrahimovic, che sarà completato da Alexis Saelemaekers a destra e da Ante Rebic a sinistra.

Sul croato, rientrato da qualche settimana in gruppo dopo l’infortunio al gomito rimediato a Crotone, Bonera ha fatto il punto della situazione: «E’ un giocatore importante, deve avere una condizione buona per le sue caratteristiche, sappiamo che non è al 100% perché il problema al gomito lo condiziona nella gestualità. Non ci voleva l’infortunio di Leao ma in quella zona abbiamo tante soluzioni». Alle sue spalle, soprattutto con l’assenza di Leao, scalda i motori Jens-Petter Hauge, che sta entrando sempre di più nei meccanismi del 4-2-3-1 milanista e, più in generale, del calcio italiano. Il norvegese non ha fretta, sa di dover crescere e spera di ritagliarsi il suo spazio nel corso delle prossime settimane, vista anche la sua duttilità tattica.

Al termine della partita contro il Verona, Zlatan Ibrahimovic aveva ammesso la sua stanchezza mentale e fisica al termine di un periodo intenso, durante il quale ha sconfitto – così come Bonera – il coronavirus. Sul campione svedese, l’allenatore in pectore del Milan ha rivelato: «Aveva bisogno di staccare anche mentalmente, si è presentato come sempre da capo gruppo, sappiamo la sua importanza.

La squadra è cresciuta in tutti i suoi elementi come responsabilità e cultura del lavoro. Vedere i giocatori che tornavano dalla nazionale solo per salutare e fare terapie mi ha riempito di orgoglio» mentre sulla questione rigorista, Bonera – simpaticamente – rimanda la patata bollente nel campo dei diretti interessati: « Lo ha detto Ibra, alzo le mani, se lo ha detto lui sarà Franck».

Tra una culla, diventerà un ring. Perché c’è stato un tempo, neanche troppo lontano, in cui il San Paolo li ha visti debuttare fianco a fianco e con Gattuso a bordocampo: tutto torna, o quasi. A Napoli Tiemoué Bakayoko e Franck Kessie hanno giocato la loro prima partita insieme, nell’agosto di due anni fa, e a Napoli si ritroveranno da rivali questa sera. Un incontro da pesi massimi che rischia di dare uno scossone niente male alla bilancia scudetto: la sfida dal sapore Anni 80 passerà anche dalle sportellate tra i due intoccabili della mediana.

Tempi Nell’unica stagione vissuta insieme, Bakayoko e Kessie hanno costruito un muro di muscoli e centimetri davanti alla difesa del Milan: Franck era già un punto fermo, Timù studiava il calcio italiano dopo l’esperienza poco esaltante a Londra (alla corte di un altro italiano, Conte, con cui non era scattato il feeling). Kessie lo aveva accolto come un fratello, perché Baka è nato a Parigi ma è ivoriano di origine: «Ci conosciamo da una vita e abbiamo chiacchierato un po’ prima che venisse a Milano.

Dategli tempo perché metterà in mostra tutte le sue qualità». Gli inizi non furono esaltanti – compresa quella prima notte a Napoli, quando Bakayoko dovette incassare le critiche di Gattuso per una postura non proprio esemplare – ma i mesi successivi diedero ragione al francese e al compagno che gli aveva fatto da sponsor: Bakayoko diventò un titolarissimo al pari di Kessie, la coppia catturava palloni e spostava avversari ricalibrando il Diavolo anche e soprattutto attorno alla fisicità dei due.

La diga era granitica in partita e l’intesa fuori funzionava allo stesso modo: vederli sbucare dal tunnel di San Siro nel pre-gara era un classico, così come le gag a Milanello (date un’occhiata ai profili social dei due e troverete materiale a sufficienza). Insieme hanno vissuto momenti esaltanti, come la corsa alla Champions sfiorata, e passaggi decisamente più bui, come la vicenda della maglia di Acerbi esposta sotto la curva.

Talmente inseparabili da condividere praticamente tutto. Il figlio di Rino Questa sera si affronteranno per la prima volta da avversari, dopo che le trame del mercato avrebbero potuto riunirli: il Milan e Bakayoko hanno flirtato per tutta l’estate, prima che irrompesse il Napoli, su richiesta del solito Rino. «Per me è come un padre, siamo rimasti in contatto anche l’anno scorso», ha raccontato il francese quando è sbarcato in azzurro.

E “papà” Gattuso non ha perso tempo, piazzandolo subito nel cuore del Napoli e ottenendo in cambio corsa – con2,6 chilometri in media a partita Bakayoko è l’instancabile della rosa −, personalità e una supremazia sugli avversari che a volte diventa straripante. Prendete i duelli ingaggiati: Tiemoué ne vince in media 8,3 a partita, meglio di lui solo Kucka del Parma (9,6).

Ma il francese non è solo muscoli, perché la sua presenza si traduce in equilibrio per tutta la squadra: Fabian Ruiz si muove con libertà, la difesa è sempre più protetta dallo schermo col 5 sulle spalle. Lo stop anticipato della Ligue 1 la scorsa primavera lo ha tenuto fermo a lungo, ma Bakayoko non sembra risentirne più di tanto: il recupero lampo dalla febbre che lo aveva bloccato a inizio settimana ne è la prova. Il calore della città e i rapporti con i compagni hanno fatto il resto: Timù vive a Posillipo, nella casa che era stata di Callejon, e a Napoli si sente in famiglia.

