Il docente di igiene: “Possibili contagi anche nelle case”

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“Cautela anche in casa con un ripetuto lavaggio delle mani e delle superfici”. Il professor Carlo Signorelli, docente di Igiene e Sanità pubblica all’Università Vita e Salute San Raffaele di Milano, lo aveva già sottolineato nei giorni scorsi.

E ora, in un’intervista a Libero, ribadisce le buone norme da seguire anche in casa, per prevenire i contagi da nuovo coronavirus.

“Le mani non solo devono essere lavate spesso- specifica il docente- ma anche bene e per almeno 30 secondi. Questa operazione ci tutela anche dal remoto rischio di contaminazione di superfici o altri oggetti”. Poi ci sono “le altre cautele”, che devono essere adottate anche tra i familiari, come “la distanza tra persone e l’attenzione a tosse e starnuti”. Per le superfici, invece, “è sufficiente una buona pulizia ed eventualmente disinfezione delle parti infette”, qualora in casa ci sia una persona risultata positiva la Covid-19.

Provvedimenti che sarebbe bene adottare anche in casa, data la possibilità della presenza di asintomatici positivi che, inconsapevolmente, potrebbero trasmettere il virus. È questa, infatti, “una delle ipotesi che spiegherebbe l’ aumento dei casi nonostante le misure generali di mitigazione intraprese. Se questo numero fosse rilevante i contagi avverrebbero dentro le case dove noi abbiamo chiesto agli italiani di rimanere”. Ma, nonostante questo, non sarebbe possibile “tecnicamente” fare il tampone a tutti: “Si sta facendo fatica a fornire i risultati in tempi utili per i pazienti con sintomi, come ci riferiscono dai laboratori accreditati”. Ma, aggiunge Signorelli, “in alcuni gruppi può avere invece senso e comunque, fInita la fase emergenziale, potrebbe essere utile non solo fare i test diagnostici ma anche quelli sierologici, se validati, per le titolazioni anticorpali che darebbero un’ idea di che proporzione della popolazione è venuta a contatto col virus”.

Adesso, “tutti si aspettano un calo rilevante entro pochissimi giorni”. In caso contrario, significherebbe “che ci sfugge qualcosa nella ricostruzione epidemiologica di questa infezione”. Ma, precisa il docente di igiene, è difficile capire quando ci sarà il picco, perché “ci mancano alcuni dati fondamentali, ossia non sappiamo oggi quale quota della popolazione si è infettata giacché in alcuni casi la sintomatologia clinica è lieve o addirittura assente. Teniamo poi conto che i picchi potrebbero essere diversi nelle diverse aree del Paese che sono state colpite con uno sfasamento temporale”. Una previsione è quindi difficile e, per questo, è bene continuare ad osservare le misure di prevenzione, sia fuori che dentro le nostre case.

Per il momento, secondo Signorelli, il virus non è andato incontro a mutazioni e, se questo dovesse accadere, “speriamo vada nella direzione di una variante meno aggressiva”. Anche perché, se il virus dovesse diffondersi al Sud, come è successo al Nord, si andrebbe incontro a “una situazione complicatissima per le insufficienze dei sistemi ospedalieri in alcune regioni”. Anche perché, per arrivare a un vaccino, “sempre che si possa scoprire un vaccino davvero efficace”, ci vorrà tempo. Infine, specifica il docente di Igiene, c’è il rischio di un’ondata di ritorno: “Nel giro di qualche mese- conclude- se non ci sarà un calo col caldo, il coronavirus potrebbe ripresentarsi, se dovesse trasmettersi meno nella stagione estiva”.