“I CONTAGIATI SONO MOLTI DI PIÙ DEI 2MILA DICHIARATI, FORSE CENTO VOLTE TANTO” L’allarme della virologa Ilaria Capua: non tutte le regioni sono efficienti come la Lombardia

Questo articolo in breve

Gabriele Beccaria per “la Stampa”

«Sono misure ragionevoli – dice Ilaria Capua – e, per favore, aiutatemi a evitare un pericoloso fraintendimento». Parola della virologa che dirige l’ One Health Center of Excellence dell’ Università della Florida.

Qual è il punto?

«Qualche anziano si è sentito tirato in ballo e c’ è chi, giustamente, ha detto: “Scusate se esistiamo!”. Ma non è così. Gli anziani fanno parte delle categorie a rischio, come i pazienti di alcune patologie croniche, e che potrebbero soffrire le complicanze più gravi a causa del virus».

Sono loro i più in pericolo?

«Tutelando quelle persone, le persone fragili, stiamo aiutando tutti noi: solo così possiamo prevenire un picco di ammalati e un possibile collasso del Sistema Sanitario.

Quegli individui sono altrettanti semafori verdi che possono favorire la diffusione del virus».

Siamo un Paese di anziani e l’ allarme diventa globale.

«Dobbiamo scongiurare un effetto domino: non tutta la Sanità italiana, infatti, è efficiente e preparata come quella Lombarda».

A che punto è l’ epidemia in Italia?

«Non lo sappiamo: i contagiati sono molti di più dei circa 2 mila dichiarati».

Quanti?

«Forse anche oltre 100 volte tanto».

Perché una differenza così clamorosa tra numeri ufficiali e dati possibili?

«Perché i test più usati individuano il virus e non gli anticorpi. Di conseguenza non sappiamo quanti siano gli infetti, contando sia i sintomatici sia gli asintomatici».

Chi sono gli asintomatici?

«Le persone che hanno contratto il virus, ma che ora sono immunizzate: si tratta di chi è guarito e di chi è stato colpito da un’ infezione lieve, non degna di attenzione medica. Il numero totale, e reale, di queste persone è essenziale per fare qualsiasi tipo di previsione accurata».

Perché?

«Sono altrettanti semafori rossi, che tendono a bloccare la circolazione del virus. Sapere esattamente quanti sono questi individui ci permette di capire a che punto siamo con la curva epidemica».

Non teme che le misure consigliate, a cominciare dall’ evitare le strette di mano, scatenino ulteriori psicosi e nuove polemiche?

«Evitiamo le polemiche. Dalla tutela delle persone fragili al rispetto delle distanze di cautela, le misure sono strumenti importanti: non fermano l’ epidemia, ma mitigano il contagio. Così il virus si diffonde alla spicciolata, anziché di colpo. Siamo noi a controllare i tempi che altrimenti ci imporrebbe la biologia: il virus galopperebbe».

Gli italiani si sentiranno un popolo in quarantena?

«Le contromisure si stanno adottando in tante altre nazioni: qui in Florida, approfittando dello “spring break” di metà semestre, ho detto ai miei collaboratori di lavorare da casa in attesa di direttive dal governatore. Un segnale di attenzione volontaria al problema: la pandemia c’ è, ma noi sappiamo cosa fare per difenderci. Si tratta di ubbidire al buon senso e, come si dice, di stare dalla parte dei bottoni anziché delle asole».

Se tutto funzionerà, quanto durerà l’ emergenza?

«Si tratta – come dicevo – di rallentare la diffusione del virus, poi il caldo ci aiuterà: i virus lo soffrono e la loro circolazione sarà più difficile».