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Il Napoli, prossimo avversario domenica in campionato per quello che si preannuncia uno spareggio-Champions, può attendere. E le polemiche, per lo slittamento del match dei partenopei con la Juventus (previsto inizialmente ieri), anche. Fonseca preferisce pensare allo Shakhtar Donetsk. E poco importa che all’andata sia finita 3-0. Sarà perché in Ucraina torna da ex rimpianto (3 scudetti, altrettante coppe nazionali e una Supercoppa), perché il ko di Parma ha lasciato il segno o poiché realmente teme brutti scherzi, fatto sta che il portoghese non fa sconti: «In questi giorni ho detto alla squadra che òa situazione non è chiusa e l’atteggiamento sarà molto importante in questa partita. Se pensiamo che aver vinto 3-0 basti per arrivare ai quarti, non è un il miglior modo di prepararci. Dobbiamo pensare che lo Shakhtar è una squadra fortissima, che la Roma non lo ha mai battuto in Ucraina ed è importante avere un buon atteggiamento perché sarà un match difficile. Loro presseranno dal primo minuto, per far un gol subito. Dobbiamo stare attenti, essere molto concentrati. E cercare di fare un gol perché a quel punto sarà molto più difficile per loro. Noi vogliamo vincere anche qui a Kiev. Non saremo una squadra che è venuta solo a difendere». In effetti, segnando, servirebbe poi subire un tracollo epocale (lo Shakhtar dovrebbe infatti vincere 5-1). Difficile se non improbabile.

L’accoglienza ricevuta ieri dal portoghese, non passa in secondo piano. A tal punto che ha fatto sorridere come la seconda domanda, alla vigilia di un match così importante, sia stata posta su un quadro. Non è un refuso, avete letto bene. Si tratta proprio di un quadro. «Prima di andare via dallo Shakhtar, le hanno regalato un quadro. Che fine ha fatto?», la domanda che arriva dalla platea. Inizialmente Fonseca rimane spiazzato, non capendo bene il quesito. Poi, dopo l’intervento del traduttore, risponde divertito: «Ah sì, ce l’ho ancora, è nella mia casa a Kiev». Un prologo che fa capire come almeno i media locali diano la qualificazione già perduta per lo Shakhtar. Non è un caso che quasi tutte le domande vertano sul trascorso del tecnico a Donetsk: «Ho casa qui, mia moglie e mio figlio sono ucraini. Ho un legame molto forte con questo paese, per me è un ritorno a casa. Ho passato qui grandi momenti, ho vinto sempre il campionato e le coppe. Sono tanti i momenti importanti che ho trascorso, è difficile elencarne tre. Quelli più felici? Quando abbiamo vinto il campionato, la coppa e Supercoppa. Conosco – ha aggiunto – il carattere di questi calciatori e vorranno lottare per cambiare il risultato dell’andata. Dovremo essere concentrati e fare una grande partita per non avere sorprese». Nelle domande della stampa locale trova spazio a più riprese anche la moglie, la signora Katerina Ostroushko, ex responsabile dell’ufficio stampa del club ucraino: «È una tifosa dello Shakhtar, ma quando dopo la vittoria per 3-0 dell’andata sono arrivato a casa lei era molto contenta. Nelle altre partite siamo attenti a quello che fa lo Shakhtar, vediamo sempre le partite e vogliamo che vinca. Ma non con la Roma».

Tornando al match, spazio ad un mini-turnover. Riposano Ibanez, Spinazzola, Pellegrini e Dzeko: giocheranno Kumbulla, Peres, Perez e Mayoral, sperando per domenica di recuperare almeno Smalling, rimasto a Roma per smaltire problemi muscolari. Già incassati 12,51 milioni dalla competizione, andando avanti nel torneo il raccolto diventerebbe più sostanzioso. Vincendolo, gararantirebbe il posto in Champions. Intanto l’approdo ai quarti farebbe entrare nelle casse giallorosse altri 1,5 milioni oltre a quelli legati al singolo match (570mila euro per la vittoria e 190mila euro per il pareggio). Considerando gli ottavi di finale di Coppa Uefa, la Roma non supera il turno dal 1999, da quando la formazione di Zeman sconfisse lo Zurigo vincendo 1-0 all’andata all’Olimpico e pareggiando 2-2 in trasferta in Svizzera. Nei quarti, poi, affrontò gli spagnoli dell’Atletico Madrid, venendo eliminata. Nell’attuale Europa League, invece, i quarti non li ha mai superati. Le sfide passate sono datate 2015, 2017 e 2020, rispettivamente contro Fiorentina, Lione e Siviglia: sempre out. Uscire però stasera avrebbe del clamoroso. Meglio non pensarci.

 «Non credo nei miracoli, ma solamente nel nostro lavoro. Ogni tanto questo porta i suoi frutti». Nonostante lo 0-3 subito all’Olimpico, almeno dialetticamente, lo Shakhtar dimostra di non essersi arreso. Castro, tecnico degli ucraini, promette di dare battaglia fino alla fine: «So perfettamente che sarà una partita difficile, tuttavia il calcio è il mondo delle opportunità e abbiamo tutti i mezzi per ribaltare il risultato negativo dell’andata». Il difensore Matvienko traccia la via: «Prima di pensare a segnare, dobbiamo pensare a non subire gol, altrimenti sarebbe finita prima di cominciare». Anche se non è mai accaduto nella storia di una squadra ucraina di ribaltare uno 0-3, la Roma ha un precedente in tal senso negativo. Risale al 1980-81, contro il Carl Zeiss Jena, partita nella quale si adombrarono sospetti di doping sui tedeschi dell’est. Nelle altre 7 circostanze, vittoriosi 3-0 all’andata, i giallorossi hanno sempre passato il turno (perdendo però in 5 casi la gara).

L’uomo di Coppa ci riprova. Domani in Ucraina, per il ritorno degli ottavi di Europa League, Fonseca si affiderà di nuovo a Borja Mayoral. La parabola dello spagnolo ha conosciuto un’apice (31 gennaio, gol al Verona, il sesto in Serie A) e ora è in calo. La sensazione è che la grande chance (6 gare consecutive da titolare in campionato senza gol) lo spagnolo non l’abbia colta. Bravo inizialmente a farsi trovare pronto dopo il litigio Dzeko-Fonseca, Borja è come se abbia sentito di colpo la responsabilità di esser diventato il centravanti titolare. E così è rimasto a secco con Juventus, Udinese, Benevento, Milan, Fiorentina e Genoa, aggiungendo domenica gli 11 minuti disputati a Parma. Digiuno intervallato soltanto dalle reti in Europa League al Braga: una all’andata e l’altra al ritorno, a conferma del feeling europeo. Contro lo Shakhtar, toccherà nuovamente a lui. A Kiev la partita si configurerà esattamente come Mayoral preferisce, con la squadra di Castro inevitabilmente protesa in avanti alla ricerca della rimonta e lui pronto a cercare la profondità. Degli 11 centri stagionali (record personale in carriera) Mayoral finora ne ha segnati 5 nelle 9 partite disputate fin qui dalla Roma in Europa League. Sembra davvero la sua coppa e l’ex Real proverà a ribadirlo anche domani, quando sarà lui a guidare l’attacco. Fonseca si aspetta che si sblocchi, mettendosi così alle spalle l’attuale momento, sicuramente non il migliore da quando è alla Roma.

COL NAPOLI, TOCCA A DZEKO

Domenica, invece, contro il Napoli per quello che – Atalanta permettendo – si annuncia una sorta di spareggio-Champions, toccherà a Edin Dzeko. Se Mayoral vive un momento di eclisse, la stagione di Edin invece non è proprio mai partita. Dopo aver contratto il Covid a novembre, è arrivata la sosta, poi la lite con Fonseca e l’infortunio: tribuna, panchina, più la lesione muscolare. Un lungo tunnel dal quale è uscito per la prima volta a Parma, in una gara non certo fortunata. Inevitabilmente non poteva essere al meglio. La Roma, però, ha bisogno quanto prima che il bosniaco si svegli. E visti i numeri precedenti, non ci vorrà molto per fare meglio. Sette reti in campionato è un bottino magro per un attaccante come Dzeko. E la cooperativa del gol non basta più a Fonseca (tra l’altro Veretout e Mkhitaryan, 10 e 9 centri sono ai box). Negli scontri diretti serve l’acuto del centravanti. Conte lo ha con Lukaku (19 reti in campionato, delle quali 4 a Lazio, Napoli e nei due derby), Pioli con Ibrahimovic (14 centri, di cui 2 al Napoli, 2 alla Roma e 2 all’Inter), Inzaghi grazie a Immobile (14 segnando a Milan e Roma), Gasperini addirittura ha l’imbarazzo della scelta tra Zapata (9 centri di cui 3 a Milan, Roma e Napoli) e Muriel (16 marcature con vittime illustri Roma e Napoli). Per non parlare di Pirlo con Ronaldo (23), abbonato ai gol pesanti. All’appello nella lista, manca solo il Napoli. Ma se Gattuso ha la giustificazione di non aver avuto per oltre tre mesi Osimehn e Mertens, l’alibi nella Roma non tiene. Dzeko c’è ed è il momento che batta un colpo.