È l’Associated Press che ha raccolto per prima le denunce delle vittime: “Era ubriaco. Non sapevo come dirgli di no”. Un’inchiesta che per gravità e dimensioni corre il rischio di coinvolgere l’intero mondo cattolico indiano. Alcune suore hanno fatto riferimento ad “amicizie” e concessioni di favori sessuali che non riuscivano a negare, altre riferiscono di vere e proprie violenze e stupri sistematicamente tenuti sotto silenzio dalle gerarchie ecclesiastiche locali.
Secondo l’Associated Press “il Vaticano, pur non essendo mai intervenuto, era tuttavia da tempo a conoscenza di abusi sessuali ai danni di suore da parte di preti e vescovi in Asia, Europa, Sud America e Africa”. In tutto l’agenzia giornalistica ha raccolto le testimonianze di due dozzine di persone – tra suore, ex monache e preti con conoscenza diretta degli abusi. (Continua dopo la foto)
Josephine Villoonnickal, di 44 anni, è stata la prima a rompere il muro di omertà, rendendo tutto di dominio pubblico indispettita dalla inattività dei vertici ecclesiastici locali ai quali aveva ripetutamente denunciato la situazione. La suora ha denunciato alla polizia del Kerala il suo vescovo con l’accusa di averla stuprata 13 volte in due anni. Denuncia a sua volta sostenuta da altre consorelle tutte unanimi nel richiedere l’arresto del vescovo Franco Mulakkal.
Secondo Josephine Villoonnickal la prima violenza risalirebbe al 5 maggio 2014 e l’ultima il 23 settembre 2016. Il vescovo si è però difeso negando ogni addebito, accusando a sua volta le sorelle di aver inventato tutto. Questo, però, non gli ha evitato la detenzione per tre settimane. Attualmente si trova a piede libero dopo esser stato rilasciato su cauzione. Tuttavia la Conferenza episcopale indiana al momento non avrebbe preso alcuna posizione invitando, anzi, i media locali a attendere la pronuncia degli organi giudiziari preposti. (Continua dopo la foto)
Alcune testimonianza raccolte dall’AP risalgono anche a decine di anni fa. Una suora rivela di aver respinto una violenza quando aveva vent’anni, nel corso di un ritiro spirituale prima del rinnovo dei voti, agli inizi degli anni ’90. A tentare di abusare di lei un sacerdote che aveva circa 60 anni. Il prete era uscito per partecipare ad una festa locale e quando è tornato, di sera, ha bussato alla porta nella novizia dicendole che voleva “parlarle”.
La suora aveva capito che era ubriaco ma l’uomo forzò la porta e provò a baciarla, tentato di toccarla dove poteva. La religiosa alla fine è riuscita a sfuggire alla morsa e a richiudere la porta. La madre superiora evitò altri incontri con il prete che fu poi trasferito, forse a seguito di una sua lettera anonima dove denunciava l’accaduto. Il prete però ha continuato a vestire la tonaca. (Continua dopo la foto)
L’Associated Press tuttavia non demorde e incalza il Vaticano sul tema generale, sostenendo che si tratti di pratiche diffuse e accusando le gerarchie ecclesiastiche di inattività nonostante le numerose denunce. Molte suore, secodo l’AP, rinuncerebbero a denunciare episodi simili per paura di essere isolate e cacciate dalla propria congregazione. Per non parlar del fatto che nei Paesi più poveri, dove sono maggiormente presenti questi fenomeni, il ricatto economico è paralizzante in considerazione del fatto che molte congregazioni di suore sono finanziariamente sostenute dalle parrocchie e dalla curia.