Jerry Calà parla di come ha riunito il gruppo con cui ha cominciato la carriera per una divertente commedia che presto vedremo su Chili

Questo articolo in breve

Un’icona degli anni ‘80 che non smette mai di stupire. Jerry Calà, trenta e passa anni dopo Yuppies, ha presentato un film dove oltre essere attore è anche regista.

E nato a Catania, ma a soli quattro anni si è trasferito con la sua famiglia a Milano, pensa che se fosse rimasto a vivere in Sicilia sarebbe stato diverso il suo percorso lavorativo?

«Il fato agisce per motivi a noi sconosciuti, avevo dodici anni quando mio padre per lavoro è stato trasferito da Milano a Verona e E ho conosciuto Franco Oppini, Umberto Smaila e Nini Salerno, e da lì è iniziata l’avventura de I gatti di vicolo Miracoli».

Il suo soprannome Jerry, come nasce?

«Io mi chiamo Calogero e in Sicifia E diminutivo è Gerì,

infatti in famiglia così sono stato sempre chiamato, ma poi a scuola imitavo sempre Jerry Lewis e gli amici hanno iniziato a chiamarmi Jerry».

Che ricordi ha del Gatti di Vicolo Miracoli?

«Ho dei ricordi bellissimi, perché sono gli esordi, ma forse la nostra esperienza è stata speciale anche perché insieme dividevamo molte cose, abitavamo

insieme, viaggiavamo insieme e avevamo praticamente tutto insieme, è stata un’avventura fantastica, mi reputo anche molto fortunato, perché a differenza di tanti che devono affrontare la gavetta da  noi l’abbiamo affrontata in quattro e forse è stata più leggera».

Per quanto tempo avete vissuto insieme?

«Dal ’71 al ’78 abbiamo vissuto insieme in una grande casa a Milano».

Ha festeggiato questo anno in modo particolare il suo compleanno, ce ne parla?

«Io e Umberto Smaila siamo nati con due giorni di differenza, lui il 26 giugno e io il 28 giugno, spesso negli anni l’abbiamo festeggiato insieme e quest’anno abbiamo voluto far festa insieme nel ristorante dove io sono socio sul Lago di Garda a Costermano. Lì ho riunito tutti miei amici di Verona, è venuto Fabio Testi che abita vicino al ristorante, è venuto Massimo Boldi da Milano, che mi ha fatto una bellissima sorpresa ed ha suonato la batteria, è venuta Claudia Peroni, la giornalista sportiva».

Avete fatto un’unica torta o due torte?

«Abbiamo fatto un’unica torta, ma anche tante piccole torte di contorno per festeggiare gli altri che di li a poco avrebbero compiuto gli anni».

Come sono cambiati secondo lei i giovani di oggi rispetto a quelli degli anni ’80?

«Cambiati secondo lei i giovani di oggi rispetto a quelli degli anni 80? Il film documenta come negli anni ’80 c’era nei giovani la voglia di “rampantismo”, ossia di avere successo, di inventare cose, di staccarsi dalla famiglia, di guadagnare, magari erano anche un po’ troppo attenti all’immagine, al mostrarsi, ma erano molto intraprendenti; forse i giovani di oggi non hanno più tutta questa voglia di arrivare, magari non del tutto per colpa loro ma anche delle famiglie che li hanno troppo protetti. ».

È stato definito il ragazzo del Piper, perché?

«Perché ultimamente ho fatto delle serate al Piper dove ho avuto molto successo e siccome all’interno del locale ci sono molte foto di Patty definita “la ragazza del Piper”, io mi sono autodefinito “il ragazzo del Piper”».

Che ricordo ha dell’amico e collega Bud Spencer?

«Ho dei ricordi bellissimi perché lui per me è stato un grande maestro, io quando ho fatto con lui il film. Bomber ero un principiante; mi ha insegnato l’Abc del cinema»