Paolo Conticini: ”Da bambino mi sentivo impacciato”

Questo articolo in breve

La prima volta, lei si è girata dall’altra parte. «Ricordo che stavo riposando su un divanetto dopo una sessione di foto di moda. A un certo punto apro un occhio e, nella poltrona accanto, vedo una ragazza bellissima che, come me, era in fase di relax dopo il lavoro. Facevamo entrambi i modelli, io avevo 26 anni, lei 22. Faccio rumore per attirare attenzione: apre gli occhi, io le offro il mio sorriso migliore, lei si gira e mi volta le spalle. Il nostro primo incontro è andato esattamente così. Poi ho fatto di tutto per uscire con lei e, siccome sono tenace, l’ho avuta vinta io». Paolo Conticini ricorda con tenerezza l’inizio della storia d’amore con Giada, una storia che quest’anno scrive il capitolo del venticinquesimo anno. «Sono 18 di fidanzamento e, il 27 luglio, abbiamo festeggiato 7 anni di nozze.

Tanti, se ci pensi, ma sono volati ed entrambi siamo cresciuti, migliorandoci a vicenda. Giada è una donna scanzonata, calma, che non se la prende e che interpreta la vita ridendo. Con la sua indole tranquilla placa la mia incontrollabile frenesia, l’ansia di arrivare, di raggiungere i mie obiettivi. Con la sua serenità fa da scudo al mio lato più apprensivo. E poi mi ha sempre sostenuto: nei momenti buoni e soprattutto in quelli nei quali le cose non giravano per il verso giusto. Se mi cruccio per qualcosa che non va, lei mi rassicura: “Tranquillo, dai, che ti importa”. Io la guardo e penso: “Ma quanto vive bene!” E, ancora una volta, mi convinco di essere un uomo fortunato e che, dopo tanto tempo, sceglierei sempre lei».

L’idea di un figlio? «È un desiderio, ma non è mai stato un assillo. Se dovesse arrivare saremmo felici, ma senza pressioni». Ha la voce rilassata Paolo, si sta godendo qualche giorno di relax dopo aver recitato «in qualche piccolo spettacolo teatrale », ovviamente osservando tutte le norme di sicurezza. «Mi è mancato tantissimo il mio lavoro di attore», prosegue. «Prima del lockdown stavo portando in scena Full Monty, a un certo punto hanno stoppato tutto. Pensavo fosse una precauzione momentanea, non immaginavo che un virus potesse essere così potente da bloccare la vita di ognuno di noi, tanto che sono rimasto a Roma in attesa che la situazione cambiasse. Dopo un decina di giorni ho capito che non c’era scampo, che il lavoro non sarebbe ripreso, così sono tornato a Pisa, la mia città, da Giada. Stare insieme ci ha aiutato a superare la fase angosciante che, via via, io penso di aver vissuto anche come un’opportunità, per crescere e per migliorarmi.

In quello stallo totale ho imparato a dare il giusto valore alle cose e un senso ai gesti, alle attenzioni verso il prossimo. Ora apprezzo in pieno il privilegio di vedere il mare, di camminare sulla spiaggia, di fare un giro con il gommone e godersi un tramonto circondati dal silenzio». Non pensiate che Conticini sia un contemplativo. «Talvolta mi piace stare da solo, perdermi nei mie pensieri, ma la mia indole è iperattiva. È da quando avevo 6 anni che faccio sport: ciclismo, pallavolo, calcio. Ti confesso che ero anche una promessa: ho giocato come attaccante nelle giovanili del Pisa, poi mi hanno ceduto in prestito all’Olbia, avevo 17 anni.

Tecnicamente non ero male, ma non avevo la testa per ciò che ci si aspettava da un giovane calciatore in quegli anni. Mi allenavo, giocavo, ma la sera un drink e un’uscita non me li facevo mancare. Niente di che, ma per loro non ero abbastanza votato al sacrificio e concentrato», sorride Paolo. «Adesso mi diverto a giocare nella Nazionale attori o in quella dei cantanti, tifo Pisa e resto appassionatissimo di questo sport». Dal 12 settembre su Raiuno però dovrà dimostrare doti atletiche d’altro genere: scenderà in pista a Ballando con le stelle, il talent di Milly Carlucci. «È una sfida che mi piace affrontare, anche se il ballo non è mai stato il mio forte.

Da ragazzino mi sentivo impacciato, mi mettevo in un angolo e mi divertiva a guardare gli altri. Ho fatto musical, certo, però imparare i passi, danzare, seguire il ritmo, è tosta. Ma siccome io mi butto a testa bassa in ciò che faccio, studio e mi impegno al massimo per riuscire, sono pronto per la gara!». Il fisico c’è, come vediamo nelle foto. Quello di Giada pure. «Mia moglie è bellissima, sembra una ragazza di 20 anni. E si che fa poco sport ed è pure una buona forchetta », racconta Paolo. «Io sto attento all’alimentazione e faccio palestra con costanza, così da potermi concedere qualche volta un dolcetto con la panna: una tentazione irresistibile». Vanitoso? «Quando basta, a periodi. Mi piace curarmi, quello sì, sentirmi bene». Il piccolo Iago abbaia, reclama attenzioni. «È il nostro strepitoso chihuahua, è un regalo di nozze. Nel lockdown ci siamo fatti insieme interminabili passeggiate e, grazie a lui, ho potuto constatare che, giorno dopo giorno, migliorava la qualità dell’aria, dell’ambiente. Non giravano macchine, si respirava bene, la natura si era rilassata e dava il meglio di sé. Per questo ho preso una decisione: ora giro con una macchina ibrida per contribuire nel mio piccolo a rendere il nostro mondo migliore».