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Questo articolo in breve

La notizia più importante in casa bianconera – dopo che si sono rivisti sul campo d’allenamento De Maio, Ouwejan, Okaka e Lasagna, con solo quest’ultimo convocato per la trasferta di Torino – è il ritorno in panchina di mister Gotti che ha parlato alla vigilia del match.

«Solo il campo può dare realmente il polso della situazione, anche se grazie alla tecnologia a disposizione ho potuto assistere a tutti gli allenamenti in diretta, gestire le riunioni video e avere qualche colloquio individuale con i calciatori», dichiara il tecnico dei friulani, dispiaciuto per il rinvio della partita di domenica scorsa con l’Atalanta: «Nonostante le assenze avvertivo delle ottime sensazioni».

Le notizie dall’infermeria non lo lasciano indifferente, anzi: «Stiamo recuperando giocatori che iniziano ad allenarsi con continuità, anche se pure contro i granata ci saranno delle defezioni. La vera differenza non sta nei giocatori che sono a disposizione, ma nell’averli nelle migliori condizioni. Per alcuni ci sarà da aspettare ancora un po’». Rispetto all’avversario, ancora l’allenatore bianconero: «Il Torino è una squadra simile alla nostra per certi aspetti. Al di là del sistema di gioco che sicuramente imporrà alcuni adattamenti rispetto alle uscite sia offensive che difensive, i concetti di gioco del tecnico Giampaolo sono chiari a prescindere. Ci conosciamo da molti anni».

I dubbi di formazione riguardano il sostituto dello squalificato Arslan in cabina di regia, con Walace che pare essere in vantaggio su Mandragora e il punto di domanda su chi affiancherà Pussetto in avanti. Ci sarà una chance dal primo minuto per Deulofeu («Può essere una soluzione sia dall’inizio che a gara in corso», recita Gotti, senza sbilanciarsi) o spazio per il meno probabile rientro di Lasagna?

Torino Udinese si disputerà, Sabato 12 dicembre 2020, alle ore 18.00  La partita sarà visibile sui canali Sky e nello specifico sui canali Sky Sport, sia sul satellite che sul digitale terrestre ed ancora Sky sport Arena al numero 204 del satellite.

Ovviamente chi vorrà potrà seguire anche il match in diretta streaming. Gli abbonati potranno affidarsi a Sky Go per poter vedere il match, scaricando l’app su dispositivi mobili quali computer e notebook o ancora tablet e smartphone. Ci sarebbe ancora un’altra possibilità, ovvero guardare il match su Now Tv, il servizio di streaming live e on demand di Sky che da la possibilità di poter assistere ai più importanti incontri di calcio, ovviamente dopo aver acquistato uno dei pacchetti offerti.

E’ tempo di giocare a carte scoperte: lo hanno fatto innazitutto i tifosi, martedì, affrontando al Filadelfia la squadra per esprimere tutto il dissenso per la situazione vigente. Figlia dei risultati maturati sul campo, ma che ha radici che affondano più in profondità.

Ad esempio nei paletti imposti da Cairo sul mercato, e dai quali Vagnati dovrà in qualche modo svincolarsi: battendo i pugni per il bene suo e del Toro, nel caso. Non che la maggior parte dei giocatori possa concedersi il lusso di non sentirsi responsabile dei 6 punti conquistati in 10 partite, anzi.

E pure Giampaolo, può e deve migliorarsi: facendo tesoro degli errori commessi, così da comprendere quale debba essere la direzione da intraprendere per uscire dalle secche. In attesa di pesare il recente lavoro al Filadelfia attraverso l’impegno odierno, di valutare quanto la squadra abbia fame di punti anche considerata la sconfitta nel derby che deve imporre un moto d’orgoglio, lo stesso tecnico granata si accoda ai tifosi. Attraverso una doppia considerazione.

La prima: «La notte non dormo sereno, e non mi sento di girovagare per la Città come se nulla fosse. Dedico il mio tempo al Toro, dalla mattina alla sera: la mia idea di fede è legata all’identità, sento l’identificazione con la società che noi rappresentiamo. Come i tifosi che ci contestano per i risultati che non arrivano, anche noi siamo insoddisfatti per il momento negativo».

La seconda, legata a un Toro che deve buttare giù la maschera: «Con i calciatori non bisogna bluffare, devo essere sincero in merito alla situazione, analizzando in ogni dettaglio le prestazioni. Non si vive di giustificazioni né di parole, ma di fatti e di lavoro».
E allora sotto con l’Udinese, assestata a 10 punti in classifica contro i 6 del Torino, in questo momento a -3 dalla Fiorentina che occupa il quart’ultimo posto. «Sarà una sfida ostica, loro sono reduci da due buone trasferte (successo a Roma contro la Lazio e pari a Reggio Emilia col Sassuolo, ndr): noi abbiamo preparato la partita al meglio, siamo pronti, ma dovremo mantenere la giusta lucidità per sapere quando sarà il momento di attaccare, e quando sarà tempo di difendere. Il ritorno al 4-3-1-2? Lo vedrete.

