La legge di bilancio del 2024 prevede l’introduzione di una nuova imposta patrimoniale sulle pensioni di importo medio-alto

La Legge di Bilancio 2024 sta prendendo forma, e con essa emergono possibili cambiamenti significativi per le pensioni medio-alte. Michele Poerio, segretario generale di Confedir e presidente nazionale di Federspev, ci fornisce un’analisi dettagliata.

Una Riforma per le Pensioni in Corso

Nell’ambito dell’elaborazione della Legge di Bilancio 2024, circolano voci riguardo a una possibile modifica del meccanismo di perequazione delle pensioni, attualmente basato sull’andamento dell’inflazione. Secondo i dati ISTAT, l’inflazione si aggira attualmente tra il 5,5% e il 6% nel 2023. La proposta prevederebbe la piena rivalutazione al 100% solo per le pensioni fino a 4 volte il minimo INPS, con un aumento dal 85% al 90% per gli assegni tra 4 e 5 volte il minimo. Allo stesso tempo, la perequazione per le pensioni superiori a 10 volte il minimo potrebbe essere ulteriormente ridotta al di sotto del già esiguo 30% stabilito dalla legge 197/2022, arrivando addirittura a zero.

Un Lungo Periodo di Azzerramenti

È importante sottolineare che negli ultimi 14 anni, dal 2008 al 2024, i meccanismi di perequazione delle pensioni sono stati abbattuti o azzerati rispetto agli standard previsti dalla legge 388/2000. Questo avviene nonostante le argomentazioni della Corte Costituzionale, che aveva sottolineato l’importanza di proteggere le pensioni di maggiore importo dagli insulti dell’inflazione.

Miglioramenti Temporanei e Peggioramenti Duraturi

Negli anni, i meccanismi di indicizzazione delle pensioni si sono progressivamente deteriorati. Il Governo Letta (L.147/2013) ha introdotto un sistema che lega la rivalutazione all’importo totale della pensione, con una percentuale unica che diminuisce al crescere dell’ammontare complessivo. Nel 2023, ad esempio, le pensioni superiori a 10 volte il minimo INPS sono state rivalutate solo del 32%, a fronte di un tasso inflazionistico ben superiore. In passato, la rivalutazione avveniva a scaglioni, garantendo almeno una quota del 100% dell’indice Istat per le pensioni fino a 3-4 volte il minimo, e così via.

Una Tassazione Impropria?

La domanda che sorge spontanea è: quale criterio politico ha spinto il legislatore della legge Meloni (L.197/2022) a ripristinare il criterio meno favorevole della legge Letta, proprio quando l’inflazione nel 2022 era quattro volte superiore a quella del 2021? Questa mossa sembra suggerire, anziché la difesa delle pensioni medio-alte dall’inflazione, l’istituzione di un prelievo improprio, se non addirittura una tassazione di fatto.

La Posizione di Confedir e Federspev

Confedir, Federspev e APS Leonida non intendono accettare passivamente questa situazione. Hanno già intrapreso azioni legali a livello nazionale ed europeo per tutelare le pensioni e i pensionati penalizzati dalla legge 197/2022. Sono determinati a difendere i diritti acquisiti e a garantire il rispetto dei principi costituzionali.

La Necessità di una Riforma Chiara

È urgente separare nettamente la spesa previdenziale vera, sostenuta dai contributi dei lavoratori e dei datori di lavoro, dalla spesa previdenziale che dovrebbe essere coperta dalla fiscalità generale. Attualmente, la discrezionalità politica genera solo abusi.

In conclusione, questa situazione solleva domande sulla legittimità di un prelievo aggiuntivo sulle pensioni medio-alte per sanare il bilancio dello Stato. Questa categoria fiscale rappresenta quasi il 5% di tutti i contribuenti italiani, ma già contribuisce al 40% del gettito IRPEF totale. È fondamentale riflettere attentamente su queste decisioni e sul loro impatto sul ceto medio e le categorie dirigenziali del paese.