Nadia Toffa, Enrico Lucci rompe il silenzio: “C’era una cosa che la faceva stare male”

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Martedì 13 agosto è morta Nadia Toffa. La notizia è arrivata da un post commosso pubblicato dalle Iene su Facebook. “E forse ora qualcuno potrebbe pensare che hai perso, ma chi ha vissuto come te, NON PERDE MAI. Hai combattuto a testa alta – hanno scritto le Iene sul social, pubblicando anche una foto della Toffa – col sorriso, con dignità e sfoderando tutta la tua forza, fino all’ultimo, fino a oggi. D’altronde nella vita hai lottato sempre. Hai lottato anche quando sei arrivata da noi, e forse è per questo che ci hai conquistati da subito. È stato un colpo di fulmine con te, Toffa”.

La conduttrice e inviata delle Iene aveva compiuto da due mesi 40 anni. Era dicembre del 2017 quando, in un albergo di Trieste, Toffa dopo un malore venne ricoverata nel reparto di terapia intensiva dell’Ospedale di Cattinara per poi essere trasferita a Milano. Una volta dimessa, era stata lei a raccontare cosa fosse accaduto quel giorno e a condividere la sua battaglia contro il cancro. Sempre con il sorriso, anche nel suo ultimo post, pubblicato 6 settimane fa su Instagram, come in tutte le foto che ha pubblicato.

“È stato tanto facile piacersi, inevitabile innamorarsi, ed è proprio per questo che è cosi difficile lasciarsi. Il destino, il karma, la sorte, la sfiga ha deciso di colpire proprio te, la NOSTRA Toffa, la più tosta di tutti, mentre qualcuno non credeva alla tua lotta, noi restavamo in silenzio e tu sorridevi. Sei riuscita a perdonare tutti, anche il fato, e forse anche il mostro contro cui hai combattuto senza sosta… il cancro, che fino a poco tempo fa tutti chiamavano timidamente ‘Il male incurabile’ e che, anche grazie alla tua battaglia, adesso ha un nome proprio”.

“‘Non bisogna vergognarsi di guardarlo in faccia e chiamarlo per nome il bastardo – dicevi – che magari si spaventa un po’ se lo guardi fisso negli occhi’. E dato che sei stata in grado di perdonare l’imperdonabile, cara Nadia, non ci resta che sperare con tutto il cuore che tu sia riuscita a perdonare anche noi, che non siamo stati in grado di aiutarti quanto avremmo voluto”. “Ed ecco le Iene che piangono la loro dolce guerriera, inermi davanti a tutto il dolore e alla consapevolezza che solo il tuo sorriso, Nadia, potrebbe consolarci, solo la tua energia e la tua forza potrebbero farci tornare ad essere quelli di sempre. Niente per noi sarà più come prima”.

Tra i tanti che hanno voluto ricordare la iena anche l’ex inviato Enrico Lucci. Lo ha fatto in un’intervista al Messaggero, in cui ha ricordato la collega che ha accolto e con cui ha condiviso l’esperienza a Le Iene. “Era come una bimba al luna park. – ha detto il giornalista – Aveva una gran voglia di emergere, ma non nel senso in cui tanti lo intendono oggi, cioè mettersi in vetrina. Lei, da subito, è sempre stata una persona che voleva mettersi al servizio della comunità. Voleva rendersi utile. Mi ha sempre ricordato una guerrigliera comunista insofferente a ogni ingiustizia. Era questo Nadia, a volte anche con una veemenza che poteva sembrare eccessiva. E usava quella stessa forza di fronte a un caso clamoroso come a un qualsiasi rompiscatole che le si parava davanti. Era un’indignata sincera, non una dei tanti professionisti dell’indignazione di oggi. Di fronte all’ingiustizia si sentiva male, e partiva in tromba col Kalashnikov”.

Sulla scelta di Nadia di condividere pubblicamente la sua lotta al cancro e sulle critiche feroci ricevute sui social, Lucci definisce “bestie frustrate” coloro che attaccavano la collega. ”Mi faceva tenerezza per essersi esposta. Credo che si trattasse di un nuovo motivo di vita per cui andava semplicemente sostenuta. Era un nuovo obiettivo, perseguito in condizioni che sono sempre state drammatiche. Il mio atteggiamento è stato di rispettosissimo silenzio”. Lucci ha ricordato anche l’ultima volta in cui ha sentito Nadia: “Al suo compleanno, ci siamo scambiati qualche messaggio affettuoso. Ci sentivamo periodicamente. Ho sempre cercato, per quanto possibile, di essere delicato e di evitare quello sguardo morboso su qualcosa che si sta consumando. Ma la delicatezza, ahimè, è una qualità molto rara oggi”.