Grace Boke, una ragazza keniota di 19 anni, ha già tre bambine. Vive assieme alla moglie in un villaggio della contea di Migori, nel Kenya sudoccidentale vicino al confine con la Tanzania. Grace è stata costretta a lasciare la scuola quando il padre l’ha venduta per poche mucche a Pauline Gati, una donna senza figli. Tra la comunità Kuria, questo matrimonio tra donne si conosce come “Nyumba mboke”, ma non c’è niente di romantico dietro questa unione. La giovane sposa, infatti, è una madre surrogata e dovrà partorire i figli per la moglie anziana. “Sono rimasta incinta di un uomo che poi si è volatilizzato – racconta Grace – i miei genitori erano molto poveri e così mi hanno data in sposa a Pauline a cambio di quattro mucche. Mio padre in seguito ha sperperato i soldi in alcol e poco dopo è morto”. “Quando sono stata accolta in questa casa – continua la ragazza – l’unica cosa che Pauline voleva da me era che le dessi dei figli”.
Nella cultura Kuria, le donne hanno la responsabilità di garantire la discendenza della famiglia. Per quelle che non hanno avuto figli o sono sterili, la pratica del nyumba mboke diventa il mezzo per evitare di essere marginalizzate dal resto della comunità. “Mio marito è morto prima che avessimo figli – prosegue Pauline – e per questo sono stata stigmatizzata. Ecco perché ho deciso di prendere per moglie una giovane donna che mi aiutasse ad avere dei bambini. Adesso queste piccole sono mie e, quando invecchierò, avrò qualcuno che baderà a me”. La coppia vive in una casetta di argilla e per le due donne ogni giorno è una sfida riuscire ad alimentare le tre bambine, la più piccola delle quali ha appena 9 mesi. “Grace non ha alcuna fonte di reddito – dice la moglie – deve fare affidamento solo su di me. Gli uomini la mettono incinta e poi se ne vanno. A noi va bene così, perché abbiamo paura che possano farci del male o addirittura uccidere le piccole”.
Grace non è l’unica madre surrogata venduta per poche mucche ad un’anziana. A Gwikonge, un altro villaggio della contea di Migori, Gatatina Sinda, una donna di 48 anni, vive con i suoi otto figli in una casa fatiscente. Quando arriva il momento del pranzo, sui piatti ci sono solo patate americane. “Non ho altro cibo – afferma Gatatina – la mia vita è difficile perché mia moglie è morta e mi ha lasciata da sola ad occuparmi di questi otto bambini. Non so dove andremo quando questa casa crollerà”. Melisa Nyabware, di anni ne ha 41 anni, è madre di cinque figli. La donna, inoltre, ha contratto il virus dell’HIV. Il padre alcolizzato l’ha obbligata a sposare un’altra donna. “Mio padre mi ha rovinato la vita per avere cinque mucche”. “Mia moglie era anziana quando ci siamo sposate ed è morta – racconta Melisa – non mi ha lasciato nulla e adesso sono costretta a vivere come una mendicante”.
Siprina Nyamani, dopo due anni di matrimonio, non aveva ancora avuto figli. I parenti hanno cominciato a fare domande e anche il marito era diventato sempre più nervoso. “Sono sicura che avrebbe finito con picchiarmi per il fatto di non rimanere incinta”. Quando l’uomo l’ha abbandonata, Siprina ha deciso di lasciare tutto e andare a lavorare nelle piantagioni di tè. Doveva guadagnare a sufficienza per riuscire a pagare la dote di una giovane moglie. In meno di due anni è tornata nel suo villaggio nella contea di Migori con abbastanza soldi per comprare 16 mucche e sposarsi con Susan Boke, un’adolescente di 15 anni. Susan era a conoscenza del suo ruolo: partorire il maggior numero di bambini. Sapeva inoltre che i figli appartengono alla donna che l’ha comprata. Oggi la coppia ha 13 figli. “Non mi interessa sapere chi l’ha messa incinta”, dice Siprina.
“Il nyumba mboke è molto comune tra i Kuria”, afferma Thomas Muniko, un operatore sanitario locale. “Le giovani spose sono particolarmente vulnerabili perché gli uomini se ne approfittano sapendo che possono mantenere relazioni sessuali senza avere alcuna responsabilità nei loro confronti”. Susan Maroa, responsabile di Goceso, un gruppo nato per sostenere le donne in difficoltà, cerca di mettere in guardia sui pericoli del nyumba mboke. “Facciamo del nostro meglio – dichiara Maroa – ma i nostri mezzi sono limitati. I matrimoni combinati tra donne sono un grosso problema da queste parti perché i bambini finiscono per vivere in povertà”. Sammy Chacha, a capo del villaggio di Kehancha, ha confermato che la pratica del nyumba mboke ha devastato la comunità. “Questi matrimoni non sono permessi dalla legge e pertanto violano i diritti delle donne e dei bambini. Come amministrazione locale cerchiamo di scoraggiare queste unioni, ma non riusciamo ad impedirle. Ne sentiamo parlare solo quando sorgono dei problemi”. Secondo Chacha, nella contea di Migori ci sono almeno 400 donne date in sposa a donne anziane per diventare madri surrogate.
In Kenya, i rapporti tra persone dello stesso sesso sono puniti fino a 14 anni di carcere. Nel Paese africano, tra il 2013 e il 2017, oltre 500 persone sono state arrestate per aver mantenuto relazioni omosessuali. Secondo gli attivisti Lgbt (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) la legge viola quanto previsto dalla costituzione keniota del 2010 e la Corte suprema dovrà decidere l’abolizione della normativa che proibisce le unioni gay. Nel frattempo, tra i Kuria, altre giovani ragazze saranno vendute per un paio di mucche con l’unico scopo di partorire quanti più figli possibile da consegnare ad un’anziana moglie.