È passato poco tempo dalla morte di Nadia Toffa,a gli haters non vogliono abbandonare il profilo della giornalista, scrivendo commento avvero orribili.
Nadia Toffa malattia
Nel corso degli ultimi anni abbiamo avuto modo di assistere, in un certo qual modo, alla battaglia di Nadia Toffa contro il tumore. La giornalista ha sempre cercato di condividere con i fan quella che era la sua storia, anche quando gli haters non facevano altro che scrivere commenti e minacce di ogni tipo.
Non a caso Nadia Toffa, intervistata dal Corriere della Sera ha dichiarato: “Dica pure ‘minacce di morte’! Ma perché avrei dovuto rinunciare a essere me stessa nei momenti difficili? Perché mettere a tacere questo mio essere così estroversa, piena di voglia di vivere, di voglia di farcela e di voglia di condividere quello che mi accade? Solo per un falso pudore? Non ci sto. Rivendico il diritto di parlare apertamente della nostra malattia, che non è esibizionismo né un credersi invincibili, anzi: è un diritto a sentirsi umani. Anche fragili, ma forti nel reagire“.
Nadia Toffa, gli attacchi dopo la morte
L’aspetto più triste di questa vicenda riguarda il fatto che, nonostante la morte di Nadia Toffa, gli haters non platano il loro olio.
Circa un mese dopo la morte di Nadia Toffa ecco che il popolo dell’odio digitale non si ferma, continuando a scrivere commenti nelle foto di Nadia Toffa non avendo così rispetto del dolore che la famiglia della giornalista sto provando in questa settimane. Non a caso secondo una notizia diffusa nel corso delle ultime ore un nuovo commento scritto su Instagram dopo la morte di Nadia Toffa ha lasciato davvero tutti senza parole.
Gli attacchi degli haters
Nadia Toffa per anni è stata riempita da messaggi d’odio di ogni tipo che, purtroppo, non si arrestano nemmeno con la sua morte.
A parlare del perché delle persone, sostanzialmente strane, decidano di pronunciare le loro minacce su i social è stata la stessa Nadia Toffa che sempre al Corriere della Sera adirato: “È un periodo oscuro e difficile. La gente attraversa momenti duri, si sente privata di tante cose, dai diritti civili alla sicurezza economica. Ma io non vivo in un guscio: dalle persone che abitano nei pressi dell’Ilva di Taranto o della Terra dei Fuochi fino alle ragazze anoressiche: il mio lavoro è entrare nelle difficoltà delle persone, capirle, forse dare una mano. Mettere a tacere questo scontento è sbagliato“.