L’erede di Ibra Della famiglia rossonera, Kessie è ormai un membro anziano, nonostante appena 23 anni sulla carta di identità. È passato in mezzo a cambi di proprietà, di allenatori e di modulo, ha cominciato da mezzala con compiti di incursione e si è imposto da mediano in coppia con Bennacer sotto la gestione Pioli. L’arrivo di Tonali lo avrebbe potuto mettere all’angolo, invece è il centrocampista più impiegato in rosa, 1.006 minuti in questo inizio di stagione. Ha affinato le doti di ruba palloni, 7,4 a partita contro i 5,8 di Bakayoko.

ma non ha perso il gusto per il gol: in campionato siamo già a due, uno bellissimo contro l’Udinese su assist di Ibra e un altro a Crotone, su rigore, la sua specialità. Allo Scida toccò a lui perché Ibra non c’era. Questa sera, nel caso in cui si presentasse l’occasione, Zlatan si farà da parte come ha annunciato e come ha confermato ieri Bonera: «I rigori li tirerà Franck, se lo dice Ibra io alzo le mani». Del resto, un peso massimo può sferrare un gancio anche dal dischetto: Kessie lo ha fatto vedere sul ring del San Paolo l’ultima volta che ci è salito. Allora non fu da k.o., stavolta chissà.

MILANO. Un po’ d’emozione ci sarà, perché la prima volta non si dimentica mai anche se Daniele Bonera, probabilmente, avrebbe voluto esordire alla guida di una squadra di Serie A in altre circostanze. Lo farà questa sera al San Paolo, contro il Napoli allenato dall’amico ed ex compagno di squadra Rino Gattuso. Entrambi, come Zlatan Ibrahi-movic, erano in campo 10 anni fa nell’ultimo successo milanista nello stadio di Fuorigrotta. Oggi Ibra e Bonera sono ancora in rossonero, lo svedese da giocatore l’ex difensore da mister, mentre Rino è alla guida degli azzurri. Rivali per una notte: «Era una partita difficile – dice Bonera in riferimento all’ultima vittoria milanista a Napoli -la vincemmo, poi sappiamo tutti com’è finita. Sono molto contento di tornare a Napoli e ritrovare Rino come avversario. E’ stato un amico in campo e continua ad esserlo fuori, ci sarà spazio dopo la partita perun saluto affettuoso». Mentre sul parallelismo con Chicco Evani, che da sostituto di Roberto Mancini ha portato la nazionale alla qualificazione alle final four di Natìons League ha detto: «Non ci ho pensato ma è un bello spunto interessante, mi accontenterei di vincere la prima. Voglio fare i complimenti a Mancini, è riuscito a coordinare tutto lo staff da lontano». Mentre sull’assenza di Stefano Pioli aggiunge: «Il fatto che ci sia io e non l’allenatore cambia poco, non sarò solo, i giocatori daranno sempre il massimo».

Tra i tanti argomenti di discussione che sono intercorsi durante la conferenza stampa c’è stato anche quello relativo ad Hakan Calhanoglu. La trattativa per il suo rinnovo del contratto procede a rilento e con diverse difficoltà, tra le quali l’interessamento della Juventus, ma su quello è l’ambiente societario e squadra attorno al turco, Bonera specifica: «Siamo contentissimi del rendimento di Calhanoglu, sull’aspetto contrattuale non voglio entrare ma lui è uno di quelli che ieri mi ha fatto capire che tiene a questa maglia». Il fantasista sarà regolarmente al suo posto nel trio di trequartisti alle spalle di Ibrahimovic, che sarà completato da Alexis Saelemaekers a destra e da Ante Rebic a sinistra. Sul croato, rientrato da qualche settimana in gruppo dopo l’infortunio al gomito rimediato a Crotone, Bonera ha fatto il punto della situazione: «E’ un giocatore importante, deve avere una condizione buona per le sue caratteristiche, sappiamo che non è al 100% perché il problema al gomito lo condiziona nella gestualità. Non ci voleva l’infortunio di Leao ma in quella zona abbiamo tante soluzioni». Alle sue spalle, soprattutto con l’assenza di Leao, scalda i motori Jens-Petter Hau-ge, che sta entrando sempre di più nei meccanismi del 4-2-3-1 milanista e, più in generale, del calcio italiano. Il norvegese non ha fretta, sa di dover crescere e spera di ritagliarsi il suo spazio nel corso delle prossime settimane, vista anche la sua duttilità tattica.

Al temiine della partita contro il Verona, Zlatan Ibrahimovic aveva ammesso la sua stanchezza mentale e fisica al termine di ini p eriodo intenso^ durante il quale ha sconfitto – così come Bonera – il coronavims. Sul campione svedese, l’allenatore in pectore del Milan ha rivelato: «Aveva bisogno di staccare anche mentalmente, si è presentato come sempre da capo gruppo, sappiamo la sua importanza. La squadra è cresciuta in tutti i suoi elementi come responsabilità e cultura del lavoro. Vedere i giocatori che tornavano dalla nazionale solo per salutare e fare terapie mi ha riempito di oigoglio» mentre sulla questione rigorista, Bonera – simpaticamente – rimanda la patata bollente nel campo dei diretti interessati: « Lo ha detto Ibra, alzo le mani, se lo ha detto lui sarà Franck».