Streaming Online Inter – Real Madrid Gratis dove vedere Diretta Live Tv No Rojadirecta ore 21:00

Qui Madrid Zinedine Zidane avrebbe ammaccato. Quasi simile all’Inter con i suoi alti e bassi: 12 partite in stagione, solo 6 vinte. Le assenze di due superbig, Benzema e Ramos, tolgono pure le poche certezze rimaste. «Sappiamo la loro importanza, ma dobbiamo farcela tutti insieme, sapendo soffrire e lasciando tutto in campo.

Questa è una finale: saremo all’altezza», ha detto il tecnico. Ieri Zidane ha poi dato un’ennesima carezza a un vecchio amico: «Conte era il mio capitano, è un leader come allora». Oggi, invece, in mezzo si affiderà al redivivo Casemiro e all’eterno Modric, che due anni fa sembrava tentato dall’idea di trasferirsi a Milano: «Inutile tornare su quella storia», ha tagliato corto il croato. Davanti, l’attenzione si concentrerà su Eden Hazard, chiamato a dar segni di vita senza Benzema: gli ultimi 90’ filati il belga li ha giocati il 23 novembre 2019. Da allora 14 partite, nessuna per intero.

Ieri si è parlato parecchio anche di due che tra gli undici non ci saranno di certo. Talenti con analogo destino: le storie d’amore di Eriksen e Isco con i loro club sembrano ormai finite. Ma se quella dello spagnolo è durata anni, il danese ha appena accennato un timido batticuore. Così dalla Germania sono rimbalzate ieri voci di contatti tra Inter e Real per uno scambio: Eriksen a Madrid e Isco a Milano. Oggi San Siro potrebbe essere la location per parlarne dal vivo, ma meglio non accennare la cosa a Zidane: «Isco rimane qua: è un nostro giocatore fino a prova contraria», ha ribadito in conferenza.

Grande appuntamento quello di stasera, mercoledì 25 novembre 2020, per tutti gli appassionati di sport e calcio. Ebbene si, questa scenderanno in campo Inter e Real Madrid, due squadre molto forti e intenzionate entrambe a vincere e conquistare i tre punti che potrebbero essere decisivi per la qualificazione al prossimo turno di Champions League.

La partita andrà in scena questa sera ed il fischio d’inizio è fissato per ore 21.00. Vediamo qui di seguito tutto quello che c’è da sapere sulla gara, a partire dalle formazioni a dove e come vederla.

Inter Real Madrid, Champions League 2020/21

Sarebbe stato questo un match sicuramente da tutto esaurito, ma purtroppo così non sarà, per via della pandemia da Coronavirus. Inter e Real Madrid, tenteranno di conquistare i tre punti fondamentali per il passaggio al prossimo turno della competizione europea più importante di sempre. Ma come arriva la squadra nerazzurra a questa partita molto importante, con un avversario davvero molto forte?

L’Inter nelle prime tre gare ha raccolto ben due punti e adesso si appresta ad affrontare il Real Madrid, consapevole di dover affrontare una grande squadra e di dover fare un buon risultato per rimettersi in carreggiata ed evitare, quindi, l’eliminazione dalla Champions, già al primo turno.

Nella prima partita, l’Inter ha pareggiato contro il Gladbach 2-2, ed ancora pareggio con lo Shakhtar 0-0 ed infine la sconfitta a Madrid contro il Real, partita finita 3-2 per gli spagnoli. Questa sera, la squadra capitanata da Antonio Conte non può di certo sbagliare e dovrà tentare il tutto per tutto per poter portare a casa il risultato.

