Ho avuto il privilegio di aprire un baule insieme con Massimo Lopez. Un vecchio baule di famiglia ritrovato in soffitta da una cugina durante un trasloco, che si è rivelato un tesoro di ricordi curiosi, di fotografie e di scoperte bellissime, come il diario di mamma Gigliola. Da quel forziere di memorie è nato un libro da poco tempo in libreria, Stai attento alle nuvole – Un viaggio di vita e di famiglia, scritto con il giornalista Sante Roperto (Solferino edizioni).
«Ho sempre pensato che prima o poi avrei scritto qualcosa su di me per fermare il passato, ritrovare le mie origini, e usare tutto questo come rampa di lancio per il futuro. Quel ritrovamento in soffitta è stato una specie di via libera del destino: ho capito che era il momento giusto», ci racconta l’attore dalla comicità surreale e spiazzante, amatissimo dal pubblico, che ha appena superato un’infezione da Covid presa per fortuna in forma leggera.
Viene subito da chiedergli il perché di quel titolo. «Cominciamo piuttosto dal sottotitolo e dai viaggi, che sono stati una costante della vita familiare per via del lavoro di papà Aldo, dirigente di banca, che ogni due o tre anni veniva trasferito in una nuova sede. Ogni casa lasciava dietro di sé una scia di ricordi fatti di luci, odori e anche di cieli diversi, che ho sempre amato ritrovare durante le tournée teatrali. Di quei cieli guardavo soprattutto le nuvole, una passione della mamma.
Il titolo lo devo a lei, oltre che al suo primo fidanzato». Ci spieghi meglio. «Era un giovane aviatore con i capelli biondi e gli occhi azzurri, di cui lei raccontava nel diario ai tempi della Seconda guerra mondiale. A ogni volo mamma, non ancora ventenne, gli raccomandava: “Stai attento alle nuvole”. Quell’amore romantico a un certo punto finì, in un giorno di pioggia.
E lui dedicò a mia madre dei versi che molti riconosceranno: “Ciao, ciao bambina, un bacio ancora, e poi per sempre, ti perderò…”. Quel pilota sarebbe diventato un grande paroliere, Dino Verde, che parecchi anni dopo, ispirandosi a quella poesia, avrebbe scritto una canzone di enorme successo per Domenico Modugno: Piove.
D’altronde mamma aveva il talento artistico nel sangue. Devo al suo incoraggiamento la mia carriera, e pure a papà che mi lasciò libero di esprimere le mie doti di attore. Un grandissimo amore, il loro». Grazie al baule, riemergono ricordi legati ad altre case: «Quella di Roma, a 11 anni, è stata molto importante per la mia carriera. Andavo a giocare in un campetto di calcio lì vicino, su cui si affacciava anche la casa di Walter Chiari, un mio mito.
Lui era già famoso, e io mi appostavo vicino al portone per riempirlo di domande sul mondo dello spettacolo. Ero così insistente che alla fine mi invitò a pranzo, a casa dei suoi genitori, per poter soddisfare le mie curiosità. Lo incontrai anni dopo in teatro e gli confessai di essere io quel piccolo “stalker” di tanti anni prima. Si divertì molto. Ma in verità la mia strada l’avevo intrapresa ben prima: già a quattro imitavo nonni e parenti. Poi ho continuato a scuola con maestre, suore, professori, che interpretavo su richiesta dei compagni.
Tanto che un certo discorso del preside, imparato integralmente a memoria, mi viene ancora oggi richiesto dagli amici del liceo, quando ci si incontra». Che memoria, dopo tanti anni! «Con il mio mestiere devo tenerla allenata. Ma anche mio fratello Giorgio, grande doppiatore e attore di teatro, ammette che la mia è speciale: ricordo ancora per filo e per segno tutta la parte del suo debutto in Madre Coraggio di Brecht, oltre 30 anni fa». Ma le imitazioni delle suore, di cui parlava prima? «Una delle mie ossessioni.
Tanto che una di loro, dotata di poderosi baffi, ha ispirato un mio personaggio: quello della Monaca di Monza, nella rilettura dei Promessi sposi che ho fatto con il Trio». Lopez si riferisce ovviamente al celebre Trio fondato nel 1982 con gli amici e colleghi amatissimi Tullio Solenghi e Anna Marchesini (scomparsa nel 2016), che per 25 anni ha riempito la Tv e i teatri di risate. L’amicizia con Solenghi non si è mai interrotta: insieme, dal 2018, hanno ricominciato le tournée teatrali con il Massimo Lopez & Tullio Solenghi Show, ora temporaneamente sospese a causa della pandemia.
Da quello spettacolo è stato tratto l’esilarante sketch proposto di recente a Che tempo che fa – una parodia di Costanzo mentre intervista Giampiero Mughini – che ha fatto ridere fino alle lacrime i colleghi in studio. «Ammetto che quei due ci piacciono particolarmente, potrebbero diventare un tormentone tipo Sandra Mondaini/ Raimondo Vianello. Maurizio dice che vuol essere imitato solo da me». Ma anche le imitazioni dei Pontefici, parte dello stesso spettacolo, sono altrettanto impagabili.
Pare che divertissero anche Ratzinger. Resta da chiedersi se ora Lopez continuerà a dispensare consigli all’amico in fatto di ballo, come è successo qualche tempo fa per il tango di Ballando con le stelle. «In effetti il mio passo del granchio è stato di grande aiuto alla sua performance… Scherzi a parte, la verità è che non passa giorno che non ci vediamo: abitiamo nello stesso condominio, e continuiamo a sederci su un divano bianco, a casa mia, dove sono nate tutte le nostre pièce teatrali». Non resta che augurare lunga vita a quel divano.