Aveva suppergiù sette anni, Alba Parietti, quando accendeva la radio e copriva la voce della canzone con la sua, immaginando di imitare l’artista. «Adoravo la musica, seguivo Hit Parade, condotta la Lelio Luttazzi, e Alto gradimento.
Cantavo sempre, anche perché mia madre Grazia era appassionata di sinfonica e opera. Capitava spasso che insieme ci improvvisassimo cantanti, spaziando da Baglioni a Madame Butterfly e Aida. Ogni momento della nostra vita aveva una colonna sonora precisa: se eravamo tristi ascoltavamo YAdagio di Albinoni, nei momenti felici Le quattro stagioni di Vivaldi».
Finisce la frase e intona: “Quella tua maglietta fina, tanto stretta al punto che mi immaginavo tutto…”. Noi immaginavamo che Alba avesse voce, ma non così bella, nitida. «Non ho studiato canto, sono autodidatta e appassionata. E negli Anni 80 ho cantato pezzi di disco music e inciso Lp. Può bastare?».
Lo vedremo sul campo: dal 17 settembre sarai tra le concorrenti di Tale e quale show, condotto da Carlo Conti su Raiuno. Canterai, accennerai coreografie, ti travestirai per somigliare ai cantanti che porterai in gara. «Adoro i trasformismi, mi divertono e sono un deterrente contro la noia», dice. «Dovrò giocarmela di più sulle mie doti interpretative, perché in gara ci sono cantanti veri e molto bravi».
Dai Alba stupiscici come sai fare solo tu: se tu potessi scegliere un personaggio da imitare, voce, look e movenze, chi vorresti essere? «Forse Lady Gaga, ma vocalmente non me la posso permettere, e lo stesso vale per Christina Aguilera. Oppure il mio mito Mick Jagger, baronetto del rock. Nel programma dovrò restare nei confini delle mie potenzialità. Sceglieranno loro chi farmi interpretare. Intanto io mi godo le vacanze a Ibiza e canto le canzoni della mia vita».
Quelle che hanno suggellato i momenti più importanti di Alba, fresca sessantenne con lo spirito e l’appeal di eterna teenager. «La prima canzone che mi ha fatto battere il cuore è stata Pazza idea di Patty Pravo, che oggi è una mia cara amica. La prima volta che l’ho sentita ero a Riccione, nei bagni dove andavo l’estate. Ancora oggi quando mi capita di riascoltarla sorrido perché mi vengono in mente i primi innamoramenti sulla spiaggia». Il primo bacio… «Ero a Torino e lo associo alle note di Questo piccolo grande amore.
La sentivo a ripetizione perché ero pazza di Baglioni, tanto da aver fondato “Il club delle fedelissime”. In adolescenza mi ero invaghita di un ragazzino che si chiamava Claudio e che somigliava al mio idolo: trovavo incredibile la coincidenza. Dopo di lui mi innamorai di Gianni avevo circa 17 anni – per il quale rinunciai a partecipare alla finale del concorso di Miss Universo. Non mi sono mai pentita della scelta, era esattamente ciò che in quel momento volevo».
Alba cresce e poco prima dei 20 anni conosce l’uomo che le cambia la vita: Franco Oppini, che diventa suo marito e padre dell’unico, adorato figlio, Francesco. «La musica legata a Franco è quella che cantava con I Gatti di Vicolo Miracoli e poi anche Ini Easy di Keith Carradine: me la dedicava sempre con la chitarra. Non l’ho mai detto ma Franco era davvero sexy e mi ricordava Mick Jagger: lui e David Bowie sono i miei idoli assoluti».
Se pensa a Francesco, suo figlio, Alba un po’ si commuove mentre intona per noi Avrai di Baglioni. Sorride invece se le chiedi le colonne sonore dei suoi amori più celebri. Il filosofo Stefano Bona- ga? «Non avevamo un repertorio, parlavamo talmente tanto che non c’era spazio per la musica». Il tenebroso Christopher Lambert? «Could it he magic di Donna Summer era la nostra canzone. Una volta andammo in un programma di Panariello e la cantammo.
Era la seconda o terza volta che ci rimettevamo insieme. Tra noi è stato un rapporto tira e molla molto intrigante». A Maurizio Salvadori, grande manager e organizzatore di concerti musicali, che brano associ? «I suoi concerti sono strepitosi, il più significativo per me è stato quello di Jovanotti e la canzone che più mi ricorda Maurizio è A te».
Poi c’è Giuseppe Lanza di Scalea, nobiluomo siciliano da poco scomparso. «Le nostre risate, le parole, il suono del mare facevano da colonna sonora alla nostra vita insieme. Siamo stati legati per 15 anni, come coppia e come amici. Era un pilastro per me, ora provo un dolore immenso.
Ora lo lego al brano Gocce di memoria di Giorgia, parla di persone che non ci sono più». Hai avuto un legame speciale con Ezio Bosso, compositore e pianista, affetto da una malattia neuro degenarativa, scomparso un anno fa. Inutile chiederti quale fosse la vostra musica…
«La sua, quella che suonava e componeva. Il suo pezzo Rainr in your black eyes lo porto nel cuore. Tra noi è stata una storia irripetibile sul piano umano. Irripetibile, anche se mi è costato dolore viverla perché Ezio era un genio, colto, sensibile, l’uomo più affascinante che io abbia conosciuto in vita mia, ma non era una persona facile. Sapeva di vivere la sua condanna
e questo non aiutava la sua serenità».
Il 2 luglio hai festeggiato 60 anni. «E ho cantato tutto il tempo: Battisti, Vasco, Elton John, con i miei amici del gruppo Heart beat e con il duo Karma B, drag queen strepitose. Ma il momento più dolce è quando ho duettato Albachiara assieme a mio figlio».
Il tuo cuore ora a che ritmo va? «Al ritmo della libertà. Voglio essere libera di scegliere di vivere momenti belli, intensi, legami forti di carattere sentimentale, affettivo, con persone che vorrei restassero per sempre. Oppure lasciarmi andare a incontri emozionanti. Quello che conta è la verità dei rapporti, la chiarezza, è il non inventarsi una storia che non c’è. Sono molto libera, non mi innamoro facilmente. E oggi a 60 anni ho raggiunto una grande conquista: mi basto.
Nessuno è indispensabile, se non mio figlio e gli amici di sempre». Se ti guardi allo specchio… «Mi vedo bene, mi piaccio: la genetica è stata generosa con me. Un complimento che mi ha toccato me l’ha fatto un uomo, poco tempo fa: “Sei la donna più bella che io abbia mai incontrato, non solo per l’estetica, ma per l’energia che hai dentro e sprigioni. Quando arrivi tu si illumini la stanza». Vanitosa? «Assolutamente sì. Ma non lo ritengo un peccato».