Dove e come vedere la partita

Il match andrà in onda a partire dalle ore 21.00 e si giocherà allo Stadio San Siro di Milano. A dirigere il match l’arbitro inglese Anthony Taylor. Tutti gli appassionati potranno guardare il match su Sky, ovvero sui canali Sky Sport Uno al numero 201 del satellite e 472 del digitale terrestre. La partita sarà anche visibile su Sky Sport al canale 252 del satellite. Brutta notizia per chi no è titolare di nessun abbonamento, visto che la partita non verrà trasmessa sui canali Mediaset e dunque in chiaro. Come sempre sarà disponibile la visione in diretta streaming attraverso Sky Go, il servizio che è riservato a tutti gli abbonati Sky, che è possibile scaricare su smartphone e tablet.

Probabili formazioni

INTER (3-4-1-2): Handanovic; Skriniar, De Vrij, Bastoni; Hakimi, Gagliardini, Barella, Young; Vidal; Lukaku, Lautaro Martinez.

REAL MADRID (4-3-3): Courtois; Carvajal, Varane, Nacho, Mendy; Modric, Casemiro, Kroos; Asensio, Mariano Diaz, Hazard.

Dove e come vedere la partita

Inter – Real Madrid, la partita non sarà trasmessa in tv in chiaro. Il match, come abbiamo già visto, sarà valido per la quarta giornata di Europa League in programma. Il fischio d’inizio è fissato per le ore 21 di martedì 23 novembre. Si pensava, almeno inizialmente che il match potesse essere trasmesso su Canale 5, ma poi ci sarebbe stato un cambio di programma. La partita tra Inter e Real Madrid, sarà quindi trasmesso in tv ma sarà esclusiva Sky.

Nello specifico si potrà seguire il match su Sky Sport Uno e Sky Sport, canale 201, 251 dell’emittente satellitare e canale 472 e 482 del digitale terrestre. Ovviamente chi vorrà, potrà seguire il match anche in streaming. La partita tra i bianconeri si potrà seguire anche sui dispositivi portatili e dunque smartphone e tablet e computer collegandosi all’app SkyGo, utilizzabile soltanto per gli abbonati. Sulle smart Tv sarà anche possibile acquistare il biglietto singolo per poter assistere all’evento, sfruttando anche il servizio On-demand live Now tv. Insomma, ci sono tanti modi per poter guardare e assistere al match valevole per la quarta giornata di Europa League.

Antonio Conte, 51 anni: per passare il turno in Champions non sono ammessi altri sbagli
sicuramente per noi rappresenta una finale, dopo la sconfitta di Madrid e dopo i due pareggi precedenti, non abbiamo tante vie di scampo: sarà una partita difficile, ma c’è solo un risultato importante da raggiungere».

Inutile aggiungere che questo risultato sia la vittoria. Dopo i pareggi con Borussia Monchengladbach e Shakhtar e il ko di Valdebebas, stasera l’Inter e Antonio Conte si trovano al primo bivio della stagione: perdere con il Real Madrid, significherebbe dire addio alla Champions. Certo, matematicamente ci sarebbe ancora la possibilità di passare il turno, ma sarebbe un terno al lotto.

Questa sera l’Inter dovrà vincere, con un pareggio, invece, sarebbe costretta poi a ottenere 6 punti nelle ultime due gare: «Dobbiamo vincere la gara, non ci sono altre soluzioni o altre vie – ha aggiunto Conte -. Rimangono tre gare e per qualificarci dovremo fare almeno 7 punti, se non vincerle tutte e tre in un girone che penso sia il più difficile della Champions». Un gruppo tosto per dirla alla Conte, ma nel quale l’Inter avrebbe dovuto raccogliere più punti: «Abbiamo dimostrato di meritare qualcosa in più rispetto ai risultati ottenuti e se questi non sono arrivati dobbiamo guardarci dentro per capire dove migliorare.

La gara di Madrid ci ha dimostrato che se vogliamo, possiamo – ha sottolineato Conte -. Migliorando alcune situazione, abbiamo dimostrato di potercela giocare e con grande determinazione, attenzione e umiltà, possiamo vincere». Guai, però, a dire che di fronte ci sarà un Madrid rimaneggiato: «Non penso che il Real possa piangere sotto questo punto di vista – ha tuonato -: hanno una rosa importante, il fatto che si parli delle loro assenze, mi fa un po’ sorridere».