Scelgo in base all’avversario, ma sempre con l’intenzione di giocarmela. Come ho già detto dispongo di sei difensori centrali pronti, affidabili e tutti meritevoli di fiducia. Con l’Inter ho deciso per Bremer terzo di sinistra perché contro Lukaku mi serviva un difensore forte fisicamente, con la Samp è toccato a Rodriguez perché volevo un braccetto (difensore del reparto a tre che non gioca in posizione centrale, ndr) con qualità nel palleggio, mentre nel derby ho deciso per Lyanco e Rodriguez: mancando Morata, e avendo loro attaccanti brevilinei mi è sembrata l’opzione migliore.

Per quanto riguarda i cambi contro la Juve bisogna tenere conto che in panchina avevo tre difensori, che generalmente entrano soltanto in caso di infortunio di un compagno; per il resto c’erano tre elementi in condizioni precarie, Gojak, Vojvoda e Lukic, ma almeno quest’ultimo aveva nelle gambe un allenamento: ha già giocato attaccante contro Lazio e Sassuolo, quindi confermo la scelta di mandarlo in campo, contro la Juve. Non abbiamo perso per le sostituzioni, ma per errori di posizionamento difensivo per risolvere i quali, martedì, ho speso un’ora di allenamento.

Tornando al derby rimanevano Edera, Vianni che è un giovane, Bonazzoli e Segre che in attacco non sposta gli equilibri, avendo più che altro qualità in fase di contenimento. In merito a Segre – prosegue Giampaolo -, è indubbio che sia stato ingenuo, e vi assicuro che ha patito le conseguenze del suo gesto. Dagli errori deve imparare, ma lui è un ragazzo serio, sano e che lavora con impegno».

Così, il tecnico, affronta il tema della motivazione che deve animare i granata, nell’impegno odierno: «Una partita da vivere con il cuore caldo e la mente fredda, ma senza esasperare le emozioni per non cadere nel nervosismo che è nemico della lucidità. Non dobbiamo perdere la testa, ma rimanere coscienti dei mezzi che possediamo senza smarrire il lume della ragione. La classifica attuale è bugiarda, rispetto ai valori di questo gruppo, per questo sono assolutamente fiducioso sulle possibilità che abbiamo di venire fuori da questo periodo buio.

Sì, ho grande stima di questo Toro, per come si allena e per la lealtà che quotidianamente mi dimostrano i calciatori». Se quindi Giampaolo invertirà la rotta e salderà la panchina, sarà anche grazie alla risposta dei giocatori: «La stima di Cairo mi fa piacere, ma sono il primo a sapere che fin qui i risultati non sono allineati alla bontà delle prestazioni». Oggi andrebbe benissimo un’eccezione: un Toro magari non bellissimo, ma capace di conquistare tre punti. Che sappia passare in vantaggio, e non farsi recuperare. Già 19, i punti persi dopo aver staccato l’avversario.

A un gol dai cento con la maglia del Toro. Sì, ne manca solo uno ma questo, per il Gallo, non è un problema. I problemi sono altri, ben più complicati, dei veri e propri rompicapo. Il più grave e impellente è che il Toro non vince mai (solo un successo, a Marassi col Genoa). Il secondo, che arriva di conseguenza, è che la classifica è inquietante. Il terzo è che se non si prendono i tre punti contro l’Udinese la situazione rischia di diventare insostenibile per molti. I tifosi, del resto, con la dura e mirata contestazione di martedì hanno fatto capire in maniera inequivocabile il proprio stato d’animo.

In mezzo a tutto questo c’è una certezza: Andrea Belotti. Avere lui, almeno, lascia aperta la porta alla speranza. Il Capitano in questo momento, a dire il vero da sempre negli ultimi cinque anni, è il giocatore che da solo può fare la differenza. Il guaio è che davvero è sempre troppo isolato: se soltanto qualcuno lo aiutasse un po’, la situazione sarebbe diversa. Zaza, Bonazzoli, Verdi e Millico, compari d’attacco, hanno fatto poco o niente per supportarlo e senza i loro gol il Toro si è trovato in questa situazione.

Oggi, ore 18, un altro appuntamento da non fallire, uno dei tanti che i granata hanno sempre e puntualmente sprecato: per un motivo o per l’altro sono arrivate solo delusioni. Magari con i friulani la musica cambierà e al Toro si festeggeranno i tre punti. Prima o poi dovrà succedere, no? E molto dipende appunto da Belotti, il Capitano, il giocatore che non molla mai e che ci mette sempre la faccia. Nel bene (poche volte) e nel male (quasi sempre). Giampaolo si aggrappa a lui per ritrovare serenità e certezze. E dormire meglio la notte. La formazione friulana è tosta, viene al Grande Torino con la certezza di giocarsela con due giocatori, in mezzo al campo, che fanno la differenza: Pereyra, l’uomo che desiderava tanto Mazzarri quando era in granata, e De Paul: due di spessore, elementi che sarebbero serviti al Toro come il pane e che si sposerebbero alla perfezione con il credo calcistico di Giampaolo.

