La natura degli angeli è prima di tutto di adorazione e di contemplazione e questa adorazione, ed è destinata a non avere fine. Ma non potremmo mai essere uguali a loro. Ecco perchè
La presenza degli angeli è per sempre? Anche dopo il giorno del giudizio? E noi, potremmo diventare come loro, cioè “spiriti celesti”?
Sono interrogativi a cui ci sarà capitato di pensare qualche volta. Le risposte sono entrambe negative. E vi spieghiamo perché.
Natura di adorazione e contemplazione
I teologi hanno a lungo ragionato su una possibile «scomparsa» degli angeli il cui compito cesserebbe il giorno del giudizio. Se la missione degli angeli si limita quindi ad assicurare la salvezza a tutti gli umani, è evidente che l’istante in cui Dio creerà ogni cosa nuova per loro non ci sarà più nulla da fare.
Ma la natura degli angeli è prima di tutto di adorazione e di contemplazione e questa adorazione, questa contemplazione sono destinate a non avere fine.
“Simili” agli angeli
In effetti a un certo punto Cristo dice: «Alla resurrezione, infatti, non si prende né marito né moglie, ma si è come degli angeli in cielo» (Mt 22,30).
In realtà egli non dice che i resuscitati diverranno «degli» angeli ma che saranno «simili» agli angeli. Ciononostante, i teologi ritengono che i grandi santi dell’umanità possano in qualche modo entrare a far parte delle schiere angeliche: gli apostoli della carità, i mistici che ardono di amore per Dio raggiungerebbero così, in tutta giustizia, i serafini; i grandi dottori che mettono la loro intelligenza al solo servizio della scienza di Dio sarebbero associati all’infinita conoscenza divina che irradia nei cherubini; gli asceti che sopportano tutte le privazioni in vista del cielo non sopporterebbero più, allo stesso modo dei troni, che Dio.
E ancora: gli umili, i dolci, i poveri di cuore regnerebbero in mezzo alle dominazioni; i grandi penitenti che trionfano delle tentazioni e delle ribellioni della carne sarebbero elevati al rango delle virtù; i saggi e i giusti sederebbero in mezzo alle potenze.