L’altro giorno mi ha telefonato mio figlio e dopo un po’ ha detto: “Sei troppo allegra, non è vero che stai male!”». Ornella Vanoni è bloccata a letto per una caduta, ma nonostante questo non perde l’allegria. Il giorno di Natale è protagonista al cinema della commedia 7 donne e un mistero, film corale tutto al femminile. «Con dolore non ho potuto partecipare alla prima con le altre attrici, abbiamo lavorato tanto e mi sono persa la festa».
Lei è molto attiva, riesce a starsene tranquilla a letto? «S,ì certo, quando si deve si fa. È inutile rompere le palle. Mi ha addolorato non poter neanche presentare a Bologna Senza fine, il documentario su di me». In Senza fine è spesso in costume da bagno, non ha paura a mostrarsi? «Sai, se non moriamo, invecchiamo. Il mio corpo per fortuna ha ancora una bella forma. Non bisogna sottrarsi alla visione del corpo.
Io mi guardo e penso che sono stata molto bella, molto amata e desiderata, ma è la vita. E non soffro. Naturalmente bisogna curarsi». Il regista Alessandro Genovesi dice che sul set eravate sette pazze vere. «Ma va, cosa dice! Io ero tranquillissima. Tranne quando Margherita Buy mi ha rotto una bottiglia in testa. Che male! Lì qualche parolaccia è partita. Infatti lei poi non voleva più ripetere la scena, “non sono capace” diceva, allora le hanno detto: “ma è di zucchero”.
Certo, però era quadrata e me l’ha data di spigolo…». Vi conoscevate già? «Non personalmente. Ho legato con la Buy che fa morire dal ridere, è proprio buffa. Pure con Micaela Ramazzotti che è un’anima buona e con Luisa Ranieri: carina, ieri mi ha telefonato per sapere come sto. Peccato per la prima del film, avevo anche un bel vestito». Lo metterà a capodanno. «Spero proprio di sì e spero di poter andare al mare. A Forte dei Marmi: viste le mie condizioni, ci vuole una zona piatta… Piatta!».
Ama molto il mare? «Sì, era il mio elemento preferito, adesso sopporto poco il sole e ci vado di meno. Però mi sento un po’ sirena, sfuggente… una che prende la forma dell’acqua». È sempre stata ironica o l’ironia è una qualità acquisita con il tempo? «Sempre avuta, ma è anche cresciuta e questo implica alcune difficoltà. Come dice Troisi: “Io sono responsabile di quello che dico, non di quello che tu capisci”». Si dice anche che lei abbia un caratteraccio. «Ma cosa dice? Ma va…». Quello di attrice è stato il suo primo mestiere. «A vent’anni mi iscrissi alla scuola di recitazione del Piccolo di Milano.
Visto che la coppia che formavo con Strehler era scandalosa (lui era sposato, ndr) e io a Milano non frequentavo più nessuno, perché vivevo in teatro, osservando le prove ho assimilato profondamente la tecnica. Fu mio involontario maestro». Però diceva che lei era troppo timida. «Mi disse: “Hai talento, ma non i nervi per fare questo lavoro.” Aveva ragione perché io ho sofferto d’ansia per anni e ho fatto molta fatica per proseguire».
Come ha fatto? «Ho sofferto, cara. Ma sono andata avanti e con tanta forza di volontà ho superato le mie insicurezze». Soffrì anche di depressione? «A causa dell’ansia non dormivo mai e questo manderebbe in depressione chiunque. Poi mi sono fatta aiutare da un grande psichiatra e oggi posso avere delle tristezze, ma non depressioni, per fortuna. Però è importante curarsi. Chi è depresso e si trascura è un po’ come i no vax.
Causa una sofferenza atroce a se stesso e a chi gli sta vicino, che fa una fatica terribile». Ci vuole coraggio per condividere queste esperienze. «Ne parlo con facilità, perché così posso essere d’aiuto a qualcuno». Oggi ha conquistato la leggerezza? «Diventare anziani è bello se si tira fuori i lato infantile. Chi continua a prendersi sul serio in vecchiaia è una tale noia! Davvero un brutto modo di invecchiare». Nel senso che è faticoso? «Non lo so, perché io non sono così». Al cinema le piace far ridere? «Alessandro Genovesi, regista di 7 donne e un mistero, mi aveva già chiamato nella precedente commedia Ma che bella sorpresa, con Renato Pozzetto.
Lì mi aveva lasciato libera. Risultato: ho fatto fare al pubblico due grandi risate e non me l’aspettavo». Ora perciò il suo obiettivo è di alleggerire anche l’animo degli altri? «Sì, ci provo». Il cinema le mancava? «Il cinema mi piace quando è finito, perché durante è fatto di interminabili attese». Con la sua lunga carriera si sente un esempio di coraggio per le donne? «Sì, perché ho fatto di tutto, dal teatro sofisticato fino alla musica che mi ha dato grande popolarità. Ora devo rallentare un po’ altrimenti ci lascio il calzino». Solo quest’anno ha fatto Sanremo, il documentario, il disco di inediti, il film. «Tutti mi chiedono come faccio a fare così tante cose. Non lo so, sono studiata dai medici! Ma io devo lavorare, sono gli ultimi anni, sennò mi rimbambisco». Quando è da sola canta? «Sì, cose strazianti tipo Fiorin Fiorello…».