Come detto, per l’Inter siamo già al primo vero esame di stagione. Da due anni i nerazzurri mancano la qualificazione agli ottavi, farlo ancora sarebbe un brutto colpo per Suning, anche dal punto di vista economico: «Dobbiamo ancora fare il salto di qualità – ha proseguito Conte -, anche perché ci si aspetta tantissimo da parte nostra. Le chiacchiere stanno a zero, rimangono i fatti e noi dobbiamo fare i fatti, assumendoci tutti delle responsabilità.

Se non è ancora avvenuto il salto di qualità, non vuol dire però che non avverrà. Se vogliamo essere competitivi dobbiamo alzare l’asticella su tutta la linea, finora c’è stata troppa discontinuità: una squadra che vuole ambire ad essere competitiva non ci si può permettere di andare sotto di due gol e fare partite da saliscendi».

Detto questo, Conte è pure tornato sulle critiche ricevute dopo la vittoria con il Torino, critiche, va detto, sollevate per prime proprio dai nerazzurri, dallo stesso tecnico e da Lukaku: «Me ne sono accorto già l’anno scorso, qua si cerca a prescindere di negativizzare tutto.

Io dopo una stagione sono mentalmente molto preparato – ha spiegato il tecnico salentino -, magari qualche calciatore può non esserlo, ma quando giochi in squadre importanti, con questo blasone, bisogna sapere che o tutto è bello o tutto è brutto, non c’è la via di mezzo. Questo ci deve dare ancora più forza e bisogna capire che l’unico modo per non andare in pasto a speculazioni, critiche, chiacchiere e scemenze, è rispondere sul campo. Dobbiamo farlo se vogliamo stare all’Inter e vogliamo questo tipo di pressione, altrimenti scegliamo altre situazioni, si va in squadre medio-basse e si vive con più tranquillità».

Per quanto concerne la formazione, Young dovrebbe essere preferito a Perisic sulla sinistra. Per il resto, largo alla formazione migliore con Lukaku e Martinez in attacco e Sanchez in panchina: «Alexis trequartista dall’inizio? Potrebbe essere una soluzione più a gara in corso – ha concluso Conte -. Sanchez per caratteristiche e per evoluzione è diventato più trequartista, ma di trequartisti e centrocampisti offensivi ne abbiamo tanti».

La classifica del Girone B parla chiaro: se il Borussia Monchengladbach oggi sconfiggerà lo Shakhtar si porterà a 8 punti, complicando la strada di una fra Inter e Real Madrid. Per questo la sfida di stasera a San Siro vale tantissimo: per i nerazzurri per rientrare in gioco nel discorso qualificazione, per gli spagnoli per eliminare una diretta avversaria. La gara di stasera vale anche per una questione di prestigio: per l’Inter, perché dopo due eliminazioni di fila ai gironi vuole tornare nell’élite europea; per il Real, che questa coppa l’ha vinta 13 volte, tre di fila nella prima era Zidane (’16-18), perché uscire ai gironi rappresenterebbe una macchia indelebile, visto che da quando esiste questa formula ha sempre superato il turno. Ma la partita di stasera ha pure assunto un altro significato nelle ultime ore: nelle due squadre ci sono due grandi talenti che non trovano spazio, che sono infelici e che vorrebbero cambiare aria. I loro nomi? Christian Eriksen e Isco. E allora, come riportano anche dalla Germania (il Bayern è interessato a entrambi i club), perché non pensare a un clamoroso scambio fra Inter e Real?

