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Sè la necessità immediata di dimenticare il derby, la sconfitta, forse addirittura gran parte del mese di gennaio, sicuramente non così entusiasmante come quelle precedenti. Ma c’è, soprattutto, la necessità immediata di recuperare Zlatan Ibrahimovic, dopo il turbinìo di polemiche successive alla rissa con Romelu Lukaku. Ed è per questo motivo, perfettamente consapevole dell’importanza che lo svedese abbia per tutta la squadra e tutto l’ambiente, che Stefano Pioli parte subito con una difesa accorata del suo giocatore di punta: «Zlatan è dispiaciuto per l’espulsione, ma molto carico e determinato per la partita contro il Bologna.
Non è bello quello che è successo. Non giustifico quello che è accaduto, ma sono cose che possono capitare in campo. Ibra non è certamente un razzista, ora mettiamo un punto su questa vicenda. La proprietà è sempre stata in prima linea per combattere le discriminazioni. Da certe situazioni sa tirare fuori il meglio. E’ carico come lo siamo tutti». Insomma, giù le mani da Zlatan e non solo perché è un giocatore importante, forse il più importante di tutto il Milan, ma perché non c’è motivo di prendersela con lui, non essendo sicuramente una persona che possa essere accusata di razzismo.
Il Milan non sta attraversando un momento particolarmente brillante, è evidente agli occhi di tutti. E quindi c’è molta curiosità di capire che tipo di squadra, proprio da un punto di vista psicologico, potrà scendere in campo oggi a Bologna. Pioli prova ad anticiparcelo: «Non dobbiamo guardare indietro, ma solo avanti. Pensiamo appunto alla prossima partita, che sarà difficile. Il Bologna gioca un calcio intenso, servirà una grande prestazione per vincere. L’importante, però, è concentrarsi su questa gara, poi abbiamo due settimane pulite dove possiamo recuperare qualche giocatore. Abbiamo avuto diversi infortuni, qualche elemento bloccato dal Covid, bisogna ritrovare compattezza nei prossimi 15 giorni, prima che torni l’Europa League con i suoi impegni infrasettimanali. Giovedì abbiamo fatto un bell’allenamento e finalmente ho qualche giocatore in più. Da qui alla fine del campionato mancano 19 partite e quindi non possono essere tutte partite decisive».
Sicuramente, c’è uno strano clima attorno al Milan. Per settimane si è andati avanti ipotizzando un crollo sempre più vicino, poi ci si è spostati ad analizzare il numero di rigori concessi ai rossoneri, come fossero quello il vero motivo del primato. Adesso c’è la sensazione diffusa che il giocattolo si sia inequivocabilmente e definitivamente rotto: «Non dobbiamo pensare a quello che dicono all’esterno, dobbiamo solo pensare a noi, a lavorare e a migliorare. Dobbiamo mantenere il giusto equilibrio. Quello che dicono fuori ci interessa poco, dobbiamo pensare solo a fare bene in campo. Dobbiamo proseguire il nostro lavoro.
Sappiamo che i giudizi cambiano velocemente nel calcio». Ai tifosi, Pioli comunica tranquillità: «La squadra c’è e abbiamo le qualità per continuare così. Gli avversari ci sono e quindi dobbiamo continuare a lavorare. Arrivare in Champions non sarà facile, ma abbiamo le qualità per raggiungere questo obiettivo Certo, se il tecnico riuscisse a recuperare qualche elemento, la strada sarebbe un po’ più in discesa. «Diaz ha avuto un fastidio muscolare che verrà rivalutato la prossima settimana. Speriamo di riaverlo presto perché nelle prossime settimane avremo tante partite e quindi abbiamo bisogno di avere a disposizione più giocatori possibili per essere sempre competitivi. Kjaer spero rimanga fuori per poco. E’ un giocatore importante, però se siamo primi è perché abbiamo fatto bene anche con tante assenze. Bennacer sta meglio, ma è stato fuori a lungo. E’ stato convocato, ma non credo possa partire già titolare. E’ un centrocampista con grandi qualità e con ancora ampi margini di miglioramento. E’ importante il suo recupero, Quanto a Rebic, sta migliorando e farà bene nelle prossime partite mentre Mandzukic ha avuto questo problema alla caviglia, si è allenato e sta meglio».
Ha chiesto scusa. Lo ha fatto nel cuore di San Siro, poi anche a Milanello. Lo ha chiesto a tutti. Poi ha respinto le accuse di razzismo. Basta così. Lo hanno difeso in tanti. Compagni e non. In molti l’hanno anche attaccato senza ricevere nulla in cambio. Ibrahimovic non si è piegato, Non lo fa mai. Il razzismo non c’è, non esiste per lui. Questa è l’unica cosa che ha voluto far sapere. Il resto lo mostrerà in campo. Sono stati giorni mediatamente difficili, lo sarebbero stati per tutti.
Non per lui. Zlatan non ha solo la faccia da duro. E’ un duro in tutto, prima con se stesso. Ma ssi a anche che è un uomo, prima che un giocatore, che non ha mai dato troppo retta a quello che si dice in giro sul suo conto. Nel bene come nel male. Ascolta, non dimentica e quando può risponde sul campo. E’ la sua forza. Immensa. Per questo a Bologna, contro il Bologna vuole tornare a essere decisivo. Vuole fare quello che ha sempre fatto. Giocare a calcio, farlo per vincere. Vincere lo scudetto. Pioli è convinto che Zlatan non sbaglierà. Lo vede pronto, molto carico. E’ così. Vuole far parlare di sé con i gol non per quello che si è detto con Lukaku. Una lite verbale, uno scontro tra due giganti per vecchie ruggini, un amore mai nato a Manchester e una rivalità che a Milano si fa ancora sentire. Una rissa che è costata poco a livello sportivo.
Il giudice sportivo, in base al referto arbitrale, ha squalificato Ibrahimovic (espulso dopo una doppia ammonizione) e Lukaku (era diffidato, nella partita è stato ammonito). Niente per quello che si è visto in campo. Ma non è finita. Ora la Procura federale chiederà di acquisire il referto arbitrale per leggere tutti i dettagli del provvedimento. Dopodiché valuterà. «Le immagini che abbiamo visto non sono state belle e vanno messe in discussione – ha dichiarato il presidente della Figc Gabriele Gravina -. Dal punto di vista regolamentare l’arbitro ha evidenziato quello che ha visto in campo, ora la procura acquisirà il referto per capire a cosa si riferiscono le squalifiche. Se non dovessero emergere indicazioni legate a fatti specifici il procuratore adotterà i provvedimenti che riterrà opportuni». Una scena che non è piaciuta a nessuno, nemmeno a Stefano Pioli che non ha giustificato quello che è successo, ma che ha anche aggiunto essere cose che possono capitare in campo.
Ma nella testa di Ibra c’è altro. La voglia di arrivare a quota 500 gol in carriera con tutte le squadre di club con cui ha giocato. C’è la voglia di arrivare a quota 100 anche con il Milan. Ora è fermo a 81. Ha voglia di tornare a segnare un’altra doppietta. Perché Zlatan Ibrahimovic, autore fin qui di cinque doppiette in questo campionato in nove gare, potrebbe diventare il primo giocatore a realizzare almeno due gol in ben sei delle sue prime 10 gare stagionali di Serie A nell’era dei tre punti a vittoria. Insomma un altro record di Zlatan. E se non riuscisse, potrebbe comunque migliorare un altro suo dato. Fin qui Ibrahimovic ha preso parte a sette reti (cinque gol e due assist) con la maglia del Milan contro il Bologna in campionato, contro nessun’altra formazione è stato coinvolto in più gol con i rossoneri in Serie A, al pari di Inter e Cagliari. L’amico Sinisa, che lo avrebbe voluto al Bologna, è avvisato…