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C’è stato un tempo, agli  inizi del nuovo millennio, in cui il viaggio last-minute era particolarmente di moda: andare in vacanza prenotando prima era cosa da “antichi”. Quei tempi sono passati, “l’ultimo minuto” è tornato a essere una delle opzioni, o magari un’esigenza.

La Juve sta lavorando per farla tornare in auge, in questi tempi di incertezza e di impossibilità di programmazione: mercoledì Cuadrado è stato “imbarcato” in corsa per Reggio Emilia. E’ andata alla grande, e quindi ieri ecco il bis: dentro Matthijs de Ligt, con appena qualche ora di anticipo. In realtà, comandano i tamponi: quelli dell’olandese (ne servono due) sono diventati negativi alla vigilia della sfida col Bologna e allora l’olandese è stato aggregato fra i convocati. La difesa recupera un altro pezzo, davvero centrale.

Fuori per Covid adesso resta il solo Alex Sandro, il primo a risultare contagiato, ma anche quello quarta gara consecutiva dopo il rientro dall’infortunio. Cua-drado aveva ricominciato subito in campo, ma oggi l’urgenza di recuperare De Ligt è minore e la risposta a due settimane di stop potrebbe anche non essere la stessa. «Giorgio si sente bene e anche Frabotta è recuperato», ha detto ieri Pirlo. L’emergenza difensiva, che si è ripetuta in questi mesi, potrebbe essere alle spalle. Ma ha sicuramente influito su numeri che non sono ancora considerati soddisfacenti, non per gli standard bianconeri. La Juve resta sul podio delle difese meno battute in Serie A, ma solo in tre occasioni su 17 è riuscita a mantenere la porta imbattuta (due Buffon, una Szczesny).

Se poi si fa un confronto non con le avversarie attuali, ma con il passato, la necessità di una stretta difensiva appare più visibile. Oggi dopo 17 partite Pirlo è a -9 da Sarri, a -7 dal primo Allegri, a -4 dal primo Conte. Però ha segnato più di Maurizio e Antonio(35 contro 31 e 28) e gli stessi gol di Max.

La differenza la fa la difesa: i dati sono in linea con l’ultimo predecessore (18 gol presi a 17), ma molto superiori paragonati a quelli di Conte (11) e Allegri (8). Certo, questo è un anno speciale, come ha ricordato prorio Pirlo ieri: «Giocando tante partite, e senza aver fatto la giusta preparazione, gli alti e bassi sono una costante per tutti. Poche squadre non prendono gol, è difficile mantenere alta la tensione per tutta una gara. E poi ci sono molte più squadre che hanno una tendenza offensiva. Si vedono partite più aperte, si prendono più gol. Poi certo, noi dobbiamo migliorare perché la fase difensiva ti dà equilibrio e se hai la miglior difesa spesso vinci i campionati». La sua Juve, nella ricerca del gioco, rischia strutturalmente qualcosa in più che in passato. Però gli sbilanciamenti visti con l’Inter non possono ripetersi: non è una questione solo di reparto, ma di equilibri. Però avere di nuovo De Ligt può aiutare, ritrovare Cuadrado ha cambiato molto e poter contare sui duelli di Chiellini è quasi una sicurezza.

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Sinisa Mihajlovic si presenta alla vigilia metà alchimista, metà scienziato e metà psicologo. Vabbè, c’è una metà in più, ma solo perché oggi allo Stadium per provarci al Bologna serve dare ben più del cento per cento: «Con il Verona avevo chiesto umiltà, coraggio e determinazione. Ed è stato fatto. E’ scientificamente dimostrato che una vittoria rimane sette volte in più nel cervello di una sconfitta. A Torino dobbiamo aggiungere la cura del dettaglio. La città è piacevole, molto migliorata, ci sono stato un anno e mezzo benissimo. Ma non andiamo in gita».

I dubbi di formazione restano tali. Il tecnico serbo ha glissato sornione su ogni ipotesi di attacco, lasciando aperta qualunque soluzione. Barrow o Palacio centravanti, forse col gambiano favorito; Vignato o lo stesso Barrow sulla sinistra, nel caso in cui optasse per il Trenza punta avanzata; nessun suggerimento per il centrocampo. L’unica indicazione compiuta riguarda Sansone, che sta ritrovando la forma migliore, ma è pronto soltanto per un impiego part time di 20’-30’, quindi da subentrante.

Il resto sono i ricordi di quando Mihajlovic fece scuola a Pirlo a Coverciano («Mi mandò un messaggio di ringraziamento per la lezione»), tanto da avergli spifferato pure qualche segreto («Qualcosa dovrò cambiare…»). E poi come le punizioni le batteva meglio lui dell’attuale tecnico bianconero, suffragando coi dati la superiorità («Stesso numero di gol, ma lui ha giocato 200 partite di più in serie A. Lo dovrebbe ammettere pure Pirlo, se è sincero»). Mihajlovic definisce la Juventus un modello e un punto di arrivo per giocatori e allenatori, ricordando nel contempo la vecchia gestione Moggi-Giraudo-Bettega («Fecero qualche impiccio, di cui non avevano bisogno»).

Tornando all’oggi, Sinisa ha tenuto a far sapere della qualità del lavoro svolto in settimana. E’ praticamente la seconda volta quest’anno che il Bologna si presenta senza Primavera di rinforzo numerico in panchina, avendo recuperato gran parte degli infortunati. Mbaye e Medel, ancora fermi ai box, saranno comunque aggregati alla squadra dietro loro richiesta: un segnale di cementificazione del gruppo. A meno di dieci giorni dalla fine del mercato non è che le prospettive di rinforzi siano così concrete. Arnautovic (Shanghai) piace a Mihajlovic per l’origine serba, ma altro non dice. Per lui come per il polacco Swiderski (Paok Salonicco) la trattiva è tuttavia ardua. Il problema è sempre quello del portafoglio vuoto.

E’ chiaro che non rappresentavano certo un’offerta economicamente irrinunciabile, quei sei milioni di euro all’anno: poco più di due mesi dello stipendio che Cristiano Ronaldo percepisce dalla Juventus e che rappresenta a sua volta la parte minoritaria degli introiti del fuoriclasse portoghese. Però, per fare semplicemente da testimonial, costituivano una proposta assolutamente allettante. Proposta che, secondo quanto raccontava ieri il Daily Telegraph, CR7 ha ricevuto dal governo dell’Arabia Saudita per diventare il volto della campagna pubblicitaria “Visit Saudi”, volta a promuovere il turismo nel Paese del Golfo Persico (quando si potrà tornare a viaggiare, ovviamente).

Sotto accusa da parte di numerose organizzazioni umanitarie internazionali che gli imputano violazioni dei diritti umani, da tempo il governo saudita punta sullo sport per dare all’estero un’immagine positiva: dalle due passate edizioni della Supercoppa italiana ai gran premi di Formula 1 passando per la rivincita del Mondiale dei pesi massimi di Boxe tra Anthony Joshua e Andy Ruiz jr di dicembre, per citare solo alcuni esempi. Tutti eventi finiti però al centro delle polemiche assieme ai loro protagonisti. Non succederà a Ronaldo, che ai milioni sauditi ha preferito dire di no. Imitato, sempre secondo il Telegraph, da Leo Messi. Incassato il rifiuto di CR7, infatti, l’Arabia Saudita avrebbe girato la proposta all’altro fuoriclasse che con il portoghese ha segnato e sta segnando il ventunesimo secolo calcistico. Ottenendo però la stessa risposta.