La voce, come detto, ha iniziato a circolare in Germania, ma è stata subito ripresa anche in Spagna, con “Cadena Ser” che ha intercettato il papà-agente di Isco che ha confermato come il figlio si veda ormai lontano da Madrid: «Al momento devo dire che non abbiamo offerte, ma posso dire che lui vuole provare un nuovo campionato», ha spiegato senza giri di parole. In fondo Isco al Real è oggettivamente un’ultima scelta di Zidane. In questa stagione ha collezionato 7 presenze su 13 gare totali, ma scendendo in campo solamente 3 volte da titolare e mettendo insieme 285 minuti (tre panchine su tre in Champions). Sabato scorso, nonostante le tante assenze, il tecnico francese lo ha utilizzato solo nell’ultima mezzora di Villarreal-Real 1-1, preferendogli il giovane norvegese Odegaard. E anche stasera non è al momento prevista una sua presenza dal primo minuto. Insomma, nulla trattiene Isco a Madrid, neanche l’ingaggio da 7 milioni, guarda caso simile a quello che Eriksen percepisce a Milano, ovvero 7.5 più bonus. E guarda casa a quale club l’Inter aveva strappato lo scorso gennaio il trequartista danese? Già, il Real Madrid. Anzi, se l’Inter non avesse acquistato Eriksen pagandolo in totale 27 milioni, quasi sicuramente l’ex Tottenham sarebbe finito il primo luglio da svincolato proprio a Madrid. Zidane lo stima e lo vedrebbe bene nel suo centrocampo, magari come erede di quel Modric che proprio Eriksen sostituì al Tottenham nel 2013 (il croato andò a Madrid l’estate precedente, nel 2012).

Ovviamente siamo ancora lontani da una trattativa, ma l’ipotesi non è da scartare, non fosse altro perché tre giorni fa l’ad nerazzurro Marotta non ha escluso l’addio del danese: «Non dobbiamo mai trattenere un giocatore che chiede di essere trasferito: Eriksen non ha fatto alcuna richiesta; al momento opportuno cercheremo di allacciare le giuste combinazioni». Conte non vede Eriksen, il centrocampista non ha sfruttato le occasioni avute e nelle ultime tre partite è rimasto sempre in panchina. L’addio è scontato, la cessione definitiva non è semplice e uno scambio potrebbe essere la soluzione ideale per tutti. Eriksen piace al Bayern (per Tolisso?), al Psg (per Paredes?), in Inghilterra (Arsenal e United), ma il Real con lo scambio con Isco, anche economicamente – i due giocatori verrebbero valutati molto, sui 50-60 milioni, per permettere importanti plusvalenze – potrebbe risolvere ogni discorso. Isco andrebbe bene a Conte? Sicuramente lo spagnolo è un trequartista più dinamico di Eriksen, quindi… A proposito: Isco è il grande rimpianto di Max Allegri che lo avrebbe voluto allenare alla Juventus. Ma questa è un’altra storia.

E’ una finale, no? Se non vi piacciono le pressioni, cambiate canale o sceglietevi un altro girone di Champions da seguire: Antonio Conte la direbbe così. Anzi no, l’ha detta così, ai suoi giocatori: «Se si vuole stare all’Inter, l’unica via è rispondere sul campo. Altrimenti andiamo in squadre medie-basse, dove si può vivere una vita più tranquilla».

No, la tranquillità non fa per questa serata. Non è San Siro il prato per la scampagnata, l’Inter ha bisogno di vincere per correre verso gli ottavi e il Real non può permettersi di perdere. «Questo è il girone più difficile», ancora Conte. E allora questa diventa terra di duelli: uno tecnico, un altro tattico o uno ancora di leadership.

Una sfida per reparto, molto più che quella in panchina tra Zinedine Zidane e Antonio Conte. Lo scontro tecnico è un inedito di questa Champions, perché tre settimane fa Lukaku aveva a che fare con un muscolo dolorante. Romelu e Raphael Varane sarà il filo conduttore: stessi centimetri, 191, un peso specifico identico per i propri reparti, un peso «vero» differente, a vantaggio di Lukaku che potrà decidere di scegliere il corpo a corpo anche contro un avversario di tale livello.

I due si sono sfidati già tre volte in carriera, una con i club: Supercoppa europea, sorrise Varane contro lo United, che pure un gol a Lukaku lo chiese e lo ottenne. Qui si gioca sull’anticipo: quanto più Varane riuscirà ad usare l’arma contro il belga, tanto più lo stesso Lautaro risentirà delle difficoltà del compagno.

Lasciamo i chili e prendiamo i chilometri orari. Hakimi è uno di quelli che alle critiche deve abituarsi, lui che proprio all’andata a Valdebebas ha vissuto la sua serata mano felice in nerazzurro. Il nodo è di natura tattica: l’Inter ha bisogno di regalare campo ad Achraf, farlo arrivare in corsa vicino all’area di rigore. In questo modo riuscirebbe nel doppio intento: essere pericoloso e allo stesso tempo tenere dietro Mendy. Se così non sarà, è molto complicato immaginare un’Inter dominante in campo. E il rischio, ancor maggiore, è che Hakimi si trovi magari pure a doversi occupare di Hazard.

Ma forse il rebus più grande è in mezzo al campo. A Madrid l’Inter schierò Barella nella famosa zona di «trequartista di destra», con Brozovic e Vidal invece stretti e affiancati dieci metri più indietro. Oggi non ci sarà il croato e questo probabilmente spingerà Conte a preferire un Vidal più avanzato, magari in zona centrale, pendolo ideale tra la posizione di trequartista e quella di mezzala (in fondo, quel che era un anno fa Sensi, che stasera si riaffaccia in panchina). Da quelle parti è facile imbattersi in Kroos, l’acciaio di Zidane, che nel 3-2 di Madrid – raccontano i grafici di quella sera -spesso andava ad accompagnare Hazard sul centrosinistra, non troppo lontano dal centravanti Benzema. Più o meno, compiti simili a quelli di Vidal. La scuola è la stessa, in fondo: al Bayer Leverkusen sono cresciuti insieme, dieci anni fa, sotto gli insegnamenti di un certo Jupp Heynckes.

Oggi a spiegare il verbo ai due centrocampisti ci sono Zidane e Conte. E sì che Antonio un indirizzo forte e chiaro l’ha dato: «Non abbiamo vie di scampo, è una finale, dobbiamo cercare di vincere. Ci servono 7 o 9 punti per qualificarci. Ma la gara di Madrid ci ha detto che se vogliamo, possiamo». Yes we can, lo diceva pure Barack Obama. Ed è da quella sera di tre settimane fa che riparte l’Inter. Passare il turno vale circa 10 milioni, per le casse. Ma vale persino di più per l’auto-stima dell’Inter. È come un trampolino, a sentire Conte: «Non abbiamo ancora fatto il salto, dobbiamo assumerci tutti le responsabilità: io, i giocatori e il club. Va rivisto qualcosa: per essere competitivi dobbiamo alzare i livelli di concentrazione, fame, cattiveria». Non farlo stasera, in fondo, avrebbe l’amarissimo sapore di un tradimento bis, dopo i primi 60 minuti con il Torino. Meglio di no. Perché è una finale.

Perché venivamo sempre eliminati? Semplice: quel Real Madrid era fortissimo. Ma era pure aiutato dagli arbitri». E quando lo dice, Spillo Altobelli si innervosisce ancora, a trent’anni e più di distanza da quelle quattro delusioni tra il 1981 e il 1986. «Ricorda il ritorno del 5-1. dopo che all’andata a San Siro avevamo vinto 3-1? Ecco, bene. Mi hanno massacrato, Sanchis mi prese di mira. Prima una botta alla caviglia, poi il ginocchio: fui costretto a uscire, con un gamba gonfia. Ma gli arbitri facevano finta di non vedere».

A proposito: in quella partita le negarono un rigore. E così pure nella sfida del 1983, in Coppa delle Coppe.
«Ma non ci pensare nemmeno, non potevi neppure protestare. Lasciamo perdere, dai… Peccato, perché poi c’era anche l’effetto Bernabeu: alcuni miei compagni sentivano la pressione. Era il nostro punto debole, che il Real sapeva colpire bene. Io? No, io in quello stadio mi esaltavo. Ma, onestamente: ho segnato in tutte le competizioni e a qualsiasi livello, qualcosa vorrà pur dire…».

Lukaku e Lautaro ci sarebbero stati bene, in quelle partite? «Diciamo così: sono epoche differenti, io ho giocato con Rummenigge, non so se rendo l’idea… Però non ho dubbi: se devo scegliere la coppia italiana più forte, dico quella dell’Inter, ancora più di Ronaldo e Morata. Lukaku sa far tutto. E poi stravedo per Lautaro, ancor più bravo del belga anche se segna di meno. Si completano, hanno feeling».

Ma perché questa Inter ancora non convince? «L’organico è molto attrezzato. Ma mi sembra una squadra bloccata, quasi impaurita nell’esprimersi. Credo che i giocatori debbano prendersi più responsabilità, provare più la giocata: penso ad Hakimi, vederlo così mi rattrista».

Come finisce, stavolta? «Vince l’Inter, ne sono certo. Perché ha più motivazioni. E perché ha di fronte il Real Madrid più abbordabile degli ultimi tempi».

«Io, incubo dell’Inter Che rimonte al Bernabeu»
La mitica punta spagnola e i sei gol in sei partite europee coi nerazzurri «Così di testa ho beffato Spillo…» na certezza: almeno oggi non segna Carlos Santillana. Ieri, invece, il contrario: quando vedeva nerazzurro, il leggendario bomber del Madrid si accaniva. Lui, che incarnava il furore del Real Anni 80, ne segnò 6 in 6 sfide europee ad alta tensione. Una semifinale di Coppa Campioni, due di Uefa e un quarto di Coppa Coppe: l’Inter rimontata quasi sempre dai suoi colpi di testa.

Santillana, per i tifosi dell’In-ter lei è un sadico.
«Ho solo difeso la mia maglia bianca in ogni modo. Con le mie armi: stacco e coordinazione. E non ho nulla contro l’Inter, anzi: ricordo il tifo meraviglioso di Milano e la grande squadra che avevano. Abbiamo combattuto, ma è rimasta grande stima».

Come nascevano le rimonte? «Non eravamo fatti per le trasferte e a San Siro perdevamo male. Ma al Bernabeu cambiava tutto: pesava l’ambiente, assediavamo l’area, giocavamo duro, allungavamo le partite. Così abbiamo salvato la pelle».

A volte, però, volava qualcosa di troppo dalle tribune… «La biglia a Bergomi nel 3-0 del 1985 è un episodio spiacevole. Noi per primi andammo a calmare i tifosi, a dire di finirla». La foto di lei che fluttua in area su Altobelli ha fatto epoca. «Altobelli è uno tra i migliori che ho visto: tutta la mia generazione lo ammirava. Quello della foto era il mio primo gol all’Inter, Coppa Campioni ‘81: prendo posizione mentre sono distratti. Nella semifinale Uefa ‘85 ho segnato a Zenga con un colpo di testa più difficile. Quella volta, dopo il 2-0diSan Siro, l’Inter era sicura di avercela fatta. Juanito nel tunnel urlò in uno strano italiano: Noventa minuti en el Bernabeu son… molto longos».

E di questa sfida che dice? «L’Inter si sta specializzando in rimonte come il mio Madrid: segno di mentalità e di due punte che hanno il gol nel sangue. Con Lukaku e Lautaro sono dolori: mai come stavolta possono sfruttare le assenze del Real. E poi Conte è uno dei migliori allenatori, non a caso stava venendo qua».