E allora non resta che sperare che Andrea Belotti faccia (ancora) qualcosa di straordinario per conquistare i tre punti e permettere alla sua squadra di risalire in classifica senza perdere di vista quelle che stanno avanti, rischiando per giunta l’ennesimo ribaltone tecnico. A meno di clamorose sorprese questo pomeriggio il Gallo avrà Zaza come compagno d’attacco. I due hanno giocato assieme diverse volte ma quasi mai Zaza è riuscito a fare la differenza. Qualche lampo ha illuminato le sue prestazioni, come a San Siro contro l’Inter, per esempio, ma alla fine non ha mai realmente inciso. Ha addirittura avuto un battibecco con Giampaolo nel derby con la Juventus quando è stato sostituito e, quindi, c’è la possibilità che sia più motivato del solito. La sua posizione resta di assoluta precarietà, come del resto quella di Bonazzoli che dal giorno del suo arrivo non è mai riuscito a mettersi in evidenza se non per errori imperdonabili: ricordiamo ancora quello con il Crotone ad una manciata di minuti dalla fine che avrebbe potuto regalare ai granata i tre punti.

Tutto su Belotti, quindi. Perché lui è la certezza. Se poi dovesse arrivare il contributo di qualcun altro sarà ben accetto e tutto più facile per il Toro. Il Gallo, tra l’altro, come ha ammesso lo stesso Urbano Cairo ha cominciato ad ascoltare le proposte di rinnovo contrattuale (l’accordo scade nel 2022). Ma non sarà facile trovare un’intesa e, a differenza di quasi tutte le altre situazioni, non è una questione di soldi. Andrea Belotti pretende di giocare in un Toro più forte che possa almeno disputare l’Europa League e non in una formazione che nelle ultime stagioni ha lottato e sta lottando per evitare la retrocessione in serie B. Pretenderà delle garanzie di competitività, al di là di quelle economiche, prima di prendere una decisione. Lui sta bene al Toro e farà di tutto per portarlo fuori da questa situazione, dopodiché affronterà il discorso sul suo futuro. Con molta calma perché stavolta il tempo gioca a suo favore. Ma è meglio pensare all’Udinese, per ora…

Centoquarantanove motivi per centrare, oggi, la prima vittoria casalinga in campionato e invertire finalmente la tendenza negativa di questo inizio di stagione. Il Torino che alle 18 sarà in campo contro l’Udinese non vince una partita casalinga da 149 giorni, dal 16 luglio, dal 3-0 contro il Genoa (nella stagione 2019-2020) santificato dalle reti di Bremer, Lukic e Belotti.

Un risultato che sancì la quasi aritmetica salvezza dell’undici di Moreno Longo. In mezzo, cinque mesi in cui è cambiata la guida tecnica ma non è ancora arrivato il primo sussulto all’Olimpico Grande Torino: al contrario, si ricordano solo i record negativi della squadra guidata da Marco Giampaolo.

Per la prima volta nella sua storia nella serie A a girone unico, il Toro è ancora a secco di vittorie in casa dopo il primo quintetto di partite: tre le sconfitte contro Atalanta, Cagliari e Lazio (altro primato negativo, mai era successo nella storia che i granata iniziassero con tre stop consecutivi in casa) e due i pari contro Crotone e Sampdoria. In quello che, quando si chiamava Comunale, era quasi inviolabile: anche per le big.

Non valgano come consolazione le due vittorie in Coppa Italia – rispettivamente contro Lecce ed Entella – perché arrivate contro squadre di serie B e con un evidente divario tecnico in campo. Contro i friulani, oggi, la possibilità di lasciarsi alle spalle un periodo decisamente complicato.

Assenza di vittorie che fa il paio con i numeri impietosi in difesa: delle 24 reti subite in queste prime dieci giornate – peggior retroguardia del campionato insieme con il Crotone – poco più della metà (13) sono state incassate in casa e fanno dei torinisti la peggior difesa interna. Quando la squadra ha perso, inoltre, non ha mai subito meno di 3 reti dall’avversario (il Cagliari), incassando per due volte 4 gol da Atalanta e Lazio.

Contro l’Udinese sarà la sfida numero 36 a Torino, con una tradizione positiva per i granata che hanno vinto 18 volte, perdendo in 9 occasioni e pareggiando in 8. Nelle ultime tre sfide in casa il Toro ha sempre vinto – 2-0 firmato Nkoulou e Belotti datato 11 febbraio 2018, 1-0 con gol di Aina del 10 febbraio 2019 e la vittoria con identico risultato (e Belotti marcatore) nell’ultimo precedente del 23 giugno 2020 – mantenendo la porta blindata. Un auspicio da trasformare oggi nei primi 3 punti nello stadio che porta il nome degli Invincibili.