La vera storia di Peppino Di Capri, chi è Roberta Stoppa e Giuliana Gagliardi, prima e seconda moglie

Questo articolo in breve

Nato in una famiglia di musicisti, si esibisce in pubblico per la prima volta all’età di 4 anni, suonando il pianoforte di fronte alle truppe americane insediate sull’isola durante la seconda guerra mondiale. Forse questo precoce contatto con la cultura americana è ciò che lo porta a formare, all’età di 14 anni, un duo con l’amico Ettore Falconieri, un batterista con il quale, sotto il nome di Duo Caprese, si esibiscono in vari nigth-club dell’isola, in cui suonano la nuova musica rock di epoca americana.

Nell’anno 58 aggiunsero nuovi componenti al duo, formando così un quartetto, i Capri Boys, ispirati ai tipici gruppi di musica rock americana degli ultimi anni, e iniziarono a riscuotere un certo successo nella zona, interpretando sia successi napoletani o americani dell’epoca, sia le proprie canzoni.

Durante una delle serate musicali ad Ischia, nell’agosto del 1958, un manager della casa discografica Carisch, che era in vacanza, li ascolta, e subito propone un contratto discografico, che il gruppo accetta subito. Alla fine dell’estate, il gruppo si trasferisce a Milano per registrare dieci brani proposti dall’etichetta, quasi tutti scelti tra quelli che erano già un successo nelle loro serate musicali a Capri. È allora che uno dei membri del gruppo, Mario Cenci, chitarra e compositore di diverse canzoni, propone a Giuseppe di adottare il suo nome d’arte: Peppino perché è così che lo conoscono tutti i suoi amici, e “di Capri”, per essere il suo luogo di origine. Propone inoltre che il gruppo si chiami “Peppino di Capri e i suoi Rockers“, poiché il gruppo è chiaramente ispirato alle produzioni rock’n’roll americane, e lo stesso Peppino prende riferimenti molto espliciti dal rocker texano Buddy Holly, sia nel suo look che nel modo in cui canta. Di questi dieci brani via via pubblicati in singoli successivi, è “Nun è peccato” che riscuote un grande successo, diventando un classico della canzone napoletana, e a cui seguono altri importanti successi come “Malatia” e “Voce ‘e notte”.

Nel 1960 si completa la consacrazione dell’artista, con la pubblicazione di diversi singoli e due LP che contengono alcune delle canzoni che entreranno a far parte del canzoniere italiano, e con la presenza quasi ininterrotta nelle classifiche di vendita. Tra queste canzoni, “Nessuno al mondo” (versione italiana del noto “No arms can ever hold you” di Chris Norman), “Nun giurà”, “A pianta e’ stelle” e “Luna caprese”, oltre ai due classici “I te vurria vasà” e “Per un attimo”, entrambi inclusi in due film dell’epoca.

Contemporaneamente inizia la sua attività cinematografica, tutelando il film MaurizioPeppino e le indossatrici (1961), dove esegue anche alcune sue canzoni.

Negli anni successivi il cantante e il suo gruppo continuano a raccogliere un successo dopo l’altro. È in questo momento che escono i classici “Parlami d’amore Mariù”, “Cinque minuti”, e altri che sono di nuovo frequentemente inclusi nei film dell’epoca. Nell’autunno del ’61 si esibisce alla famosa Carnegie Hall, e gira l’America Latina in tournée successive, dove riscuote grande successo.

A dicembre introduce nella sua musica e in Italia quello che è stato per molti anni il suo segno distintivo, il twist. Esegue la canzone “Let’s twist again” dei Chubby Checker e riesce a vendere un milione di copie in poche settimane. Questo successo lo portò a ripetere la formula l’anno successivo, nel 1962, con il suo grande successo, originale questa volta, “St. Tropez Twist”, che lo conferma come il re del twist. A questa canzone ne seguono altre come la versione che realizza del popolare “Speedy Gonzales”, “Roberta” (dedicata alla moglie), e “Baby”, versione italiana della celebre “Be my Baby” delle Ronettes, suo ultimo grande successo di questa prima parte della sua carriera.

Nel 1965 apre per i Beatles nel loro tour italiano, e pochi mesi dopo fa una cover di “Girl”, il successo del gruppo di Liverpool. Intervallato da queste reinterpretazioni di grandi successi, Peppino non abbandona le sue origini e intervalla continuamente singoli strettamente legati alla sua terra d’origine, spesso cantati in dialetto napoletano.

Nel 1967 partecipa per la prima volta al Festival di Sanremo, con il brano “Dedicato al amore”, ma non riesce ad accedere alla finale o, quindi, a raggiungere il successo sperato. Nel 1968, a seguito di un calo delle vendite e del numero di concerti, il gruppo The Rockers si sciolse, anche se mesi dopo alcuni dei suoi membri si riunirono con lui sotto il nome di “New Rockers“.

Renaissance1970

si rivela un grande anno per Peppino. Fonda la sua etichetta discografica, Splash, e lo stesso anno vince il Festival di Napoli con “Me chiamme ammore”, con la quale torna in cima alle classifiche di vendita. Inoltre, incontra colei che sarebbe diventata la sua seconda moglie, Iuliana, e nasce il suo primo figlio.

Tra i 71 e i 75 ha pubblicato quattro album dal titolo “Napoli ieri – Napoli oggi“, con ottimi risultati di vendita. In essi, l’artista riprende in chiave quasi rock brani classici della canzone napoletana, insieme a nuove composizioni.

Nel ’71, inoltre, partecipa nuovamente al Festival di Sanremo, ma ancora una volta passa inosservato. Il successo però sarebbe arrivato due anni dopo, quando con il brano “Un grande amore e niente più” ottenne la tanto attesa vittoria nel celebre festival. Inoltre, quello stesso anno 73 pubblica la canzone “Champagne”, una canzone conosciuta in tutto il mondo, e che diventa da quel momento sulla sua canzone simbolo.

Nel 1976 ottiene nuovamente la vittoria a Sanremo con “Non lo faccio più” e, alla fine dello stesso anno, pubblica un nuovo album che riprende i suoi successi degli anni ’60, “.. .e comincio così“. Di questo periodo sono anche i suoi successi “Incredibile voglia di te“, “Aiere”, “Piccere“, e “Fiori di carta“, versione italiana del famoso “How deep is your love” dei Bee Gees.

Dagli anni ’80 ad oggiNonostante
negli anni successivi continui con la sua attività musicale, raggiungendo alcuni successi come “Tu cioè“, “E mo’ e mo‘” e “Il sognatore“, in generale la sua popolarità è in declino. Dopo l’ultima vittoria nel 1976, partecipa ad altre 11 occasioni al Festival di Sanremo, ottenendo come miglior risultato un 5° posto nel 1987.

Era il 1991 quando la Radiotelevisione Italiana (RAI) offrì all’artista l’opportunità di rappresentare l’Italia all’Eurovision Song Contest, che era stato vinto l’anno precedente da Toto Cotugno, e quindi doveva tenersi a Roma. L’offerta è vissuta tra il pubblico italiano come omaggio al grande artista in particolare, e alla musica napoletana in generale. Peppino di Capri diventa, infatti, il primo artista italiano ad eseguire una canzone in dialetto napoletano all’Eurovision Song Contest. Il brano, una bellissima ballata dal titolo “Comm’è ddoce ‘o mare“, raggiunge la settima posizione.

Nei successivi anni ’90 continua a pubblicare alcuni album sul mercato (tra cui il suo unico CD), e partecipa, già con ruoli minori, ad alcuni film. Nel 2005 il Presidente della Repubblica gli ha conferito l’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, riconoscimento di tutta la sua carriera musicale, e nel 2008 ha commemorato i suoi cinquant’anni di carriera musicale, con un grande concerto a Torino, ottenendo un “Sold out” e un grande successo. Segue un piccolo tour dal quale estrae il doppio DVD “50º“. Negli anni successivi, compone e pubblica ancora alcune canzoni, soprattutto orientate alla stagione estiva e in lingua napoletana. Nel 2019 Raiuno trasmette un programma speciale dal titolo “Gli 80 anni di Peppino di Capri. Da Capri a Saint Tropez” che, in occasione degli 80 anni dell’artista, ripercorre i 60 anni di carriera attraverso le tante apparizioni che la cantante ha fatto in televisione in tutti questi anni.

Per quanto riguarda la vita privata, Peppino ha avuto due donne: Roberta Stoppa, con la quale ha un figlio di nome Igor, e Giuliana Gagliardi (morta nel luglio 2019), con la quale ha altri due figli, Edoardo e Dario.