Come finisce Un sacchetto di biglie, è una storia vera? Spiegazione finale

Questo articolo in breve

Un sacchetto di biglie” è un emozionante film del 2017 diretto da Christian Duguay, basato sull’omonimo romanzo di Joseph Joffo. Questo adattamento cinematografico rappresenta anche un remake dell’opera di Jacques Doillon realizzata nel 1977, conosciuta anch’essa con il titolo “Un sac de billes“. Nei panni dei protagonisti, troviamo i talentuosi giovani attori Dorian Le Clech nel ruolo di Joseph e Batyste Fleurial nel ruolo di Maurice, dando vita a una storia vera sull’Olocausto vista attraverso gli occhi innocenti dei bambini.

La trama si svolge in Francia durante l’occupazione nazista, seguendo i due giovani fratelli ebrei, Joseph e Maurice, mentre intraprendono un coraggioso viaggio per sfuggire alla persecuzione tedesca. Le biglie che li accompagnano diventano un magico talismano contro i nazisti, simbolo di forza e resistenza.

Riuscendo a eludere i controlli delle SS grazie al riconoscimento del rumore dei camioncini nazisti, i due bambini, con coraggio e astuzia, fuggono da Parigi verso un rifugio sicuro. Nonostante le difficoltà lungo il percorso, alla fine i fratelli ritrovano le loro famiglie. Tuttavia, la triste notizia della deportazione e morte del padre in un campo di concentramento getta un’ombra sulla loro vittoria.

Il finale del film presenta un Joseph ormai adulto che regala una biglia al figlio, simboleggiando la sua infanzia perduta e la forza di sopravvivenza. Il titolo “Un sacchetto di biglie” assume un significato profondo, rappresentando il momento in cui Joseph scambia il suo cappello con la stella gialla per un sacchetto di biglie, simbolo della sua innocenza e del desiderio di vivere.

Curiosità: Il film offre uno sguardo toccante sulla resilienza dei bambini durante uno dei periodi più bui della storia. La trama affonda le radici nelle esperienze reali di Joseph Joffo, donando al pubblico una prospettiva unica sull’umanità che emerge anche nei momenti più difficili. La pellicola rappresenta un omaggio alla forza interiore e alla determinazione di fronte all’